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Convegno di Palermo: rapporti tra istituzioni, fascismo e criminalità

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Revision as of 08:57, 12 April 2009 by Lupo rosso (Talk | contribs) (Premessa del congresso: intervento di Girolamo Li Causi alla camera dei deputati)

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Il convegno di Palermo, i cui promotori furono il preside della Facoltà di Lettere Giovanni Ruffini e Salvatore Lupo, ordinario di Storia contemporanea presso la stessa facoltà, si svolse agli inizi di Giugno del 2005, e prese spunto da un libro, fondato sui documenti americani e italiani desecretati, giudicato dagli esperti del settore molto importante per i documenti presentati: Come nasce la repubblica? di Nicola Tranfaglia.

Il convegno è stato inerente allo sviluppo dei rapporti tra mafia, agenti dell'OSS (l' Office of Strategic Service, ovvero l'attuale CIA), era allora diretta dal siculo-americano Earl Brennan),Vaticano e neofascismo al momento dello sbarco degli alleati in Sicilia (vera e propria nascita della "guerra fredda" in Italia), basato essenzialmente sulla ricerca di Nicola Tranfaglia e di Giuseppe Casarrubea e sulle competenze storiche dei partecipanti, che hanno permesso di giungere a conclusioni che sono state comprovate nel libro stesso[1].

Premessa del congresso: intervento di Girolamo Li Causi alla camera dei deputati

Le parole di Girolamo Li Causi, nell'intervento alla camera dei deputati nella seduta del 26 ottobre 1951, servono da introduzione al convegno, in cui si svilupperanno le tesi accusatorie espresse proprio da Li Causi ed avvalorate dai documenti desecretati presentati da Nicola Tranfaglia in Come nasce la repubblica?.

Tuttavia, il discorso che, in un clima di tumulti, il dirigente della sinistra pronunciò alla Costituente nella seduta del 2 maggio 1947, giorno successivo alla "strage di Portella della Ginestra", costituì in pratica la premessa alle sue tesi accusatorie. Bersaglio di Li Causi non furono soltanto gli ambienti monarchici e mafiosi dell'isola, che in quei primi frangenti indicò quali diretti responsabili del massacro, bensì anche "alti funzionari addetti alla polizia", alludendo anzitutto all'ispettore di PS Ettore Messana. Li Causi censurò inoltre lo stesso ministro dell'Interno, che s'era affrettato a negare, con equivoca certezza, ogni politicità all'eccidio di Portella.

Tale esordio risentì, ovviamente, della concitazione di quei giorni; nondimeno ciò fu indicativo di quanto poi fu meglio esplicitato successivamente. Alla seduta della Costituente del 15 luglio, infatti, con comunisti e socialisti già espulsi dal governo, il leader siciliano si espresse con veemenza su possibili correità governative, mentre chiarì per bene gli equivoci di Messana (del resto tristemente noto nell'isola perché responsabile della strage di Riesi nel 1919, con tredici contadini uccisi, massacratore in Grecia negli anni della guerra, implicato infine nella strana morte di un carabiniere). [2].

In quella seduta, Girolamo Li Causi si assunse il compito di illustrare l'interpellanza presentata assieme a Giuseppe Montalbano[3], Riccardo Lombardi, Virgilio Nasi, Umberto Fiore[4] e Luigi Sansone al presidente del Consiglio ed ai ministri dell'Interno e di Grazia e Giustizia sulla gravità della situazione in Sicilia.

Gli interventi di Girolamo Li Causi non si fermarono qua ma proseguirono anche negli anni successivi, affiancato da alcuni compagni del partito comunista e sinceri democratici. Palmiro Togliatti invece sembrò non cogliere la gravità delle denunce, cosa che fu protamente riamrcata da Salvatore Lupo nel suo intervento riportato nel cap. 1.1.

Intervento di Girolamo Li Causi del 1951, alcuni stralci:

Il popolo siciliano è stato accusato dal Ministro Scelba di omertà. Ma voi, come potete immaginare che a Monreale, dove si sapeva che la famiglia del Miceli era d'accordo con Ciro Verdiani [5], Ettore Messana[6] e Giuseppe Gueli[7], che di polizia e di spionaggio se ne intendono più dello stesso ministro fascista Buffarini Guidi. Nell’aprile del 1941 la sua carriera è a una svolta. Le truppe italo-tedesche invadono il Regno di Jugoslavia e l’Italia si annette gran parte della Slovenia. Messana diventa questore di Lubiana tra l’aprile del 1941 e il maggio 1942, per poi svolgere la stessa carica a Trieste (1942-1943) fino alla destituzione di Mussolini. Il questore non è uno qualsiasi. Il suo nome compare in un elenco di 35 ricercati per crimini di guerra. [8] [...]

e che ospitava Giuliano, ci possa essere chi vada a denunciare i Miceli[9][10]? Polizia, banditi, mafia, erano insieme, mangiavano insieme, e voi accusate il popolo siciliano di omertà, mentre il funzionario dello Stato appare il correo, il favoreggiatore, l'istigatore. Voi avete accusato il popolo siciliano di omertà, ma l'omertà è vostra, per aver sospinto i vostri funzionari a questi metodi, per aver indirizzato la loro azione a martoriare le popolazioni, per aver tollerato che violassero la legge. Ma è naturale per voi che debba essere così, dato lo scopo che volete raggiungere. Il vostro disegno è chiaro: condanniamo quelli delle gabbie di Viterbo, diamo loro l'ergastolo e la nostra coscienza di gente civile è appagata; chiudiamo questa pagina vergognosa e non diamo più spettacolo all'estero. Già, come se queste ferite sanguinose potessero essere così sanate!.

