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Convegno di Palermo: rapporti tra istituzioni, fascismo e criminalità

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Il capomafia Vito Genovese, in divisa regolare da ufficiale americano, con accanto Salvatore Giuliano, il futuro responsabile della strage di Portella della Ginestra
Il convegno di Palermo, promosso dal preside della Facoltà di Lettere Giovanni Ruffini e da Salvatore Lupo, ordinario di Storia contemporanea presso la stessa facoltà, si svolse agli inizi di Giugno del 2005, e prese spunto da un importantissimo testo dello storico Nicola Tranfaglia, Come nasce la repubblica?, fondato sui documenti americani e italiani desecretati da Clinton nel 1999.

Il convegno è stato inerente allo sviluppo dei rapporti tra mafia, agenti dell'OSS (l' Office of Strategic Service, ovvero l'attuale CIA, che allora era diretta dal siculo-americano Earl Brennan [1]), Vaticano e neofascismo al momento dello sbarco degli alleati in Sicilia (vera e propria nascita della "guerra fredda" in Italia), basato essenzialmente sulla ricerca di Nicola Tranfaglia, di Giuseppe Casarrubea e altri storici partecipanti al convegno, che hanno permesso di giungere a conclusioni che sono state comprovate nel libro stesso[2].

Premesse generali[modifica]

«Un processo lento, che in Italia si è sviluppato per tappe e acquisizioni a partire dal riconoscimento dello status quo feudale nel sud da parte della monarchia sabauda in cambio della propria legittimazione. La mafia, dalle trattative per preparare lo sbarco alleato in Sicilia al sistema di scambio voto-favore dell'epoca democristiana, ha in seguito rappresentato un costante interlocutore per la repubblica. In tale contesto, il ruolo della capitale morale settentrionale è andato focalizzandosi sulla controparte legale, il riciclaggio di denaro. Equilibrio che si è tuttavia definitivamente infranto a cavallo degli anni '80, con lo scoppio di una sanguinosa guerra intestina. Conflitto che, con un bilancio assimilabile a una guerra civile, ha portato al prevalere dei clan più arretrati e feroci, i corleonesi, e a una tardiva reazione istituzionale». (Antistato totalitario e antistato mafioso di Massimo Annibale Rossi)

Questa citazione sintetizza il ruolo avuto dai fascisti all'interno degli "organi di repressione dello Stato", in combutta con varie istituzioni nazionali e internazionali. Fascisti, alcuni dei quali veri e propri torturatori, che mai furono epurati dal loro ruolo e che al termine della guerra giunsero in Sicilia dal confine orientale nazionale, dove operavano durante la guerra, per riprendere ad esercitare il loro compito bieco, reazionario e antiproletario contro tutti i movimenti di sinistra allora attivissimi proprio nell'isola. Alcuni dei principali responsabili di tali eventi furono personaggi come Ciro Verdiani, Gueli [3] ed Ettore Messana, ma anche il bandito Salvatore Giuliano, il capo mafia Vito Genovese e tanti altri.»

L'intervento di Girolamo Li Causi alla camera dei deputati[modifica]

Il discorso pronunciato alla Costituente da Girolamo LiCausi [4], in un clima di tumulti, nella seduta del 2 maggio 1947, giorno successivo alla "strage di Portella della Ginestra", costituì la premessa alle sue tesi accusatorie contro mafia, fascismo e servizi di intelligence stranieri. Bersaglio di Li Causi non furono soltanto gli ambienti monarchici e mafiosi dell'isola, che in quei primi frangenti indicò quali diretti responsabili del massacro, bensì anche «alti funzionari addetti alla polizia», alludendo anzitutto all'ispettore di Pubblica Sicurezza Ettore Messana [5]. Li Causi censurò inoltre lo stesso ministro dell'Interno, che s'era affrettato a negare, con equivoca certezza, ogni politicità all'eccidio di Portella.

Il convegno di Palermo del 2005 utilizzò come introduzione ai "lavori" l'intervento di Li Causi alla camera dei deputati nella seduta del 26 ottobre 1951, sviluppando e approfondendo le sue tesi accusatorie, d'altronde ampiamente avvalorate da quanto riportato da Nicola Tranfaglia in Come nasce la repubblica?. [6].

Il discorso di Li Causi risentì, ovviamente, della concitazione di quei giorni; nondimeno fu indicativo di quanto già esplicitato alla seduta della Costituente del 15 luglio, infatti, con comunisti e socialisti già espulsi dal governo, il leader siciliano si espresse con veemenza su probabili correità governative, chiarendo inoltre le vicende legate al poliziotto Ettore Messana, tristemente noto nell'isola perché responsabile della strage di Riesi nel 1919 (tredici contadini uccisi), massacratore in Grecia negli anni della guerra ed implicato infine nella strana morte di un carabiniere [7].

In quella seduta, Girolamo Li Causi si assunse il compito di illustrare l'interpellanza presentata assieme a Giuseppe Montalbano [8], Riccardo Lombardi, Virgilio Nasi, Umberto Fiore[9] e Luigi Sansone al presidente del Consiglio ed ai ministri dell'Interno e di Grazia e Giustizia sulla gravità della situazione in Sicilia.

Gli interventi di Girolamo Li Causi non si fermarono qua ma proseguirono anche negli anni successivi, affiancato da alcuni compagni del partito comunista e sinceri democratici. Palmiro Togliatti invece sembrò non cogliere la gravità delle denunce, cosa che fu prontamente rimarcata da Salvatore Lupo nel suo intervento riportato nel cap. 1.1.

