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L'autorità (dal latin "auctoritas") è un fenomeno sociale che si pone entro un rapporto di dominio: "comando/obbedienza". Il potere autoritario risale le proprie origini a fatti ancestrali, virtù pubbliche, successi militari o in seguito ad un'elezione avvenuta entro una società gerarchica.

Origine dell’autorità

Secondo molti ricercatori (tra questi anche molti anarco-primitivisti come John Zerzan) l’autorità avrebbe avuto origine nel passaggio dal “nomadismo”(paleolitico) al “sedentarismo” (neolitico), ossia nascerebbe con la scoperta dell’agricoltura. Questo epocale momento, verificatosi 10-12000 anni fa, avrebbe segnato l’origine dell’autorità cosiddetta irrazionale (n.d.r per le differenze tra autorità razionale e irrazionale vedere il successivo capitolo): il dominio cioè dell’uomo sulla donna, dell’uomo\donna sull’animale, del forte sul debole, del padre sui figli ecc.

"Nelle società più primitive, vale a dire quelle dei cacciatori-raccoglitori, l'autorità veniva esercitata dalla persona generalmente riconosciuta come competente: su quali doti si basi la competenza, dipendeva in larga misura dalle circostanze specifiche, ma generalmente nel novero dovevano rientrare esperienza, saggezza, generosità, abilità, «presenza» e coraggio. Presso molte di queste tribù, non esisteva autorità permanente: un'autorità emergeva in caso di necessità, oppure si avevano diverse autorità per differenti occasioni, come guerra, pratiche religiose, appianamento di contese."

E' da sottolineare che le teorie primitiviste e quelle della storiografia ufficiale, che attribuiscono le colpe della nascità dell'autorità alla scoperta dell'agricoltura, appaiono oggi tutt'altro che inconfutabili: numerose ricerche storico-archeologiche, in particolare quelle ad apoera di Marija Gimbutas e Riane Eisler, dimostrano invece che la scoperta dell’agricoltura diede luogo alla nascita di comunità agricole egualitarie e non gerarchiche (chimate da Riane Eisler società gilaniche), in perfetta continuità con la cultura paleolitica; la nascita dell’autorità sarebbe invece attribuibile alla cultura nomade-pastorale (il capo famiglia, uomo, decideva vita e morte di animali, figlie e servi..), che con la violenza avrebbe esteso la propria “cultura” violenta e gerarchica agli agricoltori del neolitico (Vedi Nascita dello Stato e Genesi dello Stato e delle classi).

Nel corso della storia, il sistema sociale, un tempo semplice ed egualitario, si è via via gerarchizzato, dando luogo a strutture più complesse e meno egualitarie del paleolitico e del neolitico, in cui l'autorità basata sulla competenza (autorevolezza) cedette il passo all'autorità basata sul rango sociale.

<<Con questo, non si vuole dire che l'autorità esistente sia per forza di cose incompetente, ma soltanto che la competenza non costituisce un elemento essenziale dell'autorità.>> (Erich Fromm).

Autorità razionale e irrazionale


(Estratto da autistici.org)


Come prima cosa, è necessario indicare quale tipo di autorità combatte l’anarchismo. Come spiega Erich Fromm in "Avere o essere", l’“autorità” è “un termine ampio, dotato di due significati affatto diversi: può essere sia ‘razionale’ che ‘irrazionale’.

L’autorità razionale è fondata sulla competenza, ed aiuta a crescere la persona che ci si appoggia. L’autorità irrazionale è fondata sul potere e serve a sfruttare la persona ad essa asservita.” (La stessa questione fu sollevata da Michail Bakunin 100 anni prima quando descriveva la differenza tra autorità ed influenza).

Il punto cruciale è nella differenza fra avere autorità ed essere un’autorità. "Essere un’autorità" significa semplicemente che una data persona è generalmente riconosciuta competente in un dato campo, basandosi sulla sua abilità e sulle sue conoscenze. Detto in parole povere, è esperto. Al contrario, "avere autorità" è una relazione sociale basata sullo status ed il potere derivante da una posizione gerarchica, non dall’abilità individuale. Ovviamente, questo non significa che la competenza non è un elemento che può essere usato per ottenere una posizione gerarchica; significa semplicemente che la reale o presunta competenza iniziale è trasferita nel titolo o nella posizione dell’autorità, così da divenire indipendente dalle persone, istituzionalizzata.