Credete che non ci fosse stato il movimento contadino, se non ci fossero i partiti democratici questo bubbone sarebbe scoppiato? No, questi delitti sarebbero stati occultati, le istruttorie archiviate, come si faceva prima. Ora non è più possibile commettere impunemente delitti per conservare i propri privilegi, per violare la Costituzione; oggi non è più possibile che la Nazione possa consentire che, commesso il primo delitto, quello di violare la Costituzione , seguano tutti gli altri, per cui dai Verdiani, dai Luca, dai Perenze[11], fino all'ultimo maresciallo dei carabinieri si può impunemente infrangere la legge, con la coscienza che la legge si viola contro i comunisti , gli assoldati di Stalin, i nemici della Patria, contro i quali, quindi, tutto è lecito [12].

Intervento di Salvatore Lupo

L'introduzione di Salvatore Lupo ben sintetizza l'intero periodo storico esaminato:

...la nuova Italia non nasce indipendente ma sotto l’occupazione americana, che ci fa capire come la Resistenza al fascismo abbia riscattato la sconfitta ma non del tutto, l’Italia resta un paese soggetto a tale occupazione che perdura dal ’44 al 47’e poi segna il passaggio del nostro paese al Patto Atlantico”. La sua formula del “doppio Stato con una doppia fedeltà” è interessante, indica accordi segreti tra un pezzo di Stato italiano e i servizi segreti americani. L’Italia si presenta come un paese sconfitto e l’Italia nel mezzogiorno non è certo un’Italia resistenziale. I tentativi al sud di arrivare ai livelli del centro nord non reggono, il movimento contadino, che parte in Sicilia dopo il 46’, non è la Resistenza italiana al fascismo. Nel Mezzogiorno di fatto non c’è stata la Resistenza[13], quindi da questo punto di vista il sud non riflette e non rappresenta i partiti di massa: socialisti, comunisti e cattolici. “Questo il contesto- dice Lupo- nel quale nascono logiche di potere occulte che tendono a reprimere la libertà di scelte politiche chiare. Al nord si assiste allo scontro tra democrazia cristiana e comunismo, al sud si cerca di costruire una rete clandestina per sconfiggere il nemico comune, i comunisti! Ecco quindi dopo la guerra la nascita di gruppi combattenti italiani anti-comunisti, infiltrati dalla X_MAS [14]

In seguito Salvatore Lupo illustrò il patto tra mafia ed esercito americano, con l'interessamento sul campo degli agenti OSS, Max Corvo e Vincent Scamporino, [15]. Scamporino era un oriundo italiano già conosciuto come avvocato di molti mafiosi americani, che avevano stesso la propria ombra su molti sindacati statunitensi. Suo vice era un altro avvocato, Victor Anfuso, che difese nelle aule di giustizia tanti siciliani di Brooklyn. Il terzo in gerarchia era un ventenne con il pallino dell'agente segreto, Max Corvo[16]. Il patto con i mafiosi fu preparato ad Algeri da Max Corvo, Victor Anfuso e Vincent Scamporino, con la diretta collaborazione di Lucky Luciano, che contribuì a stabilire contatti diretti con i nomi più importanti di Cosa Nostra [17].

Come è noto, le attività di quel gruppo, messo in piedi per la maggior parte da italo-americani quali appunto Scamporino e Corvo, furono sempre oscure e i più furono rispediti a casa quando Bob Joyce prese la direzione in Italia dell'OSS. E' così che quando nel 1943 gli americani sbarcarono in Sicilia, la prima azione dell'OSS fu restituzione della libertà ai mafiosi detenuti [18].

I documenti, desecretati dall'amministrazione Clinton nel 1999, indicano senza dubbio che questo patto organico fu fatto. L'esercito americano, fra l'altro, a parte ovviamente i livelli inferiori, era a conoscenza di tali intrallazzi, anche se propbabilmente essi non comprendevano appieno la realtà mafiosa e quindi ne accettava l'aiuto per mantenimento l'ordine sociale, prova ne sarà che diversi capi mafiosi nel periodo divengono cariche pubbliche in molti centri siciliani. Ma il patto fondamentale fu con i capi mafiosi d'alto rango come Vito Genovese, che divenne vice del plenipotenziario Charles Poletti, e con i giovani mafiosi che fecero una gran carrriera come Gaetano Badalamenti, risultato implicato nella vicenda di Salvatore Giuliano, fascista che divenne praticamente il capo militare della repressione violenta ai danni della sinistra e dei sindacati, allora in notevole fermento. Altro punto fondamentale è il legame tra la destra democristiana e i fatti della Portella della Ginestra, che è l'emblema di tale strategia reazionaria. L'altro punto importante è quello che riguarda il Vaticano, che fornì il suo sostegno alla repressione, cosa peraltro non difficile da immaginare visto la forza dell'anticlericalismo di allora, praticamente ben vivido in tutte le forze di sinistra italiane.

Salvatore Lupo ipotizzò quindi che alla base della strutturazione della Repubblica italiana c'era questo genere di alleanze, quindi si domandò come si potesse considerare democratica una repubblica nata in questo modo.

Intervento di Giuseppe Casarrubea

Giuseppe Casarrubea è considerato uno fra i maggiori esperti degli intrecci mafia, fascismo e servizi segreti, più o meno deviati, operanti in Sicilia nel dopo-guerra, nonché figlio di un sindacalista caduto nella strage di Partinico. Casarrubea lavora spesso in collaborazione con Nicola Tranfaglia, altro profondo conoscitore di questi intrecci criminali.

