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Talk:H.1 Gli anarchici si sono sempre opposti al socialismo di stato?

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H.1 Gli anarchici si sono sempre opposti al socialismo di stato?[modifica]

Sì. Gli anarchici hanno sempre affermato che il vero socialismo non può essere creato utilizzando uno Stato. Il nucleo di base dell'argomento é semplice. Il socialismo implica l'uguaglianza, eppure lo Stato significa disuguaglianza - disuguaglianza in termini di potere. Come abbiamo illustrato nella sezione B.2 gli anarchici considerano che uno degli aspetti fondanti lo Stato sia la sua natura gerarchica. In altre parole, la delegazione del potere nelle mani di qualcuno. In quanto tale é in contraddizione con l'idea di base del socialismo, vale a dire l'uguaglianza sociale. Quelli che fanno parte del corpo dirigente in uno Stato hanno più potere di quelli che li hanno eletti. Questo é il ragionamento che seguono Malatesta e Hamon:

"Ci sono molte più ragioni che ci rendono i socialisti più logici e i più completi, poiché esigiamo per ogni persona non solamente la sua parte di ricchezza della società, ma anche la sua parte di potere." [1]

È con questa perspettiva che gli anarchici hanno combattuto l'idea del socialismo e del marxismo di Stato (anche se dovremmo sottolineare che le forme libertarie del marxismo, quali il comunismo dei consigli, hanno delle forti similitudini con l'anarchismo). Questa opposizione al socialismo autoritario é un aspetto centrale dell'anarchismo, un'opposizione che é stata forte e consistente. Benchè a volte qualcuno della destra sostenga che i socialisti libertari e gli anarchici hanno iniziato ad esprimere la loro opposizione al marxismo e al leninismo solamente dopo la caduta dell'Unione Sovietica, la verità è completamente diversa. Gli anarchici, dobbiamo sottolineare, si sono opposti a tutte le forme di socialismo di stato fin dall'inizio (nel caso della rivoluzione russa, gli anarchici sono stati tra i primi di sinistra ad essere vittima dei bolscevichi). In effetti la storia del marxismo è, in parte, la storia delle sue lotte contro gli anarchici, così come la storia dell'anarchismo è anche, in parte, la storia delle sue lotte contro le varie forme di marxismo e le sue ramificazioni. Sostenere, o insinuare, che gli anarchici si sono opposti solo recentemente al marxismo è falso - ci siamo opposti al marxismo sin dall'inizio.

Mentre sia Stirner che Proudhon hanno scritto diverse pagine contro i mali e le contraddizioni del socialismo di Stato, gli anarchici hanno cominciato a lottare davvero contro la forma marxista del socialismo di Stato a cominciare da Bakunin. Questo perché, fino alla Prima Internazionale, Marx ed Engels erano dei teorici socialisti relativamente sconosciuti. Proudhon conosceva Marx (si erano incontrati intorno al 1840 in Francia ed avevano avuto una corrispondenza) ma il marxismo era sconosciuto in Francia quando Proudhon era in vita, per cui egli non ha potuto criticare direttamente il marxismo (nonostante ciò, ha criticato Louis Blanc e altri socialisti di Stato francesi). Allo stesso modo, quando Stirner scrive L'Unico e la sua Proprietà il marxismo non esisteva, a parte qualche lavoro di Marx ed Engels. In effetti si potrebbe dire che il marxismo assunse la sua forma definitiva dopo che Marx ebbe letto l'opera di Stirner e scrisse contro di lui la sua diatriba, notoriamente sbagliata, L'ideologia tedesca. Comunque, come Proudhon, Stirner ha attaccato gli avversari socialisti di Stato e comunisti.

Prima di discutere dell'opposizione e della critica del marxismo di Bakunin nella prossima sezione, dovremmo prendere in considerazione il pensiero di Stirner e di Proudhon sul socialismo di Stato. Queste critiche contengono molte idee importanti e quindi vale la pena di ricapitolarle. Tuttavia, vale la pena notare che all'epoca in cui sia Stirner che Proudhon scrivevano, le idee comuniste avevano tutte carattere autoritario. Il comunismo libertario si sviluppò solo dopo la morte di Bakunin nel 1876.