Intervento di Girolamo Li Causi del 1951, alcuni stralci:

«Il popolo siciliano è stato accusato dal Ministro Scelba di omertà. Ma voi, come potete immaginare che a Monreale, dove si sapeva che la famiglia del Miceli era d'accordo con Ciro Verdiani [10], Ettore Messana [11] e Giuseppe Gueli [3], che di polizia e di spionaggio se ne intendono più dello stesso ministro fascista Buffarini Guidi. Nell’aprile del 1941 la sua carriera è a una svolta. Le truppe italo-tedesche invadono il Regno di Jugoslavia e l’Italia si annette gran parte della Slovenia. Messana diventa questore di Lubiana tra l’aprile del 1941 e il maggio 1942, per poi svolgere la stessa carica a Trieste (1942-1943) fino alla destituzione di Mussolini. Il questore non è uno qualsiasi. Il suo nome compare in un elenco di 35 ricercati per crimini di guerra. [12] [...] e che ospitava Giuliano, ci possa essere chi vada a denunciare i Miceli [13][14]? Polizia, banditi, mafia, erano insieme, mangiavano insieme, e voi accusate il popolo siciliano di omertà, mentre il funzionario dello Stato appare il correo, il favoreggiatore, l'istigatore. Voi avete accusato il popolo siciliano di omertà, ma l'omertà è vostra, per aver sospinto i vostri funzionari a questi metodi, per aver indirizzato la loro azione a martoriare le popolazioni, per aver tollerato che violassero la legge. Ma è naturale per voi che debba essere così, dato lo scopo che volete raggiungere. Il vostro disegno è chiaro: condanniamo quelli delle gabbie di Viterbo, diamo loro l'ergastolo e la nostra coscienza di gente civile è appagata; chiudiamo questa pagina vergognosa e non diamo più spettacolo all'estero. Già, come se queste ferite sanguinose potessero essere così sanate!. Credete che non ci fosse stato il movimento contadino, se non ci fossero i partiti democratici questo bubbone sarebbe scoppiato? No, questi delitti sarebbero stati occultati, le istruttorie archiviate, come si faceva prima. Ora non è più possibile commettere impunemente delitti per conservare i propri privilegi, per violare la Costituzione; oggi non è più possibile che la Nazione possa consentire che, commesso il primo delitto, quello di violare la Costituzione, seguano tutti gli altri, per cui dai Verdiani, dai Luca, dai Perenze [15], fino all'ultimo maresciallo dei carabinieri si può impunemente infrangere la legge, con la coscienza che la legge si viola contro i comunisti, gli assoldati di Stalin, i nemici della Patria, contro i quali, quindi, tutto è lecito» [16].

Il convegno[modifica]

Intervento di Salvatore Lupo[modifica]

L'introduzione di Salvatore Lupo ben sintetizza l'intero periodo storico esaminato:

«...la nuova Italia non nasce indipendente ma sotto l’occupazione americana, che ci fa capire come la Resistenza al fascismo abbia riscattato la sconfitta ma non del tutto, l’Italia resta un paese soggetto a tale occupazione che perdura dal ’44 al 47’e poi segna il passaggio del nostro paese al Patto Atlantico”. La sua formula del “doppio Stato con una doppia fedeltà” è interessante, indica accordi segreti tra un pezzo di Stato italiano e i servizi segreti americani. L’Italia si presenta come un paese sconfitto e l’Italia nel mezzogiorno non è certo un’Italia resistenziale. I tentativi al sud di arrivare ai livelli del centro nord non reggono, il movimento contadino, che parte in Sicilia dopo il 46’, non è la Resistenza italiana al fascismo. Nel Mezzogiorno di fatto non c’è stata la Resistenza[17], quindi da questo punto di vista il sud non riflette e non rappresenta i partiti di massa: socialisti, comunisti e cattolici. “Questo il contesto- dice Lupo- nel quale nascono logiche di potere occulte che tendono a reprimere la libertà di scelte politiche chiare. Al nord si assiste allo scontro tra democrazia cristiana e comunismo, al sud si cerca di costruire una rete clandestina per sconfiggere il nemico comune, i comunisti! Ecco quindi dopo la guerra la nascita di gruppi combattenti italiani anti-comunisti, infiltrati dalla X_MAS» [18].

In seguito Salvatore Lupo illustrò il patto tra mafia ed esercito americano, preparato ad Algeri, con l'interessamento sul campo degli agenti OSS, Max Corvo, Victor Anfuso e Vincent Scamporino [19]. Scamporino era un oriundo italiano già conosciuto come avvocato di molti mafiosi americani, che avevano steso la propria ombra su molti sindacati statunitensi. Suo vice era un altro avvocato, Victor Anfuso, che difese nelle aule di giustizia tanti siciliani di Brooklyn. Il terzo in gerarchia era un ventenne con il pallino dell'agente segreto, Max Corvo[20]. I tre si avvalsero della diretta collaborazione di Lucky Luciano, che risultò decisivo per stabilire contatti diretti con i nomi più importanti di Cosa Nostra [21].

Come è noto, le attività di quel gruppo, messo in piedi per la maggior parte da italo-americani quali appunto Scamporino e Corvo, furono sempre oscure e i più furono rispediti a casa quando Bob Joyce prese la direzione in Italia dell'OSS. E' così che, quando nel 1943 gli americani sbarcarono in Sicilia, la prima azione dell'OSS fu restituzione della libertà ai mafiosi detenuti [22].

I documenti, desecretati dall'amministrazione Clinton nel 1999, indicano senza dubbio che questo patto organico fu fatto. L'esercito americano, fra l'altro, a parte ovviamente i livelli inferiori, era a conoscenza di tali intrallazzi, anche se probabilmente essi non comprendevano appieno la realtà mafiosa e quindi ne accettava l'aiuto per il mantenimento dell'ordine sociale, prova ne sarà l'incarico pubblico che riceveranno molti capi mafiosi in quell'epoca. Ma il patto fondamentale fu con i capi mafiosi d'alto rango come Vito Genovese, che divenne vice del plenipotenziario Charles Poletti, e con i giovani mafiosi che fecero una gran carriera, come Gaetano Badalamenti, risultato implicato nella vicenda del bandito Salvatore Giuliano, fascistoide che divenne praticamente il capo paramilitare della repressione violenta ai danni della sinistra e dei sindacati siciliani, allora in notevole fermento. Altro punto fondamentale è il legame tra la destra democristiana e i fatti della Portella della Ginestra, vero e prorpio emblema di questa strategia reazionaria. L'altro aspetto fondamentale è quello che riguarda il Vaticano, che fornì il suo sostegno alla repressione, cosa peraltro non difficile da immaginare visto la forza dell'anticlericalismo di allora in tutti gli ambiti della sinistra italiana.

