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Difference between revisions of "Talk:Società gilaniche"

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Bel tentativo da parte di Nemo,
 
Bel tentativo da parte di Nemo,
risposta ovvia nelle prime righe, del genere che alcune pulsioni sono insite nella natura umana e quindi si ripresentano di quando in quando nella storia.  Con la natura però non si interpreta la cultura e l'arbitrio e la razionalità intesa positivamente ci rimettono molto. Oltrettutto le società gilaniche erano prodotto della cultura umana e non un adattamento da parte di un semplice animale in un ambiente. L'agricoltura è cultura non istinto. Il fatto che movimenti antiautoritari siano sempre stati presenti nelal storia è invece enormemente più centrato e risponde non soltanto all'esigenza di liberarsi dal dominio da parte dei dominati quando l'occasione e le ideologie combinate insieme ne hanno offerto l'occasione ma c'è anche qualcosa di più.
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risposta ovvia nelle prime righe, del genere che alcune pulsioni sono insite nella natura umana e quindi si ripresentano di quando in quando nella storia.  Con la natura però non si interpreta la cultura e l'arbitrio e la razionalità intesa positivamente ci rimettono molto. Oltrettutto le società gilaniche erano prodotto della cultura umana e non un adattamento da parte di un semplice animale in un ambiente. L'agricoltura è cultura non istinto. Il fatto che movimenti antiautoritari siano sempre stati presenti nella storia è invece enormemente più centrato e risponde non soltanto all'esigenza di liberarsi dal dominio da parte dei dominati, quando l'occasione e le ideologie combinate insieme ne hanno offerto l'occasione, ma c'è anche qualcosa di più.
  
Questo di più è indubbiamente legato in grande parte ai tentativio da parte degli stessi gilanici di non morire culturalmente. Benché dominati essi hanno saputo crearsi una controcultura e cioè la loro cultura adattata alle circostanze  e ai tempi. Dobbiamo metterci nella loro pelle per capirlo bene.
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Questo di più è indubbiamente legato in grande parte ai tentativi da parte degli stessi gilanici di non morire culturalmente. Benché dominati essi hanno saputo crearsi una controcultura e cioè la loro cultura adattata alle circostanze  e ai tempi. Dobbiamo metterci nella loro pelle per capirlo bene.
  
Tutto quanto è definito spesso in modo oscuro e distorto come esoterico è indubbiamente frutto della loro capacità di opporsi alla catastrofe loro accaduta. Parlare un linguaggio oscuro pieno di metafore gradevoli ed improntate all'amore e alla convivenza pacifica è stato da essi elaborarto affinché la nuova configurazione sociale poggiasse su basi si ampio consenso ed un minimo di armonia.
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Tutto quanto è definito spesso in modo oscuro e distorto come "esoterico" è indubbiamente frutto della loro capacità di opporsi alla catastrofe loro accaduta. Parlare un linguaggio oscuro pieno di metafore gradevoli ed improntate all'amore e alla convivenza pacifica e universale è stato da essi elaborato affinché la nuova configurazione sociale poggiasse su basi di ampio consenso ed un minimo di armonia.
  
Le civiltà gilaniche oltrettutto possedevano conoscenze estremamente vaste e raffinate, tutto ciò che chiamiamo alternativo riferito all'occidente come lo yoga l'agopuntura, pratiche chirurgiche progredite, l'astronomia e la cosmologia arcaiche, la socidetta alchimia, l'astrologia, la farmaceutica a base di erbe, le dottrine come il tao, il reincarnazionismo, le tecniche di meditazione e rilassamento, ecc. ecc. non sono che una frammentazione del loro sapere e della loro cultura scientifica e metafisica.
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Le civiltà gilaniche oltrettutto possedevano conoscenze estremamente vaste e raffinate, tutto ciò che chiamiamo "alternativo" riferito all'occidente come lo yoga l'agopuntura, pratiche chirurgiche progredite, l'astronomia e la cosmologia arcaiche, la cosiddetta alchimia, l'astrologia, la farmaceutica a base di prodotti vegetali, le dottrine come il tao, il reincarnazionismo, le tecniche di meditazione e rilassamento, ecc. ecc. non sono che una frammentazione del loro sapere e della loro cultura scientifica e metafisica originariamente estremamente organica e armoniosamente sistematica.
  