Ciò significa che quando Proudhon e Stirner criticavano il "comunismo" che criticavano una specifica forma di comunismo, la forma che subordinava l'individuo alla comunità. Anche i comunisti anarchici come Kropotkin e Malatesta si opposero a tale tipo di "comunismo" (come diceva Kropotkin , "nel 1848 il "comunismo" è stato presentato in una forma che teneva pienamente conto della sfiducia di Proudhon a causa dei suoi effetti sulla libertà. La vecchia idea del comunismo era l'idea di comunità monastiche... le ultime vestigia della libertà e dell'energia individuale sarebbero state distrutte, se l'umanità avesse mai dovuto passare attraverso un tale comunismo."[2]). Naturalmente, può essere probabile che Stirner e Proudhon avrebbero rifiutato anche il comunismo libertario, ma tenete presente che non tutte le forme di "comunismo" sono identiche.

Per Stirner, il problema principale è che il socialismo (o comunismo), come il liberalismo, guardava all'"Umano" e non all'Unico. "Essere considerato come una semplice parte, una parte della società", ha dichiarato Stirner, "non può essere sopportato dall'individuo -- perché egli è di più; la sua unicità si oppone a questa concezione limitata". [3] In quanto tale, la sua protesta contro il comunismo era simile alla sua protesta contro il liberalismo (anzi, egli richiama l'attenzione per la loro somiglianza chiamando il socialismo e il comunismo "liberalismo sociale").

Stirner era consapevole che il capitalismo non era il grande difensore della libertà come affermavano i suoi sostenitori. "L'acquisto frenetico", diceva, "non ci permette di prendere fiato, ottenere il piacere cercato: non riceviamo conforto dai nostri beni". Il comunismo, con la "organizzazione del lavoro", può "portare i suoi frutti", così che "arriviamo ad un accordo sui lavori "umani", che non possono, come in regime di concorrenza, richiedere tutto il nostro tempo e la nostra fatica." Tuttavia, il comunismo è "muto" su coloro "per i quali è giunto il momento di essere raggiunto." Egli, al contrario, sottolinea che è per l'individuo, "per trarre conforto in se stesso come Unico". [4] Così il socialismo di stato non riconosce che l'obiettivo dell'associazione è quello di liberare l'individuo e invece assoggetta l'individuo a una nuova tirannia:

Non è ad un altro Stato (ad esempio uno "Stato del popolo") che mirano gli uomini, ma alla loro unione, unire, questa sempre fluida unione di tutti -- Uno Stato esiste anche senza la mia collaborazione... l'istituzione indipendente dello Stato crea la mia mancanza di indipendenza; la sua condizione di "crescita naturale", il suo organismo, richiede che la mia natura non cresca liberamente, ma sia ritagliata per adattarsi ad esso. "[5]

Allo stesso modo, Stirner disse che "il comunismo, con l'abolizione di tutti i beni privati, mi spinge ancora di più alla dipendenza dall'altro, cioè, alla generalità o collettività... [che è] una condizione che ostacola la mia libertà di azione, un potere sovrano sopra di me. Il comunismo giustamente si ribella contro l'oppressione dei singoli proprietari di cui ho esperienza; ma ancora più orribile è la forza che si mette nelle mani della collettività ".[6]

La storia ha definitivamente confermato questo. Con la nazionalizzazione dei beni, i vari regimi del socialismo di Stato hanno trasformato il lavoratore da un servo del capitalismo in un servo dello Stato. Al contrario, gli anarchici-comunisti sostengono le libere associazioni e i lavoratori autonomi come mezzi per garantire che la proprietà socializzata non divenga la negazione della libertà piuttosto che un mezzo per garantirla. Perciò l'attacco di Stirner su ciò che Marx definì "il comunismo volgare" è ancora importante e trova echi negli scritti dei comunisti anarchici così come nelle migliori opere di Marx e dei suoi seguaci più libertari.

Per mostrare la differenza tra il "comunismo" attaccato da Stirner e il comunismo anarchico, possiamo dimostrare che Kropotkin non fu "muto" sul perché l'organizzazione della produzione è fondamentale. Come Stirner, pensò che sotto il comunismo libertario l'individuo avrebbe "adempiuto al suo compito nel campo, nella fabbrica, e così via, che deve alla società come proprio contributo alla produzione in generale. Ed egli utilizzerà l'altra metà della sua giornata, della sua settimana, o del suo anno, per soddisfare le sue esigenze artistiche o scientifiche, o i suoi hobbies." [7] In altre parole, egli considera tutta la questione della organizzazione del lavoro come il mezzo per fornire all'individuo il tempo e le risorse necessarie per esprimere la propria individualità. Perciò l'anarco-comunismo comprende gli interessi e le argomentazioni di Stirner.