Salvatore Lupo ipotizzò quindi che alla base della strutturazione della Repubblica italiana ci fu questo genere di alleanze, domandanosi come si possa considerare democratica una repubblica nata in questo modo.

Intervento di Giuseppe Casarrubea[modifica]

Giuseppe Casarrubea è considerato uno fra i maggiori esperti degli intrecci mafia, fascismo e servizi segreti, più o meno deviati, operanti in Sicilia nel dopo-guerra, nonché figlio di un sindacalista caduto nella strage di Partinico. Casarrubea lavora spesso in collaborazione con Nicola Tranfaglia, altro profondo conoscitore di questi intrecci criminali:

L'intervento di Giuseppe Casarrubea fu incentrato sia sulla straordinaria organizzazione tattico-militare degli statunitensi presenti in Italia, pagati dal dipartimento di Stato americano per agevolare la posizione dominante degli statunitensi. Casarrubea, che esaltò l'importanza storica dal testo di Nicola Tranfaglia, procedette con alcuni esempi specifici e chiarificatori, citando nomi e fatti importanti nello sviluppo di quei fatti: Nino Cuttazzoni, vero e proprio comandante del battaglione Vega (formato da ex-appartenenti alla X MAS) e di cui è noto un suo scritto in cui affermò: «Abbiamo a disposizione armi, depositi al completo, faccio contattare anche gruppi di nuotatori paracadutisti dal sud» [23], dimostrando così di avere a disposizione molte armi ei giusti contatti per proseguire i combattimenti; Salvatore Sapienza, di Montelepre ma di stanza a Verona per esercitazioni paramilitari, tuttavia sempre presente al momento opportuno con i reparti del battaglione Vega in Sicilia; Fortunato Colbani, altro accolito dell X MAS e /o degli apparati da questo derivati. Quali rappresentanti della mafia, nomi che ricorrono spesso ed in tempi diversi sono Calogero Vizzini (mandante dell'attentato del 1944 ai danni del comunista Girolamo LiCausi), Genco Russo ecc. Casarrubea citò inoltre il generale Giuseppe Castellano, fra i firmatari dell'armistizio, poi indicò una riunione fra i più noti capi mafia che portò alla nascita del "Fronte democratico dell’ordine siciliano", che ebbe come presidente Calogero Vizzini. Lo scopo dichiarato fu sempre e comunque quello di riportare l'"ordine" in Sicilia (cioè reprimere le rivendicazioni sociali). Gli statunitensi trovarono allo sbarco molta confusione, per questo accettarono che l'ordine fosse riportato dai mafiosi, sperando così di soffocare le sommosse e le rivendicazioni sociali imperanti allora nell'isola [24]

Tornando alle interazioni mafiose-fasciste, le parole di Giuseppe Casarrubbea sono illuminanti in tal senso:

«...Non c’era solo la spia di Giuseppe Pazienza del battaglione Vega. Abbiamo una fonte archivistica parallela, che si chiama Fonte di documentazione del SIS[25] via Appia, Roma., consultata per conto del giudice Guido Salvini dallo Storico Aldo Giannuli[26]. Il quale ha dimostrato che la banda di Salvatore Giuliano non era che un plotone di esecuzione agli ordini del generale della Guardia nazionale repubblichina di Salò, rispondente al nome di MARTINA (non so se è vivo, speriamo che la voce non gli arrivi), il quale aveva a sua disposizione appunto un nucleo, da cui dipendeva la banda di Salvatore Giuliano. Quindi questa favola che Giuliano era il bandito analfabeta, che Giuliano aveva fatto la strage, che dietro di lui forse c’era qualcuno che gli aveva armato la mano, che ci sono tanti misteri, non regge più rispetto ai dati della ricerca.» [27].

Intervento di Giuseppe Carlo Marino[modifica]

L'intervento di Giuseppe Carlo Marino, docente storia università Palermo e fra i maggiori esperti della storia della Sicilia, fu incentrato sui fatti di Portella della Ginestra e su Salvatore Giuliano [28].

I dubbi di Marino riguardarono la scelta espressamente anti-socialcomunista di Giuliano, ovvero se davvero ciò fosse un'evoluzione ideologica del suo iter politico avvenuta per "maturazione politica". Marino provò a confutare la tesi che siano solamente lui e i suoi uomini a sparare a Portella della Ginestra, visto che Giuliano teneva enormemente a non perder la fama di "giustiziere" e di Robin Hood. Basandosi, sui documenti ampiamente trattati nel libro di Nicola Tranfaglia, Giuseppe Carlo Marino prese atto che gli avvenimenti di Portella della Ginestra facevano parte di un piano per spingere i socialcomunisti nell'illegalità, vista la loro forza al momento dello sbarco alleato. A tal riguardo le provocazioni messe in atto avevano lo scopo di favorire una reazione violenta della "sinistra", in modo da poter aver "carta bianca" nella repressione "legale" di ogni movimento popolare. Inoltre Marino prese atto delle lettere inviate da Montalbano (datate 27 ottobre 1944), allora segretario regionale del PCI, a Palmiro Togliatti, in cui si denunciò la matrice provocatoria e reazionaria di Portella della Ginestra. Queste lettere, incredibilmente trascurate da molti storici, dimostrano quindi che i due leaders dei due partiti principali, Alcide De Gasperi (DC) e Palmiro Togliatti (PCI), furono al corrente che il paese stesse vivendo un periodo di "libertà controllata", con una sovranità nazionale doppiamente limitata, dagli USA e dal Vaticano.