Tutto questo sapere era bramato dai nuovi dominatori che incapaci di comprenderli e praticarli le lasciarono nelel mani di chi era già competente, in genere le donne, con il tempo anche gli uomini lo divennero ma oramai si era stabilito un modo di operare magari riadattato in grande parte ideologicamente ma che funzionava come in precedenza ai tempi delal grande dea.
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Tutto questo sapere era bramato dai nuovi dominatori che incapaci di comprenderli e praticarli le lasciarono nelle mani di chi era già competente, in genere le donne, con il tempo anche gli uomini lo divennero ma oramai si era stabilito un modo di operare magari riadattato in grande parte ideologicamente ma che funzionava come in precedenza ai tempi della grande dea.
  
 
La storia è attraversata da questi filoni di pensiero clandestino ed occulto che riemergono quando le circostanze storiche lo permettono maggiormente. L'alchimia ne è un grandissimo esempio, uno dei più grandi come Jung e altri ricercatori hanno chiaramente intuito, la sua mentalità ha sorretto un pensiero mistico alternativo di tipo laico, senza clero e dogmi e avente come centro della sua speculazione e ricerca la Natura praticamente deificata attraverso cui le pulsioni razionali più elevate (la creatività, la libera ricerca, la propria realizzazione interiore, ecc) erano perfettamente padroneggiate e volte ad elevarsi spiritualmente. Tutte attività che le culture gilaniche favorivano e promuovevano.
 
La storia è attraversata da questi filoni di pensiero clandestino ed occulto che riemergono quando le circostanze storiche lo permettono maggiormente. L'alchimia ne è un grandissimo esempio, uno dei più grandi come Jung e altri ricercatori hanno chiaramente intuito, la sua mentalità ha sorretto un pensiero mistico alternativo di tipo laico, senza clero e dogmi e avente come centro della sua speculazione e ricerca la Natura praticamente deificata attraverso cui le pulsioni razionali più elevate (la creatività, la libera ricerca, la propria realizzazione interiore, ecc) erano perfettamente padroneggiate e volte ad elevarsi spiritualmente. Tutte attività che le culture gilaniche favorivano e promuovevano.
  
La storia quindi, come molti ricercatori sia accademici enon hanno nel corso del tempo saputo vedere, è ben diversa da quello che ci raccontano. Basti per fare un esempio più concretoi e di portata universale pensare alle sollevazioni contadine che hanno costellato tutta la storia umana dal Portogallo al Giappone in migliaia di anni: ogni volta era richieto il ritorno all'età dell'oro, in Occidente lo slogan più famoso conssiteva nel chiedere dove era il padrone feudatario quando Berta filava e Adamo arava i campi (la visione gilanica è già molto parziale e deformata come si vede). Nel XIX secolo in Cina la rivolta Taiping restaurò di fatto l'eguaglianza nelal proprietà terriera nei territori controllati dai rivoltosi che tentarono ìdi ritornare ai tempi diventati mitici per dimenticanza della grande armonia, ma che noi sappaimo essere stati quelli neolitici.
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La storia quindi, come molti ricercatori sia accademici e non hanno nel corso del tempo saputo vedere, è ben diversa da quello che ci raccontano. Basti per fare un esempio più concreto e di portata universale pensare alle sollevazioni contadine che hanno costellato tutta la storia umana dal Portogallo al Giappone in migliaia di anni: ogni volta era richieto il ritorno all'età dell'oro, in Occidente lo slogan più famoso consisteva nel chiedere dove era il padrone feudatario quando Berta filava e Adamo arava i campi (la visione gilanica è già molto parziale e deformata come si vede). Nel XIX secolo in Cina la rivolta Taiping restaurò di fatto l'eguaglianza nelal proprietà terriera nei territori controllati dai rivoltosi che tentarono ìdi ritornare ai tempi diventati mitici per dimenticanza della grande armonia, ma che noi sappiamo essere stati quelli neolitici.
  