Argomentazioni simili a quelle di Stirner si possono trovare nelle opere di Proudhon contro i vari regimi del socialismo di Stato che esistevano già in Francia nella metà del XIX secolo. In particolare, egli attaccò le idee di Louis Blanc. Blanc, il cui libro più famoso è stato Organisation du Travail (L'Organizzazione del lavoro, pubblicato nel 1840) sosteneva che i mali sociali potrebbero essere risolti per mezzo di iniziative di governo e riforme finanziarie. Più in particolare, egli sosteneva che "è necessario utilizzare tutto il potere dello Stato" al fine di garantire la creazione e il successo delle associazioni dei lavoratori (o "fabbriche sociali"). Dal momento che "ciò che manca ai proletari per essere liberi sono gli strumenti di lavoro", il governo "deve fornire loro" tali strumenti. "Lo Stato", in breve, "dovrebbe porsi risolutamente a capo dell'industria". I capitalisti sarebbero incoraggiati ad investire denaro in queste fabbriche, per le quali sarebbe stato garantito l'interesse. Tali fabbriche fondate dallo Stato avrebbero presto costretto l'industria di proprietà privata a trasformarsi in fabbriche sociali, in modo da eliminare la concorrenza. [8]

Proudhon si oppose a tale progetto su più livelli. In primo luogo, egli disse che il progetto di Blanc si appellava "allo stato per la sua silenziosa partecipazione; cioè, egli si mette in ginocchio davanti ai capitalisti e riconosce la sovranità del monopolio". Dato che Proudhon vedeva lo Stato come uno strumento della classe capitalista, chiedere allo stato di abolire il capitalismo era illogico e impossibile. Inoltre, ottenendo i fondi per le "fabbriche sociali" dai capitalisti, l'idea di Blanc avrebbe ridotto difficilmente il loro potere. "Capitale e potere", diceva Proudhon, "organi secondari della società, sono sempre stati gli dei adorati dal socialismo; se capitale e potere non fossero esistiti, loro li avrebbero inventati." [9] Egli sottolineò il carattere autoritario dell'idea di Blanc:

"M. Blanc non si stanca mai di fare appello all'autorità, e il socialismo si dichiara a gran voce anarchico; M. Blanc pone il potere al di sopra della società, e il socialismo tende a subordinarlo alla società; M. Blanc fa discendere la vita sociale dall'alto, e il socialismo sostiene che esso nasce e cresce dal basso; M. Blanc corre dietro la politica e il socialismo è in cerca di scienza. Basta con le ipocrisie, vorrei dire al signor Blanc: non vuoi né il cattolicesimo né la monarchia né la nobiltà, ma hai bisogno di un Dio, di una religione, di una dittatura, di una censura, di una gerarchia, di distinzioni, e di gradi. Da parte mia, nego il tuo Dio, la tua autorità, la tua sovranità, il tuo Stato giudicante, e tutte le tue mistificazioni rappresentative".[10]

Allo stesso modo Proudhon si oppose alla natura "dall'alto al basso" delle idee Blanc. Invece di una riforma dall'alto, Proudhon sottolineò la necessità della classe operaia di organizzarsi per la loro liberazione. Come egli lo poneva, "il problema delle classi lavoratrici...non [è] prendere, ma dominare sia il potere che il monopolio, -- che è, essendo generato dalle viscere del popolo, dalla base del lavoro, un'autorità superiore, un dato di fatto più potente, che deve coinvolgere capitale e Stato e dominarli". Infatti, "per combattere e ridurre il potere, per porlo al suo giusto posto nella società, è inutile cambiare i detentori del potere o introdurre qualche variazione nei suoi meccanismi: deve essere trovata una combinazione di agricoltura e industria per mezzo della quale il potere, oggi sovrano della società, diventi loro schiavo."[11] Proudhon nel 1848 disse che "il proletariato deve emanciparsi senza l'aiuto del governo".[12] Questo perché lo Stato "si trova inevitabilmente incatenato al capitale e diretto contro il proletariato."[13] Inoltre, garantendo pagamenti di interessi, il progetto di Blanc assicurava lo sfruttamento continuato del lavoro da parte del capitale.