In questo periodo quindi si inserirono e si intersecarono le vicende di diversi personaggi che poi entreranno nella storia della nazione: Giulio Andreotti, per esempio, in una lettera all'OSS (nello specifico all'ufficio affari strategici) li informò dei discorsi riservati fattigli da Alcide De Gasperi. Per questo Marino catalogò Giulio Andreotti quale informatore dei servizi segreti statunitensi, domandosi se l'incarico di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio gli fu attribuito per poter meglio monitorare De Gasperi, il quale non era per nulla inconsapevole dei rapporti tra OSS e Giulio Andreotti. Di seguito Marino citò i documenti del 1946 inerenti a Pio XII, il quale pur essendo anticomunista non era contrario all'entrata dei socialisti e dei comunisti al governo con i democristiani, purché i socialcomunisti non avessero numeri preponderanti, auspicando quindi la formazione di un unico corpo elettorale. Infine il prof. Giuseppe Carlo Marino rimarcò il fatto, apparentemente stupefacente, che l’autonomia siciliana, originariamente nata come istanza di "sinistra" a sostegno delle lotte popolari, fu in realtà decisa da strategie che videro implicati molti grossi nomi della mafia locale, di cui vi sono documentazioni chiare e inequivocabili. [29]

La tesi di Marino può essere discutibile sui fatti iniziali, ovvero, più verosimilmente, mafiosi, fascisti e quant'altro pensarono di strumentalizzare le spontanee e genuine rivendicazioni dei siciliani, esemplificate dall'attività di Bruno Canepa, ex comandante partigiano di sinistra e leader del separatismo siciliano, che finirà ucciso dai carabinieri in un agguato quando si trovava con due compagni. In questo modo, eliminato un uomo importante e incorruttibile, i mafiosi e i servizi segreti, poterono infiltrare il movimento separatista e autonomista con falsi Robin Hood come Salvatore Giuliano, e poter così piegare le rivendicazioni siciliane verso gli interessi della mafia e della borghesia, spazzando via ogni qualsivoglia rivendicazione di tipo sociale. [30]

Intervento di Ernesto Burgio e Lino Buscemi[modifica]

Il secondo relatore del convegno, Ernesto Burgio, confermò l'esistenza di documenti comprovanti il discorso introduttivo di Lupo, ribadendo il ruolo avuto da Giulio Andreotti, strettamente connesso ai servizi americani dal 1946, e segnalando anche nomi nuovi: il principe Valerio Pignatelli[31][32] e Junio Valerio Borghese[33], la cui collaborazione, come d'altronde quella di altri criminali di guerra nazifascisti, con gli statunitensi è ben nota.

Lino Buscemi[34], altro studioso del periodo in questione, intervenne invece sull'omertà delle istituzioni statunitensi e italiane, che per lungo tempo impedirono la desecretazione dei documenti, ribadendo con forza che la mafia fu (è?) ampiamente collusa con le istituzioni miliatri e politiche, sia a livello locale che nazionale. Lino Buscemi individuò negli accadimenti di Portella della Ginestra il preambolo della "strategia della tensione", vista l'importanza strategica dell'isola isola siciliana. Per questo, come già riportato, il movimento autonomista e separatista, collocabile inizialmente a "sinistra", fu infiltrato con personaggi che ne deviarono le istanze in senso reazionario.

In linea di massima Lino Buscemi dimostrò che fatti come quello di Portella della Ginestra (11 morti e 27 feriti) furono rimossi da tutte le parti politiche, compresi i comunisti, non procedendo con alcuna denuncia dei fatti, peraltro facilmente dimostrabili da numerosi documenti, e preferendo lasciarsi andare ai soliti discorsi demagogici [35].

Note[modifica]