L'intervento di Giuseppe Casarrubea fu incentrato sia sull'azione che sull'organizzazione degli agenti in Italia, pagati dal dipartimento di Stato americano per agevolare la psozione dominante degli statunitensi. Casarrubea, che si documentò in particolare dal testo di Nicola Tranfaglia, procedette con alcuni esempi specifici e chiarificatori, citando personaggi ben singolari: oltre al già nominato Nino Cuttazzoni, associato pure lui al battaglione Vega e legato alla X MAS, c'è Salvatore Sapienza, di Montelepre, di stanza a Verona per esercitazioni paramilitari ma presente al momento opportuno con i reparti del battaglione Vega in Sicilia. Un altro accolito dell X MAS e /o degli apparati da questo derivati è Fortunato Colbani; quali rappresentanti della mafia nomi che ricorrono spesso ed in tempi diversi sono Calogero Vizzini, Genco Russo ecc. Casarrubea citò inoltre il generale Giuseppe Castellano, fra i firmatari dell'armistizio, poi indicò una riunione fra i più noti capi mafia che portò alla nascita del "Fronte democratico dell’ordine siciliano", che ebbe come presidente Calogero Vizzini. Lo scopo dichiarato fu sempre e comunque quello di riportare l'ordine in Sicilia. Gli statunitensi trovarono allo sbarco molta confusione, per questo accettarono che l'ordine fosse riportato dai mafiosi, sperando così di soffocare le sommosse e le rivendicazioni sociali imperanti allora nell'isola [19]

Tornando alle interazioni mafiosi-fascisti, le parole di Giuseppe Casarrubbea sono illuminanti in tal senso:

"...Non c’era solo la spia di Giuseppe Pazienza del battaglione Vega. Abbiamo una fonte archivistica parallela, che si chiama Fonte di documentazione del SIS[20] via Appia, Roma., consultata per conto del giudice Guido Salvini dallo Storico Aldo Giannuli[21]. Il quale ha dimostrato che la banda di Salvatore Giuliano non era che un plotone di esecuzione agli ordini del generale della Guardia nazionale repubblichina di Salò, rispondente al nome di MARTINA (non so se è vivo, speriamo che la voce non gli arrivi), il quale aveva a sua disposizione appunto un nucleo, da cui dipendeva la banda di Salvatore Giuliano. Quindi questa favola che Giuliano era il bandito analfabeta, che Giuliano aveva fatto la strage, che dietro di lui forse c’era qualcuno che gli aveva armato la mano, che ci sono tanti misteri, non regge più rispetto ai dati della ricerca. [22]".

Intervento di Giuseppe Carlo Marino

Carlo Giuseppe Marino, docente storia università Palermo e fra i maggiori esperti della storia della Sicilia

L'intervento di Giuseppe Carlo Marino verte sui fatti di Portella della Ginestra e sulla figura di Salvatore Giuliano, i dubbi di Marino sono sul fatto che la sua scelta espressamente antisocilcomunista sia un'evoluzione ideologica del suo iter politico avvenuta per "maturazione politica",come i suoi dubbi permangono sul fatto che sia stato solo lui e i suoi uomini a sparare a Portella visto che questo gli avrebbe fatto perder la sua fama di "giustiziere" e di Robin Hood a cui Giuliano teneva enormemente,ovvero in sintesi non lo convince attribuire i fatti di Portella della Ginestra al solo "bandito Giuliano".Basandosi sui documenti ampiamente trattati nel libro di Nicola Tranfaglia,Giuseppe Carlo Marino riesce a togliersi qualche dubbio in quanto prende atto che gli avvenimenti di Portella della Ginestra facevano parte di un piano per buttare i socialcomunisti nell'illegalità,visto la loro forza al momento sopratutto in Sicilia,facendo una provocazione alla quale la controrisposta violenta avrebbe potuto scatenare la repressione "legale" verso le due grandi forze popolari. In pratica Marino prende atto delle lettere non considerate di Montalbano a Palmiro Togliatti per collegare la provocazione di Portella della Ginestra ad uno scenario assai più ampio in cui i due leaders dei due partiti principali Alcide De Gasperi e Palmiro Togliatti son consapevoli che la nazione sta vivendo un periodo di "liberta' controllata" con una sovranità nazionale limitata che può avere una doppia chiave di lettura, ovvero sia sovranità limitata nei confronti degli occupanti statunitensi sia del Vaticano. In questo periodo quindi si inseriscono e si intersecano diversi personaggi che poi entreranno nella storia della nazione;Giulio Andreotti,uno fra tutti, il quale in una lettera all'OSS] (nello specifico all'ufficio affari strategici) da informazioni su discorsi riservati fattigli da Alcide De Gasperi,quindi senza mezzi termini il prof.Giuseppe Carlo Marino definisce Giulio Andreotti informatore dei servizi segreti statunitensi essendo al contempo sottosegretario alla Presidenza del Consiglio:lo storico si domanda se era stato posizionato là per controllare ciò che faceva De Gasperi il quale a sua era a conoscenza dei contatti dell'informatore Giulio Andreotti con gli americani.Di seguito cita documenti inerenti, 1946, a Pio 12°,anticomunista in modo fermo e deciso,il quale non esclude a possibilità che socialisti e comunisti vadano al governo con i democristiani però i socialcomunisti si debbono presentare alle elezioni come unico corpo elettorale in modo da poter pervenire ad egual numero di rappresentanti parlamentari fra i democristiani ed i socialcomunisti. Infine il prof.Giuseppe Carlo Marino rimarca il fatto apparentemente stupefacente che l’autonomia siciliana nata da lotte popolari e rivendicative di grosse masse fosse però decisa con calcoli appropriati da potentissimi capi mafiosi e su tali calcoli mafiosi sono stati trovati documenti comprovanti.