L’Autorità nei rapporti sociali


(Estratto da autistici.org)


Il modo di comportarsi delle persone è più un prodotto delle istituzioni attorno alle quali cresciamo che di una natura intrinseca. In altre parole, le relazioni sociali danno forma agli individui coinvolti. Questo significa che i vari gruppi che gli individui formano hanno tratti, comportamenti e altre caratteristiche che non potrebbero essere comprese riducendoli agli individui dentro di essi. Come dire che i gruppi non sono formati dai soli individui che li compongono, ma anche dai rapporti fra individui e questi rapporti influenzeranno tutti quelli a loro soggetti.

Le relazioni sociali autoritarie significano dividere la società fra chi (pochi) da gli ordini e chi (i più) riceve gli ordini, impoverire gli individui coinvolti (mentalmente, emozionalmente e fisicamente) e la società nell’insieme. Le relazioni umane in ogni aspetto della vita, sono marchiate dall’autorità, non dalla libertà. E siccome la libertà può solo essere creata dalla libertà, i rapporti sociali autoritari (e l’obbedienza che richiedono) non educano e non possono educare una persona alla libertà, solo la partecipazione (autogestione) in tutti gli aspetti della vita può farlo.

Naturalmente, verrà fatto notare che in ogni azione collettiva c’è la necessità della co-operazione e della co-ordinazione e questo bisogno di “subordinare” l’individuo alle attività del gruppo è una forma di autorità. Si, ma ci sono due modi di co-ordinare l’attività individuale nei gruppi – o per mezzi autoritari o attraverso mezzi libertari. Pierre Joseph Proudhon, riferendosi ai luoghi di lavoro, rende chiara la differenza:

<<o il lavoratore… sarà solo l’impiegato del padrone-capitalista-imprenditore; oppure parteciperà… [e] avrà una voce in assemblea, in poche parole diverrà un associato. Nel primo caso il lavoratore è subordinato, sfruttato: la sua condizione permanente è di obbedienza... Nel secondo caso recupera la sua dignità di uomo e cittadino… è parte di una organizzazione di produzione, della quale prima era schiavo; così come, in una città, è parte del potere sovrano, del quale prima era oggetto... non dobbiamo esitare, perché non abbiamo scelta… è necessario formare un’ASSOCIAZIONE fra i lavoratori... perché senza di essa, rimarranno relazionati come dipendenti e superiori, e ne conseguiranno due... classi di padroni e lavoratori-salariati, il che è ripugnante per una società libera e democratica.>>. (Pierre-Joseph Proudhon, General Idea of the Revolution)

In altre parole, le associazioni possono essere basate su una forma razionale di autorità, sull’influenza naturale, e quindi rispecchiare la libertà degli individui, l’abilità di pensare, agire, provare emozioni e gestire il proprio tempo e le proprie attività. Contrariamente, poniamo elementi di schiavitù nei nostri rapporti con gli altri, elementi che avvelenano il tutto e ci formano negativamente. Solo una riorganizzazione della società in modo libertario (e, si potrebbe aggiungere, la trasformazione mentale che un tale cambiamento richiederebbe e potrebbe generare) permetterà all’individuo di “fiorire in misura più o meno elevata, continuando nel mentre a crescere” e di bandire “quello spirito di sottomissione che gli[le] è stato imposto artificialmente.” (Nestor Makhno, The Struggle Against the State and Other Essays)

Quindi gli anarchici “non domandano altro che veder [gli altri]... esercitare su di noi un’influenza naturale e legittima, accettata liberamente, non imposta... Noi accettiamo tutte le autorità naturali e le influenze di fatto, ma nessuna di diritto...” (The Political Philosophy of Bakunin)

Il sostegno degli anarchici alla libera associazione in gruppi direttamente democratici è basato su forme organizzative che incrementino l’influenza (autorità razionale) e riducano l’autorità irrazionale presente nelle nostre vite. I membri di tali organizzazioni possono creare e presentare le loro idee ed i loro suggerimenti, valutare