  1. " Earl Brennan guidò il gruppo di agenti statunitensi dell'OSS che preparano lo sbarco degli alleati in Sicilia insieme a capi mafia italo-americani. Dopo lo sbarco, sotto il comando di James Angleton - insieme a Carmel Offie e Henry Tasca - diresse, di fatto, i servizi di controspionaggio italiani. Dichiarerà di essersi servito, in quel periodo, di gruppi terroristi fascisti per portare a termine "operazioni speciali". Nel 1975 fu inviato ancora una volta in Italia da William Colby, direttore della CIA, per preparare una strategia da opporre all'avanzata comunista" archivio storia 900
  2. Ampia presentazione libro
  3. 3.0 3.1 Gueli è un personaggio assai singolare che troviamo implicato nei più sporchi accadimenti del fascismo per cui riportiamo alcune testimonianze tratte dagli atti del processo a Giuseppe Gueli:
    • Il dottor Paul Messiner, di nazionalità austriaca, nel 1944 aveva l'incarico di capo-sezione Giustizia del Supremo Commissariato della Zona di Operazioni del Litorale Adriatico: «...Mi è stato riferito che nell’anno 1944 l’Ispettorato di P.S. di via Bellosguardo, trasferitosi dopo in via Cologna, procedette all’arresto dei fratelli Antonio e Augusto Cosulich [ armatori che avevano finanziato il C.L.N., N.d.R]. Il barone Economo si rivolse al Supremo Commissario dott. Rainer per ottenere l’immediato trasferimento dei detenuti dall’Ispettorato alla sede delle S.S. di piazza Oberdan, a causa dei noti sistemi di tortura dei detti agenti italiani, usati contro patrioti. Il Supremo Commissario accolse subito la richiesta e disse che la polizia tedesca non usava i metodi crudeli e le sevizie escogitati dall’Ispettorato [26]… Ho saputo da diverse persone e tra queste dall’avv. Tončič, che la polizia italiana usava metodi barbari e sadici contro i detenuti. Ho parlato e fatto rapporto scritto al dott. Rainer... Mi sono state date assicurazioni in merito. (...) Il giudice Anasipoli sa che ho fatto arrestare due agenti dell’Ispettorato pur non rientrando nelle mie attribuzioni. (...) Ho dato ordine che i tribunali provinciali italiani non potessero giudicare antifascisti e che se avessero violato tale ordine sarebbero stati arrestati. (...)». Vedi anche: Didaweb
    • L’avvocato Tončič: «Slavik mi disse di aver fatto un esposto al capo della sezione giustizia dell’ex-Commissariato dott. Paul Messiner e me lo mostrò. In tale esposto oltre a narrare quanto contro di lui era stato commesso dagli agenti (dell’Ispettorato, N.d.R.), espose anche i maltrattamenti e le violenze carnali commesse ai danni di una ragazza diciassettenne e di una signora di Trieste... Il dott. Slavik fu arrestato poco tempo dopo dalle S.S. germaniche e deportato a Mauthausen dove purtroppo trovò la morte». Vedi: da Didaweb
    • Arresto all'età di 16 anni Pietro Prodan nel '44, con Nives e Nerina sue sorelle:
    «...Tra i poliziotti che procedettero al nostro arresto c’era anche Sigfrido Mazzuccato. Dopo un periodo ci circa un mese negli uffici del "gruppo Olivares" dove i tre furono percossi anche da Gaetano Collotti: Mi hanno portato in Germania al campo di Buchenwald dove sono stato liberato dagli alleati. Nello stesso campo di concentramento è venuto nel novembre del 1944 anche il maresciallo Mazzuccato che la vigilia di Natale è stato, verso mezzanotte, trasportato nel forno crematorio e gettato in esso. Ho visto coi miei occhi la cartella scritta dai tedeschi in cui si diceva: “Mazzuccato, deceduto per catarro intestinale il 24 dicembre 1944»
  4. Girolamo LiCausi, comunista e antifascista siciliano, condannato dal regime fascista a 21 anni di carcere. Liberato nell'estate del 1943, diventò partigiano e poi espoente di spicco del Partito Comunista dell'isola, di cui divenne il primo segretario regionale. ostile alla mafia, il 16 settembre 1944 fu vittima di un attentato durante un comizio che pubblicamente stava tenendo contro la mafia. Nel 1946 venne eletto deputato nell'Assemblea Costituente, poi, nel 1948, in Parlamento, ricoprendo la carica di Deputato, di Senatore e di vicepresidente della prima Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno mafioso.
  5. La Resistenza antifascista in Slovenia e l'ispettore Messana, già tristemente noto come torturatore fascista
  6. Scheda Come nasce la repubblica?". In sintesi: L'apertura degli archivi dei Servizi segreti americani, la disponibilità di fondi importanti dell'archivio del PCI e nell'Archivio centrale dello Stato, consentono oggi di ripercorrere il periodo cruciale che segue allo sbarco degli Alleati in Sicilia e alla nascita della Repubblica, rispondendo ad una serie di interrogativi rimasti insoluti: «chi furono i mandanti e gli organizzatori della strage di Portella della Ginestra? Quale ruolo ha avuto la mafia siciliana nell'organizzazione del separatismo? Quale la sua influenza sul partito cattolico? Quale strategia ha adottato il partito comunista di fronte all'offensiva condotta dai proprietari terrieri, dalla mafia e dagli americani contro le lotte contadine?»
  7. Commento di Carlo Ruta all'intervento di Girolamo Li Causi. Assemblea Costituente - Seduta del 15 luglio 1947
  8. La famiglia Montalbano: Giuseppe Montalbano, nipote di un altro famoso Giuseppe Montalbano, combattente durante i moti scoppiati il 12 gennaio del 1848, e poi organizzatore di una delle squadre di "Picciotti" che si unirono ai Mille di Garibaldi dopo lo sbarco a Marsala. Per tutte queste ragioni fu eletto prima consigliere comunale e poi consigliere provinciale. Personaggio scomodo, fu ucciso dai gabelloti. L'indomani dell'omicidio, di ritorno dalla funzione religiosa, gli amici di Montalbano decisero di vendicarlo attacando in armi il Circolo dei Civili e riuscendo, l'indomani ad uccidere alcuni dei mandanti. La rivolta fu in seguito sedata dall'Intendente di Sciacca e da due dei suoi fratelli, ufficiali della Guardia Nazionale. Uno di questi rispondeva al nome di Saverio Friscia, deputato del collegio di Sciacca (che comprendeva e comprende anche Santa Margherita Belice), seguace di Bakunin, nel 1868 primo componente siciliano dell'Internazionale. Come detto, quel garibaldino assassinato nel 1861, era il nonno di Giuseppe Montalbano, parlamentare comunista che indicò denunciò le oscure manovre contro il movimento separatista siciliano. «Di fronte alla scomparsa di mio figlio il partito mi ha lasciato solo» scrisse in seguito a Palmiro Togliatti. Il fatto è, sosterrà, che il PCI non voleva accusare i separatisti, perché con alcuni di essi c'era da stringere un'alleanza elettorale. Ammessa la veridicità di queste affermazioni, e non vi sono ragioni per dubitarne visto il caparbio combattente che era, c'e da chiedersi se Togliatti si trovasse in un momento di confusione mentale o malafede: si può ragionevolmente propendere per la seconda di queste ipotesi, in quanto il leader comunsita non appoggiò la rivolta antimilitarista dei "non si parte" e ancor meno aiutò la carismatica guida dei separatisti siciliani, Bruno Canepa, ex comandante partigiano, poi trucidato dai carabinieri insieme a due suoi compagni