[23] rimarca il fatto apparentemente stupefacente che l’autonomia siciliana nata da lotte popolari e rivendicative di grosse masse fosse però decisa con calcoli appropriati da potentissimi capi mafiosi e su tali calcoli mafiosi sono stati trovati documenti comprovanti. Tale tesi del grande storico puo' essere discutibile sul fatto iniziale ovvero forse più verosimilmente mafiosi fascisti e quant'altro pensarono di utilizzare per loro interesse le rivendicazioni che partirono spontaneamente e a dimostrazione potrebbe esserci il fatto che Bruno Canepa , ex comandante partigiano di sinistra e iniziatore del separatismo siciliano viene trucidato dai carabinieri in un agguato con due compagni cosicché tagliata la testa pensante del movimento rivendicativo delle masse siciliane ed avendo mafiosi fascisti e ricchi borghesi i mezzi di potere ed informazione in mano non ebbero difficoltà a creare falsi Robin Hood come Salvatore Giuliano per distorcere il movimento separatista ai loro interessi.


Intervento di Ernesto Burgio e Lino Buscemi

Il secondo relatore del convegno Ernesto Burgio, conferma l'esistenza dei documenti comprovanti gli asserti dell'introduzione di Lupo precisando che i nomi citati oltre a quelli gia' presentati sono quelli di Giulio Andreotti,che risulta strettamente connesso ai servizi americani dal 1946 ed il principe Valerio Pignatelli[24][25].Oltre a Junio Valerio Borghese[26] la cui collaborazione,come quella di altri criminali di guerra nazifascisti con gli statunitensi e' ben nota,l'intervento di Giuseppe Casarrubeaverte sulla efficienza tecnica che gli agenti preposti alle azioni hanno nel periodo dallo sbarco alleato fino al 1948 ,gli agenti statunitensi tendono a mantenere saldamente in pugno lo stato di occupazione e vengono trattati con nomi e particolari nel libro di Nicola Tranfaglia,che a detta di Casarrubea rappresenta un punto fermo per gli storici del settore poiché contiene documenti citati ancora sviluppabili per lo studio dello storico. Giuseppe Casarrubea porta esempi enormi sul piano dell'organizzazione tattico_militare per confermare vieppiù la documentazione presentata nel libro e nello specifico descrive il battaglione Pega formato da appartenenti alla disciolta X Masmal comando di Nino Cuttazzoni.Scopo specifico e' la lotta contro i comunisti,in quel momento fra le forze progressiste trainanti in Sicilia,tale battaglione e' dotato di mezzi sia tecnici che logistici di alto livello derivati dalla esperienza della X Mas.Nino Cuttazzoni , secondo Casarrubea , lascia direttamente scritto

Abbiamo a disposizione armi, depositi al completo, faccio contattare anche gruppi di nuotatori paracadutisti dal sud [27]


Lino Buscemi[28],altro studioso del periodo in questione interviene invece sull'omertà' da parete sia di USA che di Italia che per hanno per anni impedito l'accesso alla documentazione su cui si appoggia il libro di Nicola Tranfaglia ribadendo che lo scopo della mafia dopo lo sbarco alleato era di costituire sia a livello locale che nazionale una classe dirigente che fosse collusa con gli interessi mafiosi e per fare ciò in Sicilia vi era bisogno di uno stretto controllo del territorio.Lino Buscemi individua nel fatto di Portella della Ginestra il primo atto della Strategia della Tensione che non per nulla avviene in una zona ritenuta strategica non solo per l'Italia ma per gli stessi interessi statunitensi nell'intero Mediterraneo:il fronte autonomista ,nato sulle idee di sinistra e di rivendicazione sociale del gruppo che faceva capo a Bruno Canepa tramite l'aiuto degli a anglo- americani passa sotto il controllo della destra reazionaria e mafiosa fino appunto a valesi di personaggi quali Salvatore Giuliano.Gli stessi comunisti del nord non capiscono,o non vogliono capire a fondo la questione siciliana,e due lettere indirizzate a Palmiro Togliatti da parte di Montalbano segretario siciliano del PCI non ricevono risposta ;sono del 27 ottobre del 1944 ed il pci non da alcun risalto a livello nazionale di tali chiarimenti mandati da Montalbano.In linea di massima Lino Buscemi asserisce che anche la Strage di Portella della Ginestra e' stata rimossa da entrambi le parti politiche di maggior peso nella nazione non procedendo con la denuncia basata sui documenti disponibili anche se di parole demagogiche ne son state spese anche troppe.

[29]

Bibliografia

[n.d.r Per sottolineare l'importanza degli storici partecipanti al Convegno, sono riportate nell'articolo anche le loro opere, sottolineando in in grassetto quelle inerenti più strettamente al congreso di Palermo]

  • Baroni Paola - Benvenuti Paolo, Segreti di Stato. Dai documenti al film, Fandango, Roma 2003.
  • Barrese Orazio - D'Agostino Giacinta, La guerra dei sette anni. Dossier sul bandito Giuliano, Rubbettino, Soveria Mannelli 1997.
  • Centro siciliano di documentazione, 1947-1977. Portella della Ginestra: una strage per il centrismo, Cooperativa editoriale Cento fiori, Palermo 1977. Una parte degli Atti del convegno fu pubblicata nel fascicolo Ricomposizione del blocco dominante, lotte contadine e politica delle sinistre in Sicilia (1943-1947), Cento fiori, Palermo 1977.
  • Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia, Pubblicazione degli atti riferibili alla strage di Portella della Ginestra, Roma 1998-99, Doc. XXIII, nn. 6, 22, 24.
  • Faenza Roberto - Fini Marco, Gli americani in Italia, Feltrinelli, Milano 1976.
  • Galluzzo Lucio, Meglio morto. Storia di Salvatore Giuliano, Flaccovio, Palermo 1985
  • La Bella Angelo - Mecarolo Rosa, Portella della Ginestra. La strage che ha insanguinato la storia d'Italia, Teti Editore, Milano 2003.
  • Magrì Enzo, Salvatore Giuliano, Mondadori, Milano 1987.
  • Manali Pietro (a cura di), Portella della Ginestra 50 anni dopo (1947-1997), S. Sciascia editore, Caltanissetta-Roma 1999, con 2 volumi di Documenti, a cura di G. Casarrubea.
  • Renda Francesco, Il movimento contadino in Sicilia e la fine del blocco agrario nel Mezzogiorno, De Donato, Bari 1976;
  • Renda Francesco Salvatore Giuliano. Una biografia storica, Sellerio, Palermo 2002.
  • Sansone Vincenzo - Ingrascì Giuseppe, 6 anni di banditismo in Sicilia, Le edizioni sociali, Milano 1950.
  • Santino Umberto, La democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l'emarginazione delle sinistre, Rubbettino, Soveria Mannelli 1997;
  • Santino Umberto La strage di Portella, la democrazia bloccata e il doppio Stato, in P. Manali *Santino Umberto Storia del movimento antimafia. Dalla lotta di classe all'impegno civile, Editori Riuniti, Roma 2000.
  • Testo integrale della relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia, vol. II, Cooperativa Scrittori, Roma 1973, Relazione sui rapporti tra mafia e banditismo in Sicilia,
  • Tranfaglia Nicola, Come nasce la Repubblica. La mafia, il Vaticano e il neofascismo nei documenti americani e italiani. 1943-1947, Bompiani, Milano 2004.
  • Vasile Vincenzo, Salvatore Giuliano, bandito a stelle e a strisce, Baldini Castoldi Delai, Milano 2004;
  • Vasile Vincenzo Turiddu Giuliano, il bandito che sapeva troppo, con un saggio di Aldo Giannuli, l'Unità, Roma 2005.

Opere specifiche di Giuseppe Casarrubea

* Storia segreta della Sicilia. Dallo sbarco alleato a Portella della Ginestra, Bompiani editore *Salvatore Giuliano. Morte di un capobanda e dei suoi luogotenenti, Franco Angeli editore *Fra' Diavolo e il governo nero. «Doppio Stato» e stragi nella Sicilia del dop-guerra Franco Angeli editore

*Tango Connection. L'oro nazifascista, l'America Latina e la guerra al comunismo in Italia. 1943-1947 Bompiani editore

*Portella della Ginestra. Microstoria di una strage di Stato, Franco Angeli editore

Altre opere di Giuseppe Casarrubea di indirizzo didattico e storico

  • Nella testa del serpente - Insegnanti e mafia, La Meridiana

*Gabbie strette. L'educazione in terre di mafia: identità nascoste e progettualità del cambiamento, Sellerio Editore, Palermo

  • L'educazione mafiosa, Sellerio Editore, Palermo

*" I fasci contadini", Flaccovio, Palermo, 1978,in 2 volumi *"Uomini e terra a Partinico", Palermo, Vittorietti, 1981

  • "Società e storia di un territorio", Vittorietti, Palermo, 1982

*"Intellettuali e potere in Sicilia", Sellerio, Palermo, 1983;

  • "La valutazione come critica sistemica", in "Itinerari di valutazione in una Scuola Media", Editori Riuniti, Roma, 1988
  • Quotidiano e immaginario in Sicilia",Vittorietti, Palermo, 1984
  • "Il mondo contadino di Salvatore Salomone Marino, tra scienza e mito", Borgetto, '88
  • "Il coraggio della trasgressione", in "Frate Giuseppe Di Maggio e le istituzioni caritative (1927-1948)", a cura del Centro 'Barbato' di Partinico, Palermo, 1992

*"L'Educazione mafiosa" (in coll. con Pia Blandano), Sellerio, Palermo, 1991

Opere di Nicola Tranfaglia

  • Storia degli editori italiani. Dall'Unità alla fine degli anni Sessanta ,Laterza

*Un passato scomodo. Fascismo e postfascismo , Baldini Castoldi Dalai

  • Ma esiste il quarto potere in Italia? Stampa e potere politico nella storia dell'Italia unita,Baldini Castoldi Dalai

*Le veline del Minculpop per orientare l'informazione, Bompiani

  • Come nasce la Repubblica. La mafia, il Vaticano e il neofascismo nei documenti americani e italiani 1943-1947, Bompiani
  • La resistibile ascesa di Silvio B. Dieci anni alle prese con la corte dei miracoli ,Baldini Castoldi Dalai
  • La transizione italiana. Storia di un decennio,Garzanti
  • Editori italiani ieri e oggi,Laterza
  • Fascismi e modernizzazione in Europa,Bollati Boringhieri
  • L'Italia repubblicana e l'eredità del fascismo, Edizioni dell'Orso
  • La sentenza Andreotti. Politica, mafia e giustizia nell'Italia contemporanea,Garzanti
  • Storia degli editori italiani. Dall'Unità alla fine degli anni Sessanta,Laterza
  • Un passato scomodo. Fascismo e postfascismo, Laterza
  • 1946. La nascita della Repubblica , Laterza
  • L'Italia democratica. Profilo del primo cinquantennio (1943-1994). Con una guida bibliografica di Marco Scavino , Laterza
  • Stampa e sistema politico nell'Italia unita ,Le Monnier
  • La tradizione repubblicana , 1997, Scriptorium.
  • La prima guerra mondiale e il fascismo, 1995, Utet.
  • Mafia, politica e affari. 1943-1991, 1992 Laterza.
  • La mafia come metodo, 1991, Laterza.
  • Labirinto italiano. Il fascismo, l'antifascismo e gli storici, 1989, La Nuova Italia.
  • Stampa e sistema politico nella storia dell'Italia unita, 1986, Le Monnier.
  • Dallo stato liberale al regime fascista, 1973, Feltrinelli.
  • Carlo Rosselli dall'interventismo a Giustizia_e_Libert%C3%A0, 1968, Laterza.

Opere di Salvatore lupo

  • Il giardino degli aranci. Il mondo degli agrumi nella storia del Mezzogiorno, Marsilio, 1990;

*Andreotti, la mafia, la storia d'Italia, Donzelli, 1996; *Storia della mafia. Dalle origini ai nostri giorni, Donzelli, 2004; *Il fascismo. La politica in un regime totalitario, Donzelli, 2005;

  • con Buttitta Antonino, Troisi Sergio From Palermo to America. L'iconografia commerciale dei limoni di Sicilia. Catalogo della mostra, Sellerio, 2007;

*Partito e antipartito. Una storia politica delle prima Repubblica (1946-78), Donzelli, 2004;

  • con Recupero A., Fiume M. La dimora di Demetra. Storia, tecnica e mito dell'agricoltura siciliana, Gelka, 1989;
  • Blocco agrario e crisi in Sicilia tra le due guerre, Guida, Napoli, 1981;

*Che cos'è la mafia. Sciascia e Andreotti, l'antimafia e la politica, Donzelli, 2007;

  • Quando la mafia incontrò l'America, Einaudi, 2008;

Opere di Giuseppe Carlo Marino

  • con Nicola Adelfi '68 terremoto in Sicilia Andō editori, 1968

*Socialismo nel latifondo, Palermo Esa, 1972 *Movimento contadino e blocco agrario nella Sicilia giolittiana, S. F. Flaccovio, 1979 *Il maligno orizzonte e l'utopia: la profonda Sicilia dai fasci al fascismo, S. Sciascia, 1998

  • L’ideologia sicilianista: Dall'età dei lumi al Risorgimento, S. F. Flaccovio, 1972
  • La formazione dello spirito borghese in Italia, La Nuova Italia, 1974

*Partiti e lotta di classe in Sicilia: da Orlando a Mussolini, De Donato, 1976

  • Il principe demiurgo e la ragione rivoluionaria: note sullo stalinismo Edizioni Sophia 1978

*Storia del separatismo siciliano, Editori Riuniti, 1979

  • L’autarchia della cultura: intellettuali e fascismo negli anni trenta, Editori Riuniti, 1983, ISBN:8835926173
  • Autoritratto del pci staliniano 1946-1953, Editori Riuniti, 1991

*Guerra fredda e conflitto sociale in Italia 1947-1953, S. Sciascia, 1991 *Vita politica e martirio di Nicola Alongi contadino socialista, Novecento Palermo 1993

  • Mario Ovazza. Il comunismo come pratica della ragione, Palermo Istituto Gramsci, 1990

*La repubblica della forza: Mario Scelba e le passioni del suo tempo, Franco Angeli, 1995 ISBN:8820492016 * L'opposizione mafiosa, S. F. Flaccovio, 1996, ISBN:8878041270 *L'opposizione mafiosa (1870-1882): baroni e mafia contro lo stato liberale, S. F. Flaccovio, 1964

  • Liberi di non scegliere: Friedman o la frontiera neoliberale di Ronald Reagan, S. F. Flaccovio, 1982

*Sacri ideali e venerabili interessi: borghesia e liberalismo nella Sicilia, Ediprint 1988

  • Eclissi del principe e crisi della storia, Angeli, Milano, 2000

*Nord e Sud nella crisi italiana 1943-1945: atti della Tavola rotonda, Catania, 14-15 marzo 1975. Pellegrini, 1977, OCLC: 3868430

  • Antimafia come rivoluzione culturale, Rinascita siciliana, 1993

* Storia della Mafia, Newton & Compton, 1998 * È davvero esistita la Prima Repubblica? Saggio su De Gasperi, Togliatti e il trasformismo italiano, Le Monnier, 2002 ISBN:8800857531 *A cinquant'anni dalla riforma agraria in Sicilia, FrancoAngeli, 2003 ISBN:8846450353

  • Biografia del sessantotto Sottotitolo Utopie, conquiste, sbandamentiBompiani, Milano, 2004, ISBN: 88-452-3258-1 Prefazione di Nicola Tranfaglia, 2005

*I padrini, Newton Compton, 2006

  • Le Generazioni italiane dall'Unità alla Repubblica, Bompiani, 2006
  • La Sicilia delle stragi, Newton Compton illustrato con 32 opere del pittore Siciliano Gaetano Porcasi[30].

*Storia della mafia, Newton & Compton, ISBN: 888183720X edizioni 100 pagine

Note

  1. Ampia presentazione libro
  2. Commento di Carlo Ruta all'intervento di Girolamo Li Causi Assemblea Costituente - Seduta del 15 luglio 1947
  3. La famiglia Montalbano{{Questa era la ragione della popolarità di Giuseppe Montalbano fra i contadini del paese, oltre ai meriti ottenuti combattendo sulle barricate di Palermo, durante i moti scoppiati il 12 gennaio del 1848, e poi organizzando una delle squadre di "Picciotti" che si unirono ai Mille di Garibaldi dopo lo sbarco a Marsala. Per tutte queste ragioni lo avevano eletto prima consigliere comunale e poi consigliere provinciale.}}{{Erano le stesse ragioni per cui i gabelloti che coltivavano quei feudi decisero di sbarazzarsi di lui. L'indomani dell'omicidio, di ritorno dalla funzione religiosa, gli amici di Montalbano, compresi alcuni componenti della Guardia Nazionale, decisero di vendicarlo. Attaccarono in armi il Circolo dei Civili, costringendo gli assaliti a sfondare il soffitto per rifugiarsi al piano di sopra, nei locali del municipio, dove disarmarono alcuni componenti della Guardia Nazionale e risposero al fuoco. L'indomani, i rivoltosi piazzarono una carica di esplosivo sotto al pavimento del municipio, e riuscirono a penetrare nel rifugio degli assediati. Alcuni dei presunti ma ndanti ed esecutori materiali vennero uccisi sul posto. Uno, Bartolomeo De Giuseppe, si salvò. Dopo l'esplosione era finito sotto le macerie, e da lì non si era più mosso. Ne uscì solamente quando i carabinieri e la guardia nazionale, giorni dopo, riuscirono a ristabilire l'ordine. La rivolta fu sedata dall'Intendente di Sciacca e da due dei suoi fratelli, ufficiali della Guardia Nazionale. Un altro fratello rispondeva al nome di Saverio Friscia, deputato del collegio di Sciacca (che comprendeva e comprende anche Santa Margherita Belice), seguace di Bakunin, nel 1868 primo componente siciliano dell'Internazionale}}{{Anch'egli si chiama Giuseppe Montalbano: quel garibaldino assassinato nel 1861, infatti, era suo nonno. Il parlamentare comunista indicò come responsabili della scomparsa alcuni elementi del separatismo siciliano, che già aveva accusato di essere stati i mandanti dell'eccidio di Portello della Ginestra, perpetrato da Salvatore Giuliano e soci un anno prima. "Di fronte alla scomparsa di mio figlio il partito mi ha lasciato solo" scriverà più tardi a Palmiro Togliatti. Il fatto è, sosterrà, che il PCI non voleva accusare i separatisti, perché con alcuni di essi c'era da stringere un'alleanza elettorale.}}
  4. Elenco alfabetico dei componenti dell'Assemblea Costituente
  5. Ciro Verdiani ex agente OVRA [n.d.r servizio segreto fascista] implicato in tutta la vicenda di Salvatore Giuliano muore a Roma immediatamente prima del processo in cui dovrà essere giudicato per favoreggiamento: ufficialmente per suicidio del resto la sua carriera di fascista incomincia presto assieme al collega Messana". Si legga anche:Il caso degli ispettori generali Verdiani e Messana di Claudia Cernigoi eNote su Ciro Verdiani
  6. Ettore Messana, siciliano di Racalmuto, classe 1888, di professione ufficiale di polizia. Nel 1919 lo troviamo impelagato nella strage di Riesi. Tiene “a battesimo”, a modo suo, le lotte contadine. Venti morti. Poi si specializza nel ventennio nero, grazie all’appoggio che gli forniscono uomini dell’apparato come Ciro Verdiani e Giuseppe Gueli'
  7. Gueli è un personaggio assai singolare che troviamo implicato nei più sporchi accadimenti del fascismo per cui riportiamo alcune testimonianze tratte dagli atti del processo a Giuseppe Gueli:
    • Il dottor Paul Messiner, di nazionalità austriaca, nel 1944 aveva l'incarico di capo-sezione Giustizia del Supremo Commissariato della Zona di Operazioni del Litorale Adriatico:
    ...Mi è stato riferito che nell’anno 1944 l’Ispettorato di P.S. di via Bellosguardo, trasferitosi dopo in via Cologna, procedette all’arresto dei fratelli Antonio e Augusto Cosulich (armatori che avevano finanziato il C.L.N., n.d.a.). Il barone Economo si rivolse al Supremo Commissario dott. Rainer per ottenere l’immediato trasferimento dei detenuti dall’Ispettorato alla sede delle S.S. di piazza Oberdan, a causa dei noti sistemi di tortura dei detti agenti italiani, usati contro patrioti. Il Supremo Commissario accolse subito la richiesta e disse che la polizia tedesca non usava i metodi crudeli e le sevizie escogitati dall’Ispettorato [26]… Ho saputo da diverse persone e tra queste dall’avv. Tončič, che la polizia italiana usava metodi barbari e sadici contro i detenuti. Ho parlato e fatto rapporto scritto al dott. Rainer... Mi sono state date assicurazioni in merito. (...) Il giudice Anasipoli sa che ho fatto arrestare due agenti dell’Ispettorato pur non rientrando nelle mie attribuzioni. (...) Ho dato ordine che i tribunali provinciali italiani non potessero giudicare antifascisti e che se avessero violato tale ordine sarebbero stati arrestati. (...). Vedi anche: Didaweb
    • L’avvocato Tončič:
    Slavik mi disse di aver fatto un esposto al capo della sezione giustizia dell’ex-Commissariato dott. Paul Messiner e me lo mostrò. In tale esposto oltre a narrare quanto contro di lui era stato commesso dagli agenti (dell’Ispettorato, n.d.a.), espose anche i maltrattamenti e le violenze carnali commesse ai danni di una ragazza diciassettenne e di una signora di Trieste... Il dott. Slavik fu arrestato poco tempo dopo dalle S.S. germaniche e deportato a Mauthausen dove purtroppo trovò la morte. Vedi: da Didaweb
    • Arresto all'età di 16 anni Pietro Prodan nel '44, con Nives e Nerina sue sorelle:
    ...Tra i poliziotti che procedettero al nostro arresto c’era anche Sigfrido Mazzuccato. Dopo un periodo ci circa un mese negli uffici del "gruppo Olivares" dove i tre furono percossi anche da Gaetano Collotti: Mi hanno portato in Germania al campo di Buchenwald dove sono stato liberato dagli alleati. Nello stesso campo di concentramento è venuto nel novembre del 1944 anche il maresciallo Mazzuccato che la vigilia di Natale è stato, verso mezzanotte, trasportato nel forno crematorio e gettato in esso. Ho visto coi miei occhi la cartella scritta dai tedeschi in cui si diceva: “Mazzuccato, deceduto per catarro intestinale il 24 dicembre 1944. Vedi anche Didaweb
    • Il rebus della sparizione di Mazzuccato fatto rimuovere dal comando SS dall'incarico è stato risolto.Agli atti del processo ci sono numerosissime testimonianze sui crimini ed i "metodi di interrogatorio" queste testimonianze sono agli atti sia del processo a Carico di Gueli sia di quello relativo alla Risiera di San Sabba. Da tali testimonianze si deduce che il metodo della tortura non era occasionale ma sistematico e lo stesso vescovo di Trieste Santin intervenne tentando di porre fine a tal modo nefando di agire nel 1942 dopo un periodo di incredulità su quanto era venuto a conoscenza, ovviamente il suo coraggioso intervento non ottenne gli esiti che il prelato si era prefisso. Per maggiori approfondimenti leggere: Ispettorato Speciale di Pubblica Sicurezza per la Venezia_Giulia
    • Oltre a ciò occorre ricordare che Pietro Badoglio assegnò il controllo di Mussolini, appena deposto, proprio a Gueli, che in una lettera, risalente a quel periodo, si dichiara apertamente ammiratore di Mussolini. Ebbene, appena Mussolini fuggirà, questo tristo figuro del Gueli ce lo ritroviamo in Sicilia come poliziotto dirigente al tempo dei fatti inerenti Portella della Ginestra.
    • Gueli, Ispettore Generale: "Allorché mi convocò, il capo della Polizia mi chiarì che si trattava di salvaguardare la persona di Mussolini e di impedire, in tutti i modi, che i tedeschi lo rapissero. In tal caso, bisognava far fuoco sul prigioniero e far trovare un cadavere. Risposi che ero un uomo di battaglia non un assassino e allora lui mi disse che della bisogna erano stati incaricati i Carabinieri. Badoglio, volle conoscermi e a presentarmi al Capo del Governo provvide Senise. Il Maresciallo ripeté a me la consegna già data a Polito e io, come Polito, assicurai che l'avrei fedelmente e, occorrendo, personalmente eseguita. Nella notte, trascorsa insonne, però, presi la mia decisione: poiché la sorte, fra milioni d'ltaliani restati fedeli al Duce, dava a me l'occasione favorevole, dovevo fare di tutto per salvarlo. L'indomani, mi recai in Sardegna e constatai che, per clima e per sicurezza Mussolini si trovava molto male. Se gli inglesi avessero avuto notizia della sua presenza alla Maddalena, avrebbero potuto facilmente impadronirsene o seppellirlo sotto le macerie della villa con quattro cannonate delle loro navi". Si legga anche: CorsaInfinita, sito dei bersaglieri. Fu Gueli che stabilì il trasferimento al Gran Sasso che nel '42 era responsabile del famigerato "ispettorato Speciale di Polizia" per la Venezia Giulia: Benito Mussolini viene fatto evadere dai paracadutisti guidati nell'operazione del futuro terrorista mercenario/internazionale Otto Skorzeny
  8. L’ispettore Ps, l’Italia fascista e il battesimo della Repubblica di Giuseppe Casarrubea
  9. Salvatore Miceli e narcotraffico
  10. Salvatore Miceli da wikipedia inglese
  11. Testo delle dichiarazioni del colonnello dei carabinieri Antonio Perenze rese al Comitato d'Indagine sui rapporti tra mafia e fenomeno del banditismo in Sicilia nella seduta del 22 maggio 1969
  12. Girolamo Li Causi. Intervento alla camera dei deputati. Seduta del 26 ottobre 1951
  13. Sud , la Resistenza dimenticata di Mario Avagliano
  14. sintesi di come nasce la repubblica? di Nicola Tranfaglia a cura di Rosa Alba Amico
  15. Biografia breve
  16. da
  17. che 'bella' sorpresa! Gli alleati in Sicilia
  18. L'angolo morto di Mario Coglitore
  19. Cronologia rivolte in Sicilia
  20. il ritrovamento dell'archivio "dimenticato"
  21. Aldo Giannuli
  22. Come nasce la Repubblica?
  23. sintesi di come nasce la repubblica? di Nicola Tranfaglia
  24. http://www.isses.it/Libro01/capVIII.htm Valerio Pignatelli]
  25. documenti statunitenensi ed italiani su mafia fascismo servi segreti 1944 – 1947 di Giuseppe Casarrubea
  26. aderisce alla Repubblica di Salò continuando l'attività nella Decima Flottiglia MAS, ricostituita come reparto indipendente di volontari, di cui diviene il comandante. La formazione, che gode di una singolare autonomia e di un regolamento particolare, collabora con l'occupante tedesco nella guerra agli Alleati e nella spietata repressione della Resistenza partigiana, ma ancora prima della fine del conflitto allaccia rapporti con i servizi segreti americani (l'OSS, da cui nascerà nel 1947 la CIA) in funzione anticomunista ed antislava.da RAI lastoriasiamonoi
  27. sintesi di come nasce la repubblica? di Nicola Tranfaglia
  28. articolo di Repubblica Così fu ucciso a casa mia il re di Monteleprea firma di Buscemi sull'assassinio di Salvatore Giuliano
  29. sintesi di come nasce la repubblica? di Nicola Tranfaglia
  30. Gaetano Porcasi, nato a Partinico il 7 luglio 1965, è un artista, la cui arte si basa in gran parte sull'impegno sociale e politico nella lotta alla mafia, ricevendo per questo la cittadinanza onoraria del Comune di Corleone, oltre agli attestati di riconoscimento di Gian Carlo Caselli, Cesare Damiano, Carlo Lucarelli e di altre personalità che si occupano del fenomeno Cfr. i documenti relativi

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