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Talk:Gilania. Una grande luce inestinguibile in fondo alla storia

From Anarchopedia
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IMPLICAZIONI storiografiche ed ermeneutiche connesse all'esistenza delle società gilaniche

La presente bozza di articolo intitolata in modo generico Gilania. Una grande luce inestinguibile in fondo alla storia, non ha alcuna intenzione di approfondire quanto già alcune voci di Anarchopedia hanno discretamente illustrato a proposito di questo argomento sterminato quanto fondamentale di tutta la cultura storica esistente e su cui negli ultimi anni, anche se a rilento, molti settori del pensiero critico dell'esistente hanno cominciato, pur se timidamente, a tenere in debita considerazione o per lo meno a prendere atto della sua esistenza.

Noi di Anarchopedia siamo stati i primi ad esserci accorti, e sicuramente su scala mondiale, quanto questa tematica storiografica poggiante solidamente su una massa copiosa di dati materiali e interpretazioni rigorosissime e rispettose dei criteri di scientificità, sia vitale non soltanto per il progresso effettivo e reale del sapere quanto per la causa della ricerca di una nuova forma di socialità autenticamente umana, cioè veramente basata sulla partecipazione alla cosa pubblica di tutti gli esseri umani indipendentemente dalle differenze etniche o di sesso.

La semplice presa d'atto dell'esistenza di una serie di società egualitarie molto avanzate sul piano materiale e culturale diffusa su di un'ampia parte del globo per un alto numero di millenni e in diretta continuità culturale con il paleolitico, non è in sé la cosa cosa più importante di questa tematica quanto il suo piano elementare di natura puramente constatativa e quindi oggettivamente limitato e limitante per una sua profonda comprensione e soprattutto utilizzazione in senso critico interpretativo globale.

La tematica gilanica rispetto a qualunque altra esistente di natura storiografica presenta una propria peculiarità che la rende irriducibile a qualunque altra, introduce soprattutto un novum a livello interpretativo dell'intera storia umana da necessitare, per il suo positivo accoglimento cioè per la sua totale accettazione da parte della cultura attuale, di una vasta revisione dell'intero sapere esistente e non soltanto di quello storico.

Questo novum è ovviamente connesso alla natura sociale e quindi umana totalmente altra rispetto alla cultura dominante occidentalista, così come di ogni altra cultura che rispetto a quella occidentale ne condivida gli assunti strutturanti di fondo. Da questo punto di vista abbiamo quindi da una parte la gilania con il suo egualitarismo, il rispetto per la vita e la natura, la sua mancanza di sessismo e di specismo, l'assenza di istituzioni gerarchiche, militari e burocratiche autoritarie e quindi di repressione sociale di qualunque genere all'interno di qualunque società gilanica così come di guerre verso altre società sia gilaniche esterne sia di diversa configurazione sociale.

Dall'altra parte avremo, a seguito di quel grande evento di natura storica noto come invasioni Kurgan avvenute a partire dal IV millennio a. C., tutto l'esatto opposto una volta avvenuto l'orrendo crimine della soppressione-fagocitazione delle società gilaniche, cioè la loro distruzione e di conseguenza il sorgere del dominio dell'uomo sull'uomo, cioè la nascita della società classista, statuale, gerarchica, burocratica, militarista, oppressiva e repressiva di ogni forma di pensiero o comportamento non ritenuta conforma ad un modello rigorosamente codificato e sacralizzato, sessista, specista, guerrafondaia.

Siamo quindi in presenza non soltanto di due modi di produzione diversi tra vaste aree di civiltà, situazione tipica d'altronde dell'intera storia umana, ma di due strutturazioni sociali l'una antitetica rispetto all'altra, in cui cioè il massimo della negatività a qualunque livello lo si consideri, sociale e culturale, è concentrato unicamente da una parte e cioè nelle società classiste nomadi pastorali (Kurgan in un primo tempo e poi le cosiddette popolazioni indoeuropee, per rispettare la classificazione storiografica oramai consolidata); mentre il massimo della positività a livello istituzionale e culturale è unicamente concentrato nelle società neolitiche, così come in precedenza lo era in quelle paleolitiche.