L'utente Nessuno, però, grazie alle sue numerose letture in internet ha intuito alcune cose molto importanti dove dice che il culto della Dea non è mai definitivamente tramontato riferendosi alla sua ottima traduzione di un'intervista a Marija Gimbutas. Giustissimoi, ma cosa c'entra la Dea con l'anarchia (volendo si potrebeb anche dimostrare che in un certo senso c'entra ma ora non è il caso di esagerare con i contorsionismi intellettuali).
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L'utente Nessuno, però, grazie alle sue numerose letture in internet ha intuito alcune cose molto importanti dove dice che il culto della Dea non è mai definitivamente tramontato riferendosi alla sua ottima traduzione di un'intervista a Marija Gimbutas. Giustissimo, ma cosa c'entra la Dea con l'anarchia (volendo si potrebbe anche dimostrare che in un certo senso c'entra ma ora non è il caso di esagerare con i contorsionismi intellettuali).
  
Non soltanto infatti il culto della Dea, vivo in molte aree dell'est Europa, ma anche pratiche egualitarie agrarie non scomparvero del tutto in Europa nei territori europei che erano stati gilanici e un anarchico non può non andare con al mente alle comunità di villaggio (mir) ucraine e russe, su cui molti grandi pensatori socialisti russi, soprattutto i cosiddetti populisti specularono non poco avendo a disposizione molti testi di ricerca storica editi nel XIX secolo (von Haxthausen, von Mamer), oggi del tutto dimenticati e che ovviamente colpirono questi pensatori libertari (Herzen, Cernysevskij, Lavrov, ecc.) molti dei quali erano stati in esilio in Occidente ed avevano viste conosciuto la realtà abberrante dell'industrializzazione ed invece di celebrarla l'avevano condannata affidandosi per la Russia piuttosto una socializzazione delle terre unitamente ad una debole utilizzazione della tecnologia occidentale, in funzione dell'alleviamento dala fatica e non certo ad una sua glorificazione attraverso turni di 12, 14 ore a ritmi forsennati per l'intera vita lavorativa.
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Non soltanto infatti il culto della Dea, vivo in molte aree dell'est Europa, ma anche pratiche egualitarie agrarie non scomparvero del tutto in Europa nei territori che erano stati gilanici e un anarchico non può non andare con la mente alle comunità di villaggio (mir) ucraine e russe, su cui molti grandi pensatori socialisti russi, soprattutto i populisti specularono non poco avendo a disposizione molti testi di ricerca storica editi nel XIX secolo (von Haxthausen, von Mamer), oggi del tutto dimenticati e che ovviamente colpirono questi pensatori libertari (Herzen, Cernysevskij, Lavrov, ecc.) molti dei quali erano stati in esilio in Occidente ed avevano visto e conosciuto la realtà aberrante dell'industrializzazione ed invece di celebrarla l'avevano ovviamente e giustamente condannata, affidandosi per il futuro sociale della Russia piuttosto ad una socializzazione delle terre unitamente ad una debole utilizzazione della tecnologia occidentale, in funzione dell'alleviamento dalla fatica fisica e non certo ad una sua glorificazione attraverso turni di 12, 14 ore a ritmi forsennati per l'intera vita lavorativa.
  
Come primo tentativo di inquadrare questo problema di ordine storiografico estremamente profondo e innovativo per il pensiero libertario, per via degli innumerevoli agganci con le concezioni attuali in fatto di pensiero e prassi legati al genere ed all'ecologia, credo possa bastare, scrivere a raffica mi stanca, credo però che molte altre cose vadano aggiunte a quelle da me enunciate, per cominciare però credo bastino.
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Come primo tentativo di inquadrare questo problema di ordine storiografico estremamente profondo e innovativo per il pensiero libertario, per via degli innumerevoli agganci con le concezioni attuali in fatto di pensiero e prassi legati al genere ed all'ecologia, credo possa bastare, scrivere a raffica mi stanca, credo però che molte altre cose vadano aggiunte a quelle da me appena accennate, per cominciare però credo bastino.
  
