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Talk:Gilania. Una grande luce inestinguibile in fondo alla storia
IMPLICAZIONI storiografiche ed ermeneutiche connesse all'esistenza delle società gilaniche
Implicazioni storico-interpretative derivanti dalla teoria gilanica
In questa sede una elencazione delle implicazioni a livello teorico dell'esistenza delle società gilaniche è più che necessaria per avviare al più presto una serie di revisioni storiografiche fondamentali in senso storico veritativo, che pur già nell'aria da tempo o già parzialmente avviate in determinati campi o ambiti particolari, presentano però il torto di non avvalersi dell'apporto teorico decisivo, quello cioè della reale esistenza storica della gilania e cioè di una pluralità di società esistite in epoche remote a struttura sociale orizzontale, cioè democratiche e quindi non discriminatorie nei confronti dei suoi membri così come nei confronti di altre società ad esse esterne della stessa o diversa natura sociale e culturale.
Ad ogni punto di questo elenco dovrebbe corrispondere un primo processo di ristrutturazione del sapere storico esistente che tenga in debito conto di esso così come della sua integrazione con la tematica gilanica e dell'influenza di quest'ultima sul processo storico successivo che ha condotto alla formazione storica dello stato e cioè delle società statuali storicamente note a partire dalla fine del IV millennio a. C. Una tematica quest'ultima ancora nebulosa nella storiografia tradizionale per tutta una serie di motivi che dovranno essere analizzati criticamente a fondo.
Quindi, tanto per darci un punto di partenza, una prima se non la primissima implicazione veicolata dalla tematica gilanica è appunto:
1. L'invalidazione della concezione storiografica tradizionale della genesi storico sociale dello Stato come fatto positivo e soprattutto evolutivo, concezione che funge da sempre da fondamenta dell'intera ricerca storica universale.
Una volta posta questa prima implicazione fondamentale sul piano storiografico possiamo porre in evidenza altri punti relativi alle implicazioni citate sopra.
2. La conferma palese della assurdità e soprattutto erroneità dell'assunto antropologico della intrinseca malvagità della natura umana tanto caro a tutte le religioni, soprattutto quelle rivelate ed a carattere salvifico universale, così come di tanta ricerca sociale e dottrine etiche e morali, per non parlare del senso comune.
3. La revisione della reale progressione della conoscenza in qualunque ambito materiale e culturale, la rettificazione di questo punto storiografico strettamente connesso con i precedenti e quasi ad essi inestricabili, deve porre soprattutto in evidenza quanto le opere culturali delle società posteriori classiste post gilaniche siano totalmente debitrici appunto del sapere gilanico formatosi in una serie molto lunga e (essa sì) progressiva di millenni.
4. La chiarificazione di tutta una serie di tematiche storico culturali che dall'esistenza della gilania traggono motivo di chiarificazione totale e definitiva.
Valgano a titolo di esempio di questo punto:
+ la narrazione della maggior parte dei miti di tutto il mondo di un'epoca ritenuta sino ad oggi appunto mitica, in cui gli esseri umani non conoscevano che felicità , benessere ed erano esenti da malattie, sofferenza per fame o altre gravi mancanze e da un continuo stato di guerra, narrati ad esempio nei (non più) miti dell'età dell'oro, dell'Eden, ecc.
+ Le stesse idee della necessità del superamento dello stato di cose esistente a seguito del sorgere delle formazioni statuali e proto-statuali di un ordine razionale e giusto basato sull'equità sociale e sulla libertà di tutti i suoi membri. Queste concezioni socialiste arcaiche che la storiografia ha posto in rilievo da molto tempo in tutte le culture classiste non risultano quindi essere che una riproposizione di uno stato di cose precedentemente esistente.
5. La chiarificazione della natura totalmente spuria dei testi sacri di tutte le culture statuali o proto-statuali dotate di stratificazione sociale, interpretabili come l'intrusione di concezioni ideologiche di natura non gilanica da parte dei distruttori di questa progredita cultura, dopo il furto dei suoi apporti spirituali ritenuti dai dominatori più degni di essere conservati e ristrutturati tenendo conto anche delle proprie concezioni.
6. La valorizzazione di studi di natura storica del passato anche remoto i cui autori essendosi posti in una prospettiva di apertura alle concezioni tradizionali sia dei propri popoli sia di altri hanno posto in evidenza gravi lacune nel sapere storico stabilito venendone solitamente ripagati con l'ostracismo da parte della ortodossia accademica sia laica sia religiosa.
7. La totale estirpazione su basi storiografiche dimostrabili della totale assurdità dell'attribuzione di un valore positivo da parte degli studi di settori accademici più conservatori e reazionari e soprattutto di autori che su di essi si sono basati e si basano per dimostrare l'esistenza di una Tradizione arcaica basata sulla superiorità assoluta delle culture indoeuropee. Concezioni antiscientifiche sul piano storico e che hanno accompagnato e supportato l'ascesa dell'ideologia occidentalistica durante il XIX secolo nella fase di massima espansione coloniale del blocco occidentale europeo e trovato la loro massima aberrazione nelle dottrine irrazionali fasciste e naziste.
8. L'utilizzazione positiva della nozione storiografica della gilania nella critica totale dell'esistente e cioè della assoluta continuità tra l'evento sterminazionista kurganico, (che dobbiamo considerare come la contro rivoluzione preistorica da cui l'intera storia è scaturita) con l'intero processo storico noto. La storia assume così la figura estremamente drammatica ascrivibile come un'unica sindrome compulsiva ossessiva. La storia nota post gilanica cioè si configura non più come un processo evolutivo dal meno perfetto verso un assetto migliore quanto come una pura e semplice coazione a ripetere quel traumatico evento ogni volta viene posto in pericolo i meccanismi strutturanti delle società a dominio classista.
9. L'esistenza della gilania spiega oltretutto la potenza della permanenza all'interno dell'era storia classista di concezioni squisitamente gilaniche tramandate in modo ermetico e quindi la trasformazione funzionale di questo tramandamento come controcultura. Il linguaggio simbolico è stato il veicolo della trasmutazione culturale del sapere gilanico, della sua ristrutturazione come sapere sapienziale alto e colto nonché arcaicamente venerabile e quindi meritevole di grande considerazione. La mentalità ed i contenuti esoterici che ci sono noti storicamente in modo frammentario non rappresentano quindi che una parte dell'alta cultura gilanica elaborata in un vasto arco di millenni in modo continuativo e per apporti progressivi estremamente organici a questo tipo di sapere caratterizzato da un olismo profondo e ben consolidato.
Ciò significa che concezioni e insegnamenti esoterici come il taoismo, la pratica dell'I Ching, lo yoga, l'alchimia, lo gnosticismo, la cabala, il sufismo, la cosmologia sofisticata rilevabile in testi sacri e nella strutturazione di edifici sacri, oggetti di culto, nella stessa urbanistica; ecc. non sono altro che frammenti del sapere primordiale gilanico le cui basi vennero, come avremo modo di vedere, elaborate sin dal paleolitico superiore.