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Società di cacciatori \ raccoglitori

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Donne e bambine Aeta, cacciatori-raccoglitori dell'isola di Luzon (Filippine).
Si definiscono società di cacciatori\raccoglitori quelle comunità che fanno esplicito riferimento all'epoca del paleolitico e mesolitico in cui i membri si procurano il cibo cacciando animali e raccogliendo frutti selvatici, senza praticare alcuna forma di agricoltura o allevamento.

Per il materialismo storico, la caccia e raccolta costituiscono la prima sottofase (fase selvaggia) del comunismo primitivo.

Organizzazione economica e sociale

In queste società, l'attività umana si concentra ad un'esclusiva attività predatoria, dal momento che non si produce nulla ma si consuma e basta. Sia la caccia\pesca che la raccolta sono indispensabili per soddisfare i bisogni di queste società.

L'alimentazione

Nonostante le limitazioni degli studi, soprattutto nel caso dei gruppi paleolitici, comparazioni etnografiche tra le diverse comunità esistenti sembrano far prevalere il consumo di vegetali sulla carne. Alcuni autori, attraverso loro studi, ritengono che il fabbisogno calorico di un gruppo vari a seconda di una moltitudine di fattori, come il clima, l'attività fisica, ecc. Per esempio, nei climi più caldi i vegetali sembrerebbero nella dieta quotidiana prevalere rispetto alla carne (80% consumo di vegetali e 20% di carne), mentre in quelli freddi la percentuale di carne nella dieta tenderebbe ad aumentare (a causa di un bisogno di più calorie). In tutti i casi, la dieta soddisfa i fabbisogni degli esseri umani e non si registrano carenze alimentari.

Il lavoro

Tra i cacciatori-raccoglitori esiste una divisione sessuale dei compiti, che porta generalmente i maschi ad assumere prevalntemente il ruolo di cacciatori, mentre la raccolta tende maggiormente ad essere ad appannaggio delle donne. La divisione dei compiti non è dogmatica ma funzionale agli interessi della comunità, infatti tra gli Aeta delle Filippine «circa l'85% delle donne va a caccia, e cacciano alla stessa maniera degli gli uomini. Le donne Aeta cacciano in gruppo e con i cani ed hanno un tasso di successo del 31% contro il 17% per gli uomini. Le loor percentuali sono ancora migliori quando uniscono le forze con gli uomini:.. gruppi di cacciatori misti hanno un tasso di pieno successo pari al 41% tra il Aeta».[1]

Gli studi hanno dimostrato come i cacciatori-raccoglitori soddisfano le loro esigenze con una media settimanale di lavoro inferiore alle 35 ore. Durante una conferenza dal titolo Man and hunter tenutasi nel 1966, Marshall Sahlins presentò un documento intitolato Notes on the Original Affluent Society («Note sul primitivo benessere della società»), dove vengono confutate le caratteristiche più negative attribuite a queste comunità (Thomas Hobbes, per esempio, nel 1651 scrisse che i cacciatori-raccoglitori avevano una vita «solitaria, povera, sgradevole, brutale e breve»). Secondo Sahlins, studi dati etnografici dimostrano che i cacciatori-raccoglitori hanno lavorato molte meno ore e goduto più tempo libero degli umani che vissero nella società industriale. Sostanzialmente si nutrirono anche assai meglio. Il loro "benessere" nasce dall'idea che la soddisfazione umana non necessita di troppi beni materiali. Questa soddisfazione ha portato Sahlins a costituire quella lui chiama «economia Zen».[2]Altri ancora, più semplicemente, definiscono quest'economia come economia del dono.

Egualitarismo sociale

Queste società, poichè fondamentalmente non conoscono discriminazioni e privilegi per chicchessia, possono di conseguenza essere definite egualitarie. L'egualitarismo tipico dei cacciatori e raccoglitori umani non è mai totale, ma è sorprendente se visto in un contesto evolutivo. Uno degli animali geneticamente più prossimi agli esseri umani, ovvero gli scimpanzé, sono tutt'altro che egualitari, dal momento che tendono a costruire delle gerarchie, seppur labili, dominate da un maschio alfa. Così grande è il contrasto con cacciatori-raccoglitori umani, che gran parte dei paleoantropologi attribuiscono alla resistenza al dominio un fattore chiave per l'emersione evolutiva della coscienza umana, del linguaggio e dell'organizzazione sociale. [3][4][5]

Talvolta, per cause di forza maggiore (es. una guerra), può emergere un "capo", che altro non è che una figura carismatica che gode della stima di tutti ma che non dà origine ad una gerarchia. Questa figura generalmente è destinata a durare poco, sino a quando cioè termina la fase emergenziale. Un certo prestigio lo gode invece lo sciamano, che per le sue prestazioni di guarigione spesso riceve numerosi doni.