 
:Una breve considerazione su naturalità e cultura: mi rendo conto che quando si inizia a parlare di “fatto naturale” si entra in una sorta di ginepraio, giacché la natura è presa ad esempio da tutti (fascisti, razzisti, religiosi, darwinisti sociali ecc.). Io concordo però con Bookchin quando dice che il mutualismo è una tendenza naturale molto importante, addirittura prevalente, sicuramente più della forza e della violenza (in questo senso i presunti naturalisti preferiscono presentare invece la natura come “crudele”, “violenta” ecc. piuttosto che mutualistica –basti pensare all’importanza della simbiosi-, probabilmente perché questa idea è più funzionale a questo sistema.). In un animale, come quello umano, dotato di ragione, il mutualismo dovrebbe avere una valenza ancora maggiore. Quindi, è vero che l’agricoltura non è istinto ma cultura..però l’idea di associazione comunitaria, agricola o meno, è secondo me naturale(quando parlo di naturale mi riferisco ad un fatto che è prevalente in natura e non dico certo che la violenza e la forza non abbiano a che vedere con la natura). E poiché è naturale, è stato necessario usare la violenza affinché i Kurgan imponessero il loro modello gerarchico. I gilanici, secondo me, ci insegnano che il mutualismo, l’unione libera e spontanea ecc. sono fatti intrinseci alla natura umana, infatti se la gerarchia e l’autorità fosse un fatto naturale e frutto di un percorso storico altrettanto naturale, allora non ci sarebbe bisogno di apparati di controllo, di carceri, della repressione, della propaganda e di tutte quelle tecniche di controllo volte all’atomizzazione sociale (urbanesimo) e alla separazione degli individui.--[[Utente:Nessuno|Nessuno]] 09:28, 22 nov 2008 (UTC)
 
:Una breve considerazione su naturalità e cultura: mi rendo conto che quando si inizia a parlare di “fatto naturale” si entra in una sorta di ginepraio, giacché la natura è presa ad esempio da tutti (fascisti, razzisti, religiosi, darwinisti sociali ecc.). Io concordo però con Bookchin quando dice che il mutualismo è una tendenza naturale molto importante, addirittura prevalente, sicuramente più della forza e della violenza (in questo senso i presunti naturalisti preferiscono presentare invece la natura come “crudele”, “violenta” ecc. piuttosto che mutualistica –basti pensare all’importanza della simbiosi-, probabilmente perché questa idea è più funzionale a questo sistema.). In un animale, come quello umano, dotato di ragione, il mutualismo dovrebbe avere una valenza ancora maggiore. Quindi, è vero che l’agricoltura non è istinto ma cultura..però l’idea di associazione comunitaria, agricola o meno, è secondo me naturale(quando parlo di naturale mi riferisco ad un fatto che è prevalente in natura e non dico certo che la violenza e la forza non abbiano a che vedere con la natura). E poiché è naturale, è stato necessario usare la violenza affinché i Kurgan imponessero il loro modello gerarchico. I gilanici, secondo me, ci insegnano che il mutualismo, l’unione libera e spontanea ecc. sono fatti intrinseci alla natura umana, infatti se la gerarchia e l’autorità fosse un fatto naturale e frutto di un percorso storico altrettanto naturale, allora non ci sarebbe bisogno di apparati di controllo, di carceri, della repressione, della propaganda e di tutte quelle tecniche di controllo volte all’atomizzazione sociale (urbanesimo) e alla separazione degli individui.--[[Utente:Nessuno|Nessuno]] 09:28, 22 nov 2008 (UTC)
  
 
"Da evidenziare come nelle società gilaniche non esistesse la separazione tra sacro e profano: la religione era la vita e viceversa. Una religione fatta sicuramente '''anche di riti e divieti''', ma in cui tuttavia l'essenza del tutto stava nel riconoscersi quale parte integrante della natura."
 