  9. Elenco alfabetico dei componenti dell'Assemblea Costituente
  10. Ciro Verdiani, ex agente OVRA [ servizio segreto fascista, N.d.R] implicato in tutta la vicenda di Salvatore Giuliano muore a Roma immediatamente prima del processo in cui dovrà essere giudicato per favoreggiamento: ufficialmente per suicidio del resto la sua carriera di fascista incomincia presto assieme al collega Messana. Si legga anche:Il caso degli ispettori generali Verdiani e Messana di Claudia Cernigoi e Note su Ciro Verdiani
  11. Ettore Messana, siciliano di Racalmuto, classe 1888, di professione ufficiale di polizia. Nel 1919 lo troviamo impelagato nella strage di Riesi. Tiene “a battesimo”, a modo suo, le lotte contadine. Venti morti. Poi si specializza nel ventennio nero, grazie all’appoggio che gli forniscono uomini dell’apparato come Ciro Verdiani e Giuseppe Gueli'
  12. L’ispettore Ps, l’Italia fascista e il battesimo della Repubblica di Giuseppe Casarrubea
  13. Salvatore Miceli e narcotraffico
  14. Salvatore Miceli da wikipedia inglese
  15. Testo delle dichiarazioni del colonnello dei carabinieri Antonio Perenze rese al Comitato d'Indagine sui rapporti tra mafia e fenomeno del banditismo in Sicilia nella seduta del 22 maggio 1969
  16. Girolamo Li Causi. Intervento alla camera dei deputati. Seduta del 26 ottobre 1951
  17. Sud, la Resistenza dimenticata di Mario Avagliano
  18. sintesi di come nasce la repubblica? , di Nicola Tranfaglia a cura di Rosa Alba Amico
  19. Biografia breve
  20. da Fisicamente.net: «Un gruppo di una dozzina di agenti dell'OSS reclutato tra agenti americani di origine siciliana, diretto da Earl Brennan, comprendente fra gli altri Max Corvo, Victor Anfuso e Vincent Scamporino, inizia ad Algeri la preparazione dello sbarco in Sicilia con la collaborazione di elementi di spicco della mafia italo-americana fra cui Lucky Luciano. Agenti speciali reclutati fra gli italo-americani vicini alla mafia vengono infiltrati in Sicilia nei mesi precedenti lo sbarco. Americani e inglesi sbarcano in Sicilia il 9 Luglio 1943. La mafia facilita lo sbarco e riceve, in compenso il potere locale. I mafiosi sono nominati sindaci (il 90% dei comuni siciliani è governato da boss mafiosi) assicurando l'ordine alle spalle delle truppe alleate che avanzano verso nord. Con tale alleanza la mafia recupera rapidamente le posizioni che aveva perduto con il fascismo. Si consolida anche il già stretto rapporto fra delinquenza siciliana e gangsterismo italoamericano. Famosi gangster italo-americani quali Vito Genovese e Lucky Luciano si vedono circolare in uniforme dell'esercito americano ed esercitare funzioni pubbliche di rilievo nell'amministrazione alleata d'occupazione. Come prima "operazione speciale" dei servizi strategici americani in Sicilia, un gruppo degli agenti segreti di origine siciliana, con alla testa Max Corvo e Vincent Scamporino, sbarca sull'isola di Favignana per rimettere in libertà i mafiosi imprigionati.». Altre info: Cronologia eventi
  21. che 'bella' sorpresa! Gli alleati in Sicilia
  22. L'angolo morto di Mario Coglitore
  23. Sintesi di Come nasce la repubblica?, di Nicola Tranfaglia
  24. Cronologia rivolte in Sicilia
  25. il ritrovamento dell'archivio "dimenticato"
  26. Aldo Giannuli
  27. Come nasce la Repubblica?
  28. Si legga Salvatore Giuliano, un bandito fascista e Rapporti tra Giuliano, mafia e fascismo
  29. Sintesi di come nasce la repubblica?, di Nicola Tranfaglia
  30. "Bruno Canepa" è in realtà Antonio Canepa (Palermo 1908 - Randazzo, Catania, 1945), già professore di Storia e dottrina del fascismo, Storia delle dottrine politiche e Storia dei trattati e della politica internazionale presso l'Università di Catania. Noto goliarda, nel 1933, aveva partecipato alla famosa annessione della Repubblica di San Marino, organizzata da studenti universitari vestiti con divise del Settecento. Divenuto separatista, nel dopoguerra divenne capo dell'Evis (Esercito volontario per l'indipendenza siciliana). Morì (non fu "trucidato") il 17 giugno 1945 nel corso di sparatoria con una pattuglia di carabinieri in perlustrazione nelle campagne di Randazzo, al bivio per Cesarò. Nello scontro a fuoco seguito al mancato alt del furgone col quale Canepa e altri 5 guerriglieri trasportavano armi, un colpo fece esplodere la granata che portava in una tasca dei pantaloni squarciandogli gravemente la coscia. Un guerrigliero riuscì a dileguarsi; uno morì sul colpo; due, entrambi feriti, furono catturati dai carabinieri; l'autista riuscì a forzare il blocco e trasportare il morto e il Canepa moribondo fino all'ospedale di Giarre. Cure più appropriate e tempestive, si ritiene, avrebbero potuto fermare l'emorragia che causò la morte di Canepa per dissanguamento. A Canepa succedette, nel comando dell'Evis, Concetto Gallo
  31. http://www.isses.it/Libro01/capVIII.htm Valerio Pignatelli
  32. Documenti statunitenensi ed italiani su mafia, fascismo e servizi segreti 1944–1947, di Giuseppe Casarrubea
  33. Borghese aderisce alla Repubblica di Salò continuando l'attività nella Decima Flottiglia MAS, ricostituita come reparto indipendente di volontari, di cui diviene il comandante. La formazione, che gode di una singolare autonomia e di un regolamento particolare, collabora con l'occupante tedesco nella guerra agli Alleati e nella spietata repressione della Resistenza partigiana, ma ancora prima della fine del conflitto allaccia rapporti con i servizi segreti americani (l'OSS, da cui nascerà nel 1947 la CIA) in funzione anticomunista ed antislava. Fonte: da RAI, Lastoriasiamonoi
  34. Articolo di Repubblica, Così fu ucciso a casa mia il re di Montelepre (articolo firmato da Lino Buscemi sull'assassinio di Salvatore Giuliano
  35. Sintesi di Come nasce la repubblica?, di Nicola Tranfaglia