Proudhon, al contrario, sosteneva un approccio "a due vie" per minare il capitalismo dal basso: la creazione delle associazioni dei lavoratori e l'organizzazione del credito. Con la creazione di banche comuni, che fornivano credito al costo, i lavoratori potrebbero creare associazioni per competere con le imprese capitalistiche, cacciarle fuori dal mercato e quindi eliminare lo sfruttamento una volta per tutte attraverso la gestione autonoma dei lavoratori. In questo modo, la classe operaia si sarebbe emancipata dal capitalismo e avrebbe costruito una società socialista dal basso verso l'alto con le proprie forze e le proprie azioni. Proudhon, come osserva il marxista Paul Thomas, "credeva fervidamente...nella salvezza dei lavoratori con le proprie forze, attraverso la sola azione economica e sociale...Proudhon auspicava, con grande intuito, il ridimensionamento di questo terreno [dello Stato] dall'esterno per mezzo delle associazioni autonome della classe operaia". [14]

Rifiutando la rivoluzione violenta (e, di fatto, gli scioperi perchè controproducenti) esponeva mezzi economici per porre fine allo sfruttamento economico e, per questo, vedeva l'anarchia venire dalla riforma attraverso la concorrenza da parte delle associazioni dei lavoratori che sostituiscono l'industria capitalista (a differenza degli anarchici successivi, che erano rivoluzionari e dicevano che il capitalismo non può essere riformato e sostenevano gli scioperi e altre forme di azione diretta collettiva della classe operaia, la lotta e le organizzazioni di combattimento). Dato che la maggior parte della classe operaia francese era composta da artigiani e contadini, un tale approccio riflette il contesto sociale nel quale è stato proposto.

È stato questo contesto sociale, questa predominanza di contadini e artigiani nella società francese, che ha influenzato le idee di Proudhon. Egli non mancò mai di sottolineare che l'associazione sarebbe stata tirannia, se imposta ai contadini e agli artigiani (anzi, pensava che le associazioni sarebbero state liberamente accolte da questi lavoratori, se avessero pensato che era nel loro interesse). Egli affermò inoltre che la proprietà statale dei mezzi di produzione era un pericolo per la libertà del lavoratore industriale e, per di più, la prosecuzione del capitalismo con lo Stato come nuovo capo. Come disse nel 1848,"non voglio vedere lo Stato confiscare miniere, canali e ferrovie; che alimenterebbe la monarchia, e una maggiore schiavitù salariale. Vogliamo miniere, canali, ferrovie consegnate alle associazioni dei lavoratori democraticamente organizzate...queste associazioni [saranno] modelli per l'agricoltura, l'industria e il commercio, il nucleo principale di quella grande federazione di imprese e di società intessute nella stoffa comune della Repubblica democratica sociale ". [15] Le associazioni dei lavoratori sarebbero richieste per quelle industrie che oggettivamente ne hanno bisogno (cioè l'industria capitalista) e per gli altri lavoratori che le desiderano.

Marx, naturalmente, aveva risposto all'opera di Proudhon Sistema delle contraddizioni economiche con la sua Miseria della filosofia. L'opera di Marx ha suscitato scarso interesse quando fu pubblicata, anche se Proudhon lesse attentamente e annotò la sua copia dell'opera di Marx, affermando che era "un libello" e un "ordito di abusi, calunnie, falsificazioni e plagi" (appellò persino Marx come "la tenia del socialismo. ") [16] Purtroppo Proudhon non replicò all'opera di Marx a causa di una grave crisi familiare e successivamente per l'inizio della rivoluzione francese del 1848. Tuttavia, date le sue opinioni su Louis Blanc e sugli altri socialisti che vedevano il socialismo introdotto dopo aver preso il potere dello Stato, egli non sarebbe stato per nulla favorevole alle idee di Marx.