"Da evidenziare come nelle società gilaniche non esistesse la separazione tra sacro e profano: la religione era la vita e viceversa. Una religione fatta sicuramente '''anche di riti e divieti''', ma in cui tuttavia l'essenza del tutto stava nel riconoscersi quale parte integrante della natura."
Cosa si intende per riti e divieti ? Divieto vuol dire "imporre per legge" e ciò non era neanche pensabile nella cultura e nello stile di vita delle società gilaniche, libere ed antiautoritarie per eccellenza. Che sia stato un errore di valutazione da parte dell' autore della pagina o del paragrafo ? --[[Utente:Il Galeone|Il Galeone]] 19:16, 18 giu 2013 (UTC)
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Cosa si intende per riti e divieti? Divieto vuol dire "imporre per legge" e ciò non era neanche pensabile nella cultura e nello stile di vita delle società gilaniche, libere ed antiautoritarie per eccellenza. Che sia stato un errore di valutazione da parte dell'autore della pagina o del paragrafo? --[[Utente:Il Galeone|Il Galeone]] 19:16, 18 giu 2013 (UTC)
:Le società gilaniche non erano società anarchiche vere e proprie, il culto della Dea prevedeva quindi anche dei divieti imposti dalla tradizione religione. Le società gilaniche non erano il paradiso in terra. Cmunque adesso provo a contattare uno più esperto di me sull'argomento.--[[Utente:Nessuno|Nessuno]] 08:05, 19 giu 2013 (UTC)
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:Le società gilaniche non erano società anarchiche vere e proprie, il culto della Dea prevedeva quindi anche dei divieti imposti dalla tradizione religione. Le società gilaniche non erano il paradiso in terra. Comunque adesso provo a contattare uno più esperto di me sull'argomento.--[[Utente:Nessuno|Nessuno]] 08:05, 19 giu 2013 (UTC)
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Ciao a tutti, riconosco che l'espressione divieti suoni malissimo se riferita soprattutto ad una cultura oggettivamente egualitaria e autenticamente libertaria. Possiamo utilizzare allora il più celebre "tabù", ma le cose non cambiano un granché. Le culture gilaniche devono pur aver spiegato i perché certe cose erano giuste oppure non, per cui precetti negativi come il "non uccidere" o più in generale "non fare del male" andava sicuramente insegnato. Sicuramente si trattava di cose estremamente ovvie ed erano già implicite nel comportamento dei soggetti adulti da cui la gioventù gilanica traeva i suoi primi insegnamenti comportamentali prima ancora di essere iniziati ad insegnamenti relativi ai principi che reggevano la socialità egualitaria.
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L'emulazione è infatti la base di ogni cultura, anche di quelle classiste, e funziona sempre. Il fatto che esista contestazione da sempre sull'effettiva democraticità delle nostre società occidentali totalitarie, è un ottimo segno di come una cultura reazionaria e classista oppressiva abbia bisogno costantemente di un sistema di controllo dei principi generali e dei comportamenti effettivi dei singoli, molti dei quali notano, individuano e denunciano le sue mistificazioni.
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La cultura gilanica in quanto basata sull'autenticamente sentire umano, sulla regola in fondo della reciprocità, non è in questo senso mai morta, attende una sua restaurazione da millenni e nell'attesa da millenni non ha fatto che denunciare e criticare l'oppressione. Sta a noi che sappiamo queste cose non disperdere questo patrimonio culturale vastissimo filosofico, artistico, letterario, etico politico, ecc. e anzi valorizzarlo reimmettendolo nell'attuale sapere storiografico che pur conoscendola fa di tutto per ignorarla o confinarla in fondo al tempo ritenendola "preistorica" quando invece la preistoria o meglio la "post-storia" è iniziata proprio con il dominio dell'uomo sull'uomo, con il sorgere cioè delle società antiumane classite.
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L'uscita dall'attuale preistoria, se si verificherà, ci farà reimmettere sul terreno autenticamente storico in cui il naturale e l'umano non saranno più in contraddizione e conflitto ma per dirla con un celebre aforisma "naturalismo compiuto dell'uomo e umanesimo compiuto della natura".
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[[Utente:Ario Libert]].

Revision as of 08:56, 19 June 2013

Interrogativo rivolto a chiunque abbia seguito anche poco lo sviluppo delle voci relative alle culture gilaniche o egualitarie preistoriche e agli autori o meglio autrici che le hanno scoperte e scritto in proposito e gestite soprattutto dall'utente e amministratore nessuno:

Perché i cosiddetti gilanici erano "anarchici" ovverossia perché i maggiori teorici dell'anarchia ottocentesca hanno professano idee gilaniche?

Non si vince nulla ma si guadagna tanto in chiarezza storica e sul versante critico ideologico.

MAX.