Gli insediamenti abitativi

Gli insediamenti dei cacciatori-raccoglitori possono essere permanenti, temporanei o una una combinazione dei due, a seconda del carattere nomade della comunità. Comunità mobili, in genere costruiscono rifugi utilizzando materiali temporanei, oppure possono utilizzare ripari naturali, laddove sono disponibili.

Organizzazione sociale

L'unità sociale di base è la famiglia nucleare. Una decina di famiglie formano una banda, che normalmente è un gruppo autosufficiente per la sopravvivenza, anche se spesso per svariati motivi nasce il bisogno di rapporti, normalmente pacifici, con le bande vicine con cui si stabiliscono relazioni fondate principalmente sul baratto. Le bande appartengono a un gruppo più vasto chiamate Tribù, unito territorialmente e dall'uso della stessa lingua. Se poi in una tribù le bande si riconoscono nelle stesse origini, allora si parla di Clan che spesso per celebrare l'unità si servirà di oggetti simbolici come ad esempio i Totem.

Lo scambio reciproco e la condivisione delle risorse (ad esempio, la carne acquisita durante caccia) sono caratteristiche imprescindibili nei sistemi economici delle società di cacciatori-raccoglitori.

Gruppi esistenti

Questo genere di società sono andate via via scomparendo dopo la scoperta del'agricoltura ed attualmente sono in via d’estinzione a causa del contatto con le società moderne. Si calcola che oggi siano circa 40 mila gli esseri umani che vivono ancora con questo sistema economico-sociale, tra cui per esempio i Boscimani africani. Nonostante i numeri siano esigui, le poche società ancora esistenti hanno consentito agli antropologi di poter meglio comprendere lo sviluppo dell'organizzazione sociale umana.

I gruppi più conosciuti sono gli Aborigeni dell'Australia, gli eschimesi di Groenlandia, Canada, Alaska e la Siberia e le diverse etnie della selva amazzonica. I Boscimani dello Botsuana, Namibia e del sud Angola hanno perso gran parte del loro territorio e molti di loro vivono come braccianti. Alcuni Pigmei proseguono a vivere come cacciatori. Esistono gruppi meno conosciuti in Somalia, Etiopia, Kenia, Tanzania, Ruanda e Burundi; in Canada, USA, Brasile, Venezuela, Colombia, Bolivia e Cile, o in Russia, India, Tailandia, Malasia, Indonesia e Filippine.

Note

  1. Biesele, Megan; Barclay, Steve (March 2001). Ju/'Hoan Women's Tracking Knowledge And Its Contribution To Their Husbands' Hunting Success. African Study Monographs. Suppl.26: 67–84.
  2. Sahlins, M. (1968). Notes on the Original Affluent Society, Man the Hunter. R.B. Lee and I. DeVore (New York: Aldine Publishing Company) pp. 85-89. ISBN 0-202-33032-X. See also: Jerome Lewis, Managing abundance, not chasing scarcity, Radical Anthropology, No.2, 2008, and John Gowdy, Hunter-Gatherers and the Mythology of the Market, in Lee, Richard B (2005). Cambridge Encyclopedia of Hunters and Gatherers.
  3. Erdal, D.; Whiten, A. (1994). On human egalitarianism: an evolutionary product of Machiavellian status escalation?. Current Anthropology 35 (2): 175–183. doi:10.1086/204255.
  4. Erdal, D. and A. Whiten 1996. Egalitarianism and Machiavellian intelligence in human evolution. In P. Mellars and K. Gibson (eds), Modelling the early human mind. Cambridge: McDonald Institute Monographs.
  5. Christopher Boehm (2001), Hierarchy in the Forest: The Evolution of Egalitarian Behavior, Cambridge, MA: Harvard University Press.

Bibliografia

  • Pierre Clastres, Anarchia selvaggia. Le società senza stato, senza fede, senza legge, senza re, Eleuthera, 2013
  • Ashley Montagu, Il buon selvaggio. Educare alla non aggressività, Eleuthera, 1987
  • Marshall David Sahlins, Economia dell'età della pietra, Bompiani, 1980
  • Claude Lévi-Strauss, La vita familiare e sociale degli indiani Nambikwara, trad. di Paolo Caruso, Einaudi, 1970

Voci correlate

Categoria:Antropologia Categoria:SocietÃ