Bibliografia[modifica]

Per sottolineare l'importanza degli storici partecipanti al Convegno, sono riportate nell'articolo anche le loro opere, sottolineando in in grassetto quelle inerenti più strettamente al congreso di Palermo:

  • Baroni Paola - Benvenuti Paolo, Segreti di Stato. Dai documenti al film, Fandango, Roma 2003.
  • Barrese Orazio - D'Agostino Giacinta, La guerra dei sette anni. Dossier sul bandito Giuliano, Rubbettino, Soveria Mannelli 1997.
  • Centro siciliano di documentazione, 1947-1977. Portella della Ginestra: una strage per il centrismo, Cooperativa editoriale Cento fiori, Palermo 1977. Una parte degli Atti del convegno fu pubblicata nel fascicolo Ricomposizione del blocco dominante, lotte contadine e politica delle sinistre in Sicilia (1943-1947), Cento fiori, Palermo 1977.
  • Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia, Pubblicazione degli atti riferibili alla strage di Portella della Ginestra, Roma 1998-99, Doc. XXIII, nn. 6, 22, 24.
  • Faenza Roberto - Fini Marco, Gli americani in Italia, Feltrinelli, Milano 1976.
  • Galluzzo Lucio, Meglio morto. Storia di Salvatore Giuliano, Flaccovio, Palermo 1985
  • La Bella Angelo - Mecarolo Rosa, Portella della Ginestra. La strage che ha insanguinato la storia d'Italia, Teti Editore, Milano 2003.
  • Magrì Enzo, Salvatore Giuliano, Mondadori, Milano 1987.
  • Manali Pietro (a cura di), Portella della Ginestra 50 anni dopo (1947-1997), S. Sciascia editore, Caltanissetta-Roma 1999, con 2 volumi di Documenti, a cura di G. Casarrubea.
  • Renda Francesco, Il movimento contadino in Sicilia e la fine del blocco agrario nel Mezzogiorno, De Donato, Bari 1976;
  • Renda Francesco Salvatore Giuliano. Una biografia storica, Sellerio, Palermo 2002.
  • Sansone Vincenzo - Ingrascì Giuseppe, 6 anni di banditismo in Sicilia, Le edizioni sociali, Milano 1950.
  • Santino Umberto, La democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l'emarginazione delle sinistre, Rubbettino, Soveria Mannelli 1997;
  • Santino Umberto La strage di Portella, la democrazia bloccata e il doppio Stato, in P. Manali *Santino Umberto Storia del movimento antimafia. Dalla lotta di classe all'impegno civile, Editori Riuniti, Roma 2000.
  • Testo integrale della relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia, vol. II, Cooperativa Scrittori, Roma 1973, Relazione sui rapporti tra mafia e banditismo in Sicilia,
  • Tranfaglia Nicola, Come nasce la Repubblica. La mafia, il Vaticano e il neofascismo nei documenti americani e italiani. 1943-1947, Bompiani, Milano 2004.
  • Vasile Vincenzo, Salvatore Giuliano, bandito a stelle e a strisce, Baldini Castoldi Delai, Milano 2004;
  • Vasile Vincenzo Turiddu Giuliano, il bandito che sapeva troppo, con un saggio di Aldo Giannuli, l'Unità, Roma 2005.

Opere specifiche di Giuseppe Casarrubea[modifica]

  • Storia segreta della Sicilia. Dallo sbarco alleato a Portella della Ginestra, Bompiani editore
  • Salvatore Giuliano. Morte di un capobanda e dei suoi luogotenenti, Franco Angeli editore
  • Fra' Diavolo e il governo nero. «Doppio Stato» e stragi nella Sicilia del dop-guerra Franco Angeli editore
  • Tango Connection. L'oro nazifascista, l'America Latina e la guerra al comunismo in Italia. 1943-1947 Bompiani editore
  • Portella della Ginestra. Microstoria di una strage di Stato, Franco Angeli editore

Altre opere di Giuseppe Casarrubea di indirizzo didattico e storico[modifica]

  • Nella testa del serpente - Insegnanti e mafia, La Meridiana
  • Gabbie strette. L'educazione in terre di mafia: identità nascoste e progettualità del cambiamento, Sellerio Editore, Palermo
  • L'educazione mafiosa, Sellerio Editore, Palermo
  • I fasci contadini, Flaccovio, Palermo, 1978,in 2 volumi
  • Uomini e terra a Partinico, Palermo, Vittorietti, 1981
  • Società e storia di un territorio, Vittorietti, Palermo, 1982
  • Intellettuali e potere in Sicilia, Sellerio, Palermo, 1983;
  • La valutazione come critica sistemica, in Itinerari di valutazione in una Scuola Media, Editori Riuniti, Roma, 1988
  • Quotidiano e immaginario in Sicilia, Vittorietti, Palermo, 1984
  • Il mondo contadino di Salvatore Salomone Marino, tra scienza e mito, Borgetto, '88
  • Il coraggio della trasgressione, in "Frate Giuseppe Di Maggio e le istituzioni caritative (1927-1948)", a cura del Centro 'Barbato' di Partinico, Palermo, 1992
  • L'Educazione mafiosa (in coll. con Pia Blandano), Sellerio, Palermo, 1991

Opere di Nicola Tranfaglia[modifica]

  • Storia degli editori italiani. Dall'Unità alla fine degli anni Sessanta, Laterza
  • Un passato scomodo. Fascismo e postfascismo, Baldini Castoldi Dalai
  • Ma esiste il quarto potere in Italia? Stampa e potere politico nella storia dell'Italia unita, Baldini Castoldi Dalai
  • Le veline del Minculpop per orientare l'informazione, Bompiani
  • Come nasce la Repubblica. La mafia, il Vaticano e il neofascismo nei documenti americani e italiani 1943-1947, Bompiani
  • La resistibile ascesa di Silvio B. Dieci anni alle prese con la corte dei miracoli, Baldini Castoldi Dalai
  • La transizione italiana. Storia di un decennio, Garzanti
  • Editori italiani ieri e oggi, Laterza
  • Fascismi e modernizzazione in Europa, Bollati Boringhieri
  • L'Italia repubblicana e l'eredità del fascismo, Edizioni dell'Orso
  • La sentenza Andreotti. Politica, mafia e giustizia nell'Italia contemporanea, Garzanti
  • Storia degli editori italiani. Dall'Unità alla fine degli anni Sessanta, Laterza
  • Un passato scomodo. Fascismo e postfascismo, Laterza
  • 1946. La nascita della Repubblica, Laterza
  • L'Italia democratica. Profilo del primo cinquantennio (1943-1994). Con una guida bibliografica di Marco Scavino, Laterza
  • Stampa e sistema politico nell'Italia unita, Le Monnier
  • La tradizione repubblicana, 1997, Scriptorium.
  • La prima guerra mondiale e il fascismo, 1995, Utet.
  • Mafia, politica e affari. 1943-1991, 1992 Laterza.
  • La mafia come metodo, 1991, Laterza.
  • Labirinto italiano. Il fascismo, l'antifascismo e gli storici, 1989, La Nuova Italia.
  • Stampa e sistema politico nella storia dell'Italia unita, 1986, Le Monnier.
  • Dallo stato liberale al regime fascista, 1973, Feltrinelli.
  • Carlo Rosselli dall'interventismo a Giustizia e Libertà, 1968, Laterza.