La risposta che sto per dare probabilmente non è molto originale, ma è l'unica che mi viene in mente. I gilanici ci dimostrano che, come dice Murray Bookchin, il mutualismo, l'aiuto reciproco sono aspetti importantissimi in natura. L'essere umano, come tutti gli animali tende quindi naturalmente a stringere alleanze mutualistiche. La gerarchia, l'autorità ecc. sono stati imposti solo con l'uso della violenza delle armi e della menzogna. Le società gilaniche hanno a lungo vissuto naturalmente e quindi, altrettanto naturalmente, hanno sviluppato rapporti non violenti e non gerarchici (ciò non significa che in quelle società non c'erano problemi o che è possibile ipotizzare una società perfetta. E' possibile però ipotizzare una società in cui problemi vengono affrontati e possibilmente risolti collettivamente...). Anche se ufficialmente l'anarchia nasce solo nell'800, gli anarchici sono sempre esistiti nella storia (molte eresie cristiane avevano tendenze di questo tipo oppure pensiamo agli Enrages della rivoluzioen francese)..perché il pensiero anarchico si è sviluppato definitivamente solo nell'800?La risposta classica sarebbe perchè c'è stato l'illuminismo, la riv. francese e soprattutto la rivoluzione industriale che ha portato alla nascita del mov.operaio, del socialismo, comunismo ecc. Immagino però che ciò sia troppo banale..si potrebbe pensare che le idee gilaniche non sono mai state del tutto soppiantate e che, per esempio, come dice Marija Gimbutas, poiché il culto della dèa è a lungo sopravvissuto in molte zone, molte idee gilaniche siano sopravvissute. Per questo forse l'anarchia si è sviluppata in grande misura nell'area russa..forse perchè le idee gilaniche, sviluppate intorno al culto della Dèa, non sono mai state del tutto soppiantate. Insomma la risposta non è molto originale...ma sarebbe interessante sviluppare un piccolo dibattito--Nessuno 09:52, 21 nov 2008 (UTC)


Bel tentativo da parte di Nemo, risposta ovvia nelle prime righe, del genere che alcune pulsioni sono insite nella natura umana e quindi si ripresentano di quando in quando nella storia. Con la natura però non si interpreta la cultura e l'arbitrio e la razionalità intesa positivamente ci rimettono molto. Oltrettutto le società gilaniche erano prodotto della cultura umana e non un adattamento da parte di un semplice animale in un ambiente. L'agricoltura è cultura non istinto. Il fatto che movimenti antiautoritari siano sempre stati presenti nella storia è invece enormemente più centrato e risponde non soltanto all'esigenza di liberarsi dal dominio da parte dei dominati, quando l'occasione e le ideologie combinate insieme ne hanno offerto l'occasione, ma c'è anche qualcosa di più.

Questo di più è indubbiamente legato in grande parte ai tentativi da parte degli stessi gilanici di non morire culturalmente. Benché dominati essi hanno saputo crearsi una controcultura e cioè la loro cultura adattata alle circostanze e ai tempi. Dobbiamo metterci nella loro pelle per capirlo bene.

Tutto quanto è definito spesso in modo oscuro e distorto come "esoterico" è indubbiamente frutto della loro capacità di opporsi alla catastrofe loro accaduta. Parlare un linguaggio oscuro pieno di metafore gradevoli ed improntate all'amore e alla convivenza pacifica e universale è stato da essi elaborato affinché la nuova configurazione sociale poggiasse su basi di ampio consenso ed un minimo di armonia.

Le civiltà gilaniche oltrettutto possedevano conoscenze estremamente vaste e raffinate, tutto ciò che chiamiamo "alternativo" riferito all'occidente come lo yoga l'agopuntura, pratiche chirurgiche progredite, l'astronomia e la cosmologia arcaiche, la cosiddetta alchimia, l'astrologia, la farmaceutica a base di prodotti vegetali, le dottrine come il tao, il reincarnazionismo, le tecniche di meditazione e rilassamento, ecc. ecc. non sono che una frammentazione del loro sapere e della loro cultura scientifica e metafisica originariamente estremamente organica e armoniosamente sistematica.

Tutto questo sapere era bramato dai nuovi dominatori che incapaci di comprenderli e praticarli le lasciarono nelle mani di chi era già competente, in genere le donne, con il tempo anche gli uomini lo divennero ma oramai si era stabilito un modo di operare magari riadattato in grande parte ideologicamente ma che funzionava come in precedenza ai tempi della grande dea.

La storia è attraversata da questi filoni di pensiero clandestino ed occulto che riemergono quando le circostanze storiche lo permettono maggiormente. L'alchimia ne è un grandissimo esempio, uno dei più grandi come Jung e altri ricercatori hanno chiaramente intuito, la sua mentalità ha sorretto un pensiero mistico alternativo di tipo laico, senza clero e dogmi e avente come centro della sua speculazione e ricerca la Natura praticamente deificata attraverso cui le pulsioni razionali più elevate (la creatività, la libera ricerca, la propria realizzazione interiore, ecc) erano perfettamente padroneggiate e volte ad elevarsi spiritualmente. Tutte attività che le culture gilaniche favorivano e promuovevano.

La storia quindi, come molti ricercatori sia accademici e non hanno nel corso del tempo saputo vedere, è ben diversa da quello che ci raccontano. Basti per fare un esempio più concreto e di portata universale pensare alle sollevazioni contadine che hanno costellato tutta la storia umana dal Portogallo al Giappone in migliaia di anni: ogni volta era richieto il ritorno all'età dell'oro, in Occidente lo slogan più famoso consisteva nel chiedere dove era il padrone feudatario quando Berta filava e Adamo arava i campi (la visione gilanica è già molto parziale e deformata come si vede). Nel XIX secolo in Cina la rivolta Taiping restaurò di fatto l'eguaglianza nelal proprietà terriera nei territori controllati dai rivoltosi che tentarono ìdi ritornare ai tempi diventati mitici per dimenticanza della grande armonia, ma che noi sappiamo essere stati quelli neolitici.

L'utente Nessuno, però, grazie alle sue numerose letture in internet ha intuito alcune cose molto importanti dove dice che il culto della Dea non è mai definitivamente tramontato riferendosi alla sua ottima traduzione di un'intervista a Marija Gimbutas. Giustissimo, ma cosa c'entra la Dea con l'anarchia (volendo si potrebbe anche dimostrare che in un certo senso c'entra ma ora non è il caso di esagerare con i contorsionismi intellettuali).

Non soltanto infatti il culto della Dea, vivo in molte aree dell'est Europa, ma anche pratiche egualitarie agrarie non scomparvero del tutto in Europa nei territori che erano stati gilanici e un anarchico non può non andare con la mente alle comunità di villaggio (mir) ucraine e russe, su cui molti grandi pensatori socialisti russi, soprattutto i populisti specularono non poco avendo a disposizione molti testi di ricerca storica editi nel XIX secolo (von Haxthausen, von Mamer), oggi del tutto dimenticati e che ovviamente colpirono questi pensatori libertari (Herzen, Cernysevskij, Lavrov, ecc.) molti dei quali erano stati in esilio in Occidente ed avevano visto e conosciuto la realtà aberrante dell'industrializzazione ed invece di celebrarla l'avevano ovviamente e giustamente condannata, affidandosi per il futuro sociale della Russia piuttosto ad una socializzazione delle terre unitamente ad una debole utilizzazione della tecnologia occidentale, in funzione dell'alleviamento dalla fatica fisica e non certo ad una sua glorificazione attraverso turni di 12, 14 ore a ritmi forsennati per l'intera vita lavorativa.

Come primo tentativo di inquadrare questo problema di ordine storiografico estremamente profondo e innovativo per il pensiero libertario, per via degli innumerevoli agganci con le concezioni attuali in fatto di pensiero e prassi legati al genere ed all'ecologia, credo possa bastare, scrivere a raffica mi stanca, credo però che molte altre cose vadano aggiunte a quelle da me appena accennate, per cominciare però credo bastino.

Una breve considerazione su naturalità e cultura: mi rendo conto che quando si inizia a parlare di “fatto naturale” si entra in una sorta di ginepraio, giacché la natura è presa ad esempio da tutti (fascisti, razzisti, religiosi, darwinisti sociali ecc.). Io concordo però con Bookchin quando dice che il mutualismo è una tendenza naturale molto importante, addirittura prevalente, sicuramente più della forza e della violenza (in questo senso i presunti naturalisti preferiscono presentare invece la natura come “crudele”, “violenta” ecc. piuttosto che mutualistica –basti pensare all’importanza della simbiosi-, probabilmente perché questa idea è più funzionale a questo sistema.). In un animale, come quello umano, dotato di ragione, il mutualismo dovrebbe avere una valenza ancora maggiore. Quindi, è vero che l’agricoltura non è istinto ma cultura..però l’idea di associazione comunitaria, agricola o meno, è secondo me naturale(quando parlo di naturale mi riferisco ad un fatto che è prevalente in natura e non dico certo che la violenza e la forza non abbiano a che vedere con la natura). E poiché è naturale, è stato necessario usare la violenza affinché i Kurgan imponessero il loro modello gerarchico. I gilanici, secondo me, ci insegnano che il mutualismo, l’unione libera e spontanea ecc. sono fatti intrinseci alla natura umana, infatti se la gerarchia e l’autorità fosse un fatto naturale e frutto di un percorso storico altrettanto naturale, allora non ci sarebbe bisogno di apparati di controllo, di carceri, della repressione, della propaganda e di tutte quelle tecniche di controllo volte all’atomizzazione sociale (urbanesimo) e alla separazione degli individui.--Nessuno 09:28, 22 nov 2008 (UTC)

"Da evidenziare come nelle società gilaniche non esistesse la separazione tra sacro e profano: la religione era la vita e viceversa. Una religione fatta sicuramente anche di riti e divieti, ma in cui tuttavia l'essenza del tutto stava nel riconoscersi quale parte integrante della natura." Cosa si intende per riti e divieti? Divieto vuol dire "imporre per legge" e ciò non era neanche pensabile nella cultura e nello stile di vita delle società gilaniche, libere ed antiautoritarie per eccellenza. Che sia stato un errore di valutazione da parte dell'autore della pagina o del paragrafo? --Il Galeone 19:16, 18 giu 2013 (UTC)

Le società gilaniche non erano società anarchiche vere e proprie, il culto della Dea prevedeva quindi anche dei divieti imposti dalla tradizione religione. Le società gilaniche non erano il paradiso in terra. Comunque adesso provo a contattare uno più esperto di me sull'argomento.--Nessuno 08:05, 19 giu 2013 (UTC)


Ciao a tutti, riconosco che l'espressione divieti suoni malissimo se riferita soprattutto ad una cultura oggettivamente egualitaria e autenticamente libertaria. Possiamo utilizzare allora il più celebre "tabù", ma le cose non cambiano un granché. Le culture gilaniche devono pur aver spiegato i perché certe cose erano giuste oppure non, per cui precetti negativi come il "non uccidere" o più in generale "non fare del male" andava sicuramente insegnato. Sicuramente si trattava di cose estremamente ovvie ed erano già implicite nel comportamento dei soggetti adulti da cui la gioventù gilanica traeva i suoi primi insegnamenti comportamentali prima ancora di essere iniziati ad insegnamenti relativi ai principi che reggevano la socialità egualitaria. L'emulazione è infatti la base di ogni cultura, anche di quelle classiste, e funziona sempre. Il fatto che esista contestazione da sempre sull'effettiva democraticità delle nostre società occidentali totalitarie, è un ottimo segno di come una cultura reazionaria e classista oppressiva abbia bisogno costantemente di un sistema di controllo dei principi generali e dei comportamenti effettivi dei singoli, molti dei quali notano, individuano e denunciano le sue mistificazioni. La cultura gilanica in quanto basata sull'autenticamente sentire umano, sulla regola in fondo della reciprocità, non è in questo senso mai morta, attende una sua restaurazione da millenni e nell'attesa da millenni non ha fatto che denunciare e criticare l'oppressione. Sta a noi che sappiamo queste cose non disperdere questo patrimonio culturale vastissimo filosofico, artistico, letterario, etico politico, ecc. e anzi valorizzarlo reimmettendolo nell'attuale sapere storiografico che pur conoscendola fa di tutto per ignorarla o confinarla in fondo al tempo ritenendola "preistorica" quando invece la preistoria o meglio la "post-storia" è iniziata proprio con il dominio dell'uomo sull'uomo, con il sorgere cioè delle società antiumane classite. L'uscita dall'attuale preistoria, se si verificherà, ci farà reimmettere sul terreno autenticamente storico in cui il naturale e l'umano non saranno più in contraddizione e conflitto ma per dirla con un celebre aforisma "naturalismo compiuto dell'uomo e umanesimo compiuto della natura". Utente:Ario Libert.