Così, mentre nessuna delle argomentazioni di Proudhon e di Stirner è direttamente rivolta contro il marxismo, le loro idee sono applicabili a gran parte della tradizione marxista in quanto erede di molte delle idee del socialismo di Stato che essi contestavano. Di conseguenza espressero entrambi delle forti critiche alle idee socialiste e comuniste che esistevano al tempo in cui vissero. Gran parte delle loro analisi sono state incorporate nelle idee collettiviste e comuniste degli anarchici che li seguirono (alcuni direttamente, come fecero con Proudhon, altri per caso perchè l'opera di Stirner fu rapidamente dimenticata ed ebbe un impatto sul movimento anarchico soltanto quando George Henry Mackay la riscoprì nel 1890). Questo può essere visto dal fatto che le idee di Proudhon sulla gestione della produzione da parte delle associazioni dei lavoratori, l'opposizione alla nazionalizzazione come capitalismo di Stato e la necessità di agire dal basso, dai lavoratori stessi, trovano tutte il loro posto nel comunismo anarchico e nell'anarco-sindacalismo e nella loro critica del marxismo tradizionale (come la democrazia sociale) e del leninismo.

Echi di queste critiche si possono trovare commenti di Bakunin del 1868:

"Io odio il comunismo, perché è la negazione della libertà e perchè per me l'umanità è impensabile senza la libertà. Io non sono un comunista, perché il comunismo concentra e inghiotte dentro di sé per il bene dello Stato tutte le forze della società, perché inevitabilmente porta alla concentrazione della proprietà nelle mani dello Stato... Voglio vedere la società e la proprietà collettiva o sociale organizzata dal basso verso l'alto per mezzo di libere associazioni, non dall'alto verso il basso per mezzo di un qualsiasi tipo di autorità... Questo è il senso in cui io sono un collettivista e non un comunista".[17]

È con Bakunin che il marxismo e l'anarchismo entrarono in conflitto diretto. Fu Bakunin che condusse la lotta contro Marx nella Associazione Internazionale dei Lavoratori tra il 1868 e il 1872. È stato in questi scambi che le due scuole del socialismo (libertaria e autoritaria) si sono chiarite. Con Bakunin, la critica anarchica del marxismo (e del socialismo di Stato in generale) comincia a raggiungere la sua forma ultima. Inutile dire che questa critica ha continuato a svilupparsi dopo la morte di Bakunin (in particolare dopo le esperienze di veri e propri movimenti marxisti e rivoluzioni). Tuttavia, gran parte di essa implicava e ampliava molte delle originali previsioni e analisi di Bakunin.

Discuteremo la critica di Bakunin nella sezione successiva.

H.1.1 Qual è stata la critica di Bakunin del marxismo?[modifica]

Bakunin e Marx si scontrarono, come è noto, nella prima Associazione Internazionale dei Lavoratori tra il 1868 e il 1872. Questo confronto ha contribuito a chiarire l'opposizione anarchica alle idee del marxismo e può essere considerato come la prima grande analisi teorica e critica del marxismo da parte degli anarchici. Dopo di che, naturalmente, seguirono critiche e in particolare dopo la degenerazione della democrazia dociale nel riformismo e il fallimento della rivoluzione russa (entrambe permisero alle critiche teoriche di arricchirsi di prove empiriche), ma il confronto tra Bakunin e Marx ha gettato le basi per quello che è venuto dopo. Per questo una panoramica della critica di Bakunin è importante.

Prima, però, dobbiamo sottolineare che Marx e Bakunin avevano molte idee simili. Entrambi hanno espesso la necessità per i lavoratori di organizzarsi per rovesciare il capitalismo. Entrambi hanno sostenuto una rivoluzione socialista dal basso. Essi hanno parlato di proprietà collettiva dei mezzi di produzione. Entrambi hanno sempre sottolineato che l'emancipazione dei lavoratori deve essere il compito degli stessi lavoratori. Differivano, ovviamente, nel modo esatto con cui questi punti comuni avrebbero dovuto essere messi in pratica. Entrambi, inoltre, avevano la tendenza a travisare le opinioni dell'altro su determinate questioni (in particolare quando lo scontro raggiunse il suo culmine). Gli anarchici, e ciò non sorprende, sostengono che a Bakunin ha dato ragione la storia, confermando in questo modo gli aspetti chiave della sua critica a Marx.

Quindi, quale fu la critica di Bakunin al marxismo? Ci sono cinque aree principali. In primo luogo, vi è la questione dell'attività in corso (ad esempio se il movimento operaio dovrebbe partecipare alla "politica" e sulla natura della organizzazione della classe operaia rivoluzionaria). In secondo luogo, vi è la questione della forma di rivoluzione (cioè se debba essere politica piuttosto che economica, o se debba essere entrambe allo stesso tempo). In terzo luogo, vi è la questione della "dittatura del proletariato". In quarto luogo, vi è la questione se il potere politico può essere preso dalla classe operaia nel suo complesso o se può essere esercitata solo da una piccola minoranza. In quinto luogo, vi era la questione se la natura della rivoluzione dovesse essere centralizzata o decentrata. Le discuteremo una alla volta.