Opere di Salvatore Lupo[modifica]

  • Il giardino degli aranci. Il mondo degli agrumi nella storia del Mezzogiorno, Marsilio, 1990;
  • Andreotti, la mafia, la storia d'Italia, Donzelli, 1996;
  • Storia della mafia. Dalle origini ai nostri giorni, Donzelli, 2004;
  • Il fascismo. La politica in un regime totalitario, Donzelli, 2005;
  • Con Buttitta Antonino, Troisi Sergio From Palermo to America. L'iconografia commerciale dei limoni di Sicilia. Catalogo della mostra, Sellerio, 2007;
  • Partito e antipartito. Una storia politica delle prima Repubblica (1946-78), Donzelli, 2004;
  • Con Recupero A., Fiume M. La dimora di Demetra. Storia, tecnica e mito dell'agricoltura siciliana, Gelka, 1989;
  • Blocco agrario e crisi in Sicilia tra le due guerre, Guida, Napoli, 1981;
  • Che cos'è la mafia. Sciascia e Andreotti, l'antimafia e la politica, Donzelli, 2007;
  • Quando la mafia incontrò l'America, Einaudi, 2008;

Opere di Giuseppe Carlo Marino[modifica]

  • con Nicola Adelfi '68 terremoto in Sicilia Andō editori, 1968
  • Socialismo nel latifondo, Palermo Esa, 1972
  • Movimento contadino e blocco agrario nella Sicilia giolittiana, S. F. Flaccovio, 1979
  • Il maligno orizzonte e l'utopia: la profonda Sicilia dai fasci al fascismo, S. Sciascia, 1998
  • L’ideologia sicilianista: Dall'età dei lumi al Risorgimento, S. F. Flaccovio, 1972
  • La formazione dello spirito borghese in Italia, La Nuova Italia, 1974
  • Partiti e lotta di classe in Sicilia: da Orlando a Mussolini, De Donato, 1976
  • Il principe demiurgo e la ragione rivoluionaria: note sullo stalinismo Edizioni Sophia 1978
  • Storia del separatismo siciliano, Editori Riuniti, 1979
  • L’autarchia della cultura: intellettuali e fascismo negli anni trenta, Editori Riuniti, 1983, ISBN:8835926173
  • Autoritratto del pci staliniano 1946-1953, Editori Riuniti, 1991
  • Guerra fredda e conflitto sociale in Italia 1947-1953, S. Sciascia, 1991
  • Vita politica e martirio di Nicola Alongi contadino socialista, Novecento Palermo 1993
  • Mario Ovazza. Il comunismo come pratica della ragione, Palermo Istituto Gramsci, 1990
  • La repubblica della forza: Mario Scelba e le passioni del suo tempo, Franco Angeli, 1995 ISBN:8820492016
  • L'opposizione mafiosa, S. F. Flaccovio, 1996, ISBN:8878041270
  • L'opposizione mafiosa (1870-1882): baroni e mafia contro lo stato liberale, S. F. Flaccovio, 1964
  • Liberi di non scegliere: Friedman o la frontiera neoliberale di Ronald Reagan, S. F. Flaccovio, 1982
  • Sacri ideali e venerabili interessi: borghesia e liberalismo nella Sicilia, Ediprint 1988
  • Eclissi del principe e crisi della storia, Angeli, Milano, 2000
  • Nord e Sud nella crisi italiana 1943-1945: atti della Tavola rotonda, Catania, 14-15 marzo 1975. Pellegrini, 1977, OCLC: 3868430
  • Antimafia come rivoluzione culturale, Rinascita siciliana, 1993
  • Storia della Mafia, Newton & Compton, 1998
  • È davvero esistita la Prima Repubblica? Saggio su De Gasperi, Togliatti e il trasformismo italiano, Le Monnier, 2002 ISBN:8800857531
  • A cinquant'anni dalla riforma agraria in Sicilia, FrancoAngeli, 2003 ISBN:8846450353
  • Biografia del sessantotto Sottotitolo Utopie, conquiste, sbandamenti, Bompiani, Milano, 2004, ISBN: 88-452-3258-1 Prefazione di Nicola Tranfaglia, 2005
  • I padrini, Newton Compton, 2006
  • Le Generazioni italiane dall'Unità alla Repubblica, Bompiani, 2006
  • La Sicilia delle stragi, Newton Compton illustrato con 32 opere del pittore Siciliano Gaetano Porcasi[1].
  • Storia della mafia, Newton & Compton, ISBN: 888183720X edizioni 100 pagine

Collegamenti esterni[modifica]


Categoria:Fascismo Categoria: Antifascismo

Categoria:Storia generale
  1. Gaetano Porcasi, nato a Partinico il 7 luglio 1965, è un artista, la cui arte si basa in gran parte sull'impegno sociale e politico nella lotta alla mafia, ricevendo per questo la cittadinanza onoraria del Comune di Corleone, oltre agli attestati di riconoscimento di Gian Carlo Caselli, Cesare Damiano, Carlo Lucarelli e di altre personalità che si occupano del fenomeno Cfr. i documenti relativi