Sul tema della lotta in corso, le differenze tra Marx e Bakunin erano chiare. Per Marx, il proletariato doveva prendere parte alle elezioni borghesi come un partito politico organizzato. Come cita la risoluzione del Congresso della Prima Internazionale all'Aia ("gerrymandered"[18]), "nella sua lotta contro il potere collettivo delle classi abbienti il proletariato può agire come classe solo costituendosi come un partito politico distinto, opposto a tutti i vecchi partiti formati dalle classi abbienti...la conquista del potere politico diventa il grande compito del proletariato ".[19]

Questo partito politico deve candidarsi alle elezioni e vincere con i voti. Come disse Marx nel programma del partito dei lavoratori socialisti francesi, i lavoratori devono trasformare il suffragio universale "da uno strumento di inganno...ad uno strumento di emancipazione". Questo può essere considerato come parte del processo delineato nel Manifesto del Partito Comunista, in cui si è affermato che "l'obiettivo immediato dei comunisti è lo stesso di tutti gli altri partiti proletari", vale a dire "la conquista del potere politico da parte del proletariato ", il "primo passo nella rivoluzione della classe operaia" è "sollevare il proletariato alla posizione di classe dirigente, per vincere la battaglia della democrazia". Successivamente Engels affermò (nel 1895) che "il Manifesto del Partito Comunista aveva già proclamato la vittoria del suffragio universale, della democrazia, come uno dei primi e più importanti compiti del proletariato militante" e che la socialdemocrazia tedesca aveva mostrato ai lavoratori di tutti i Paesi "come fare uso del suffragio universale."[20]

Bakunin, al contrario, ha affermato che mentre i comunisti "immaginano di poter raggiungere il loro obiettivo con lo sviluppo e l'organizzazione del potere politico delle classi operaie...aiutato dal radicalismo borghese", gli anarchici "credono di poter avere successo solo attraverso lo sviluppo e l'organizzazione del potere non-politico o anti-politico della classe operaia". I comunisti "credono che sia necessario organizzare le forze dei operaie per prendere il potere politico dello Stato", mentre gli anarchici "si organizzano per distruggerlo". Bakunin vide questo in termini di creazione di nuovi organi di potere della classe operaia in opposizione allo Stato, organizzati "dal basso verso l'alto, dalle libera associazione o federazione dei lavoratori, a partire con le associazioni, poi con i comuni, le regioni, le nazioni, e, infine, culminando in una grande federazione internazionale e universale ". [21] In altre parole, un sistema di consigli operai. Per questo si è sempre espresso a favore dei lavoratori, dei contadini e degli artigiani di organizzarsi in sindacati e aderire all'Associazione Internazionale dei Lavoratori, in modo da diventare "una forza reale... che sa cosa fare ed è quindi in grado di guidare la rivoluzione nella direzione segnata dalle aspirazioni del popolo: una seria organizzazione internazionale delle associazioni dei lavoratori di tutte le terre in grado di sostituire questo mondo di stati". [22]

Alla tesi di Marx che i lavoratori dovrebbero organizzarsi politicamente, e inviare le loro rappresentanze in Parlamento, Bakunin rispose che quando "i lavoratori... mandano operai comuni... alle Assemblee Legislative... I lavoratori-deputati, trapiantati in un ambiente borghese, in un'atmosfera di idee puramente borghese, di fatto cesseranno di essere lavoratori e, diventando uomini dello Stato, essi diventeranno borghesi... perchè uomini che non fanno la loro situazioni; al contrario sono esse che fanno gli uomini".[23]

Per come è andata la storia, l'esperienza della socialdemocrazia ha confermato l'analisi di Bakunin. Pochi anni dopo la morte di Engels nel 1895, la socialdemocrazia tedesca è stata tormentata dal dibattito del "revisionismo". Questo dibattito non nacque dalle menti di pochi capi, isolati dal movimento, ma piuttosto espresse gli sviluppi all'interno del movimento stesso. In effetti, i revisionisti vollero adattare la retorica di partito a quello che il partito stava effettivamente facendo e così la battaglia contro i revisionisti sostanzialmente rappresentò una battaglia tra ciò che il partito dicceva e ciò che in pratica stava facendo. Come disse uno degli storici più illustri di questo periodo, la distinzione "tra i contendenti rimase in gran parte soggettiva, una differenza di idee nella valutazione della realtà, piuttosto che una differenza nel campo delle azione."[24] Anche Rosa Luxemburg (uno dei più accaniti critici del revisionismo) nella sua Riforma sociale o rivoluzione? riconobbe che era "l'obiettivo finale del socialismo di rappresentare il solo fattore decisivo che distingue il movimento sociale democratico dalla democrazia borghese e dal radicalismo borghese". [25] Per questo, i critici marxisti del "revisionismo" fallirono nel porre la crescita di idee revisioniste nella tattica utilizzata, invece di vederla in termini di un problema di idee. Con l'inizio della prima guerra mondiale, la socialdemocrazia era diventata così corrotti per le sue attività nelle istituzioni borghesi che appoggiò il suo Stato (e la classe dirigente) e votò per la guerra, piuttosto che denunciare la guerra come un macello imperialista per i profitti (vedi anche la sezione J.2.6 per una maggiori discussioni sugli effetti della campagna elettorale sui partiti radicali). Ovviamente, Bakunin ha avuto ragione.

Tuttavia, dobbiamo sottolineare che se Bakunin rifiutava la partecipazione alla vita politica borghese, non significava che egli rifiutasse la "politica" o la "lotta politica" in generale (vedi anche la sezione J.2.10). Come egli disse, "è assolutamente impossibile ignorare le questioni politiche e filosofiche" e "lo stesso proletariato le porrà" nella Internationale. Egli sosteneva che la lotta politica sarebbe venuta dalla lotta di classe, come "chi può negare che da questa organizzazione sempre crescente della solidarietà militante del proletariato contro lo sfruttamento borghese scaturirà la lotta politica del proletariato contro la borghesia?". Gli anarchici pensavano semplicemente che la "politica del proletariato" dovesse essere "la distruzione dello Stato" piuttosto che lavorare all'interno di esso. [26] Perciò il popolo "deve organizzare il suo potere al di fuori e contro lo Stato".[27]


Note[modifica]

  1. Né Dio né padrone. Antologia del pensiero anarchico, vol. 2, p. 20
  2. Act for Yourselves, p. 98
  3. L'Unico e la sua Proprietà, p. 265
  4. Op. Cit., Pp. 268-9
  5. Op. Cit., p. 224
  6. L'Unico e la sua Proprietà, p. 257
  7. La conquista del pane, p. 111
  8. citato da K. Steven Vincent, Pierre-Joseph Proudhon e l'ascesa del Socialismo Repubblicano francese, p. 139
  9. citato da Vincent, Op. Cit, pag. 157
  10. Sistema delle contraddizioni economiche
  11. Sistema delle contraddizioni economiche, p. 398 e p. 397
  12. citato da George Woodcock, Pierre-Joseph Proudhon: A Biography, p. 125
  13. Sistema delle contraddizioni economiche, p. 399
  14. Karl Marx e gli anarchici, pp. 177-8
  15. Né Dio né padrone. Antologia del pensiero anarchico, vol. 1, p. 62
  16. citato da George Woodcock, Proudhon, p. 102
  17. citato da K.J. Kenafick, Michael Bakunin e Karl Marx, pp. 67-8
  18. così nel testo: "gerrymandered" deriva da "gerrymandering"; il V Congresso ("ultimo") all'Aja presentò una larga maggioranza favorevole alle tesi di Marx [ndt]
  19. Marx, Engels, Lenin, Anarchismo e Anarco-sindacalismo, p. 85
  20. The Marx ed Engels Reader, p. 566, p. 484, p. 490 e p. 565
  21. Bakunin on Anarchism, pp. 262-3 e p. 270
  22. Op. Cit, pag. 174
  23. The Basic Bakunin: Writings 1869-1871, pag. 108
  24. C. Schorske, German Social Democracy, p. 38
  25. Rosa Luxemburg Speaks, p. 36
  26. Bakunin on Anarchism, p. 301, p. 302 e p. 276
  27. The Political Philosophy of Bakunin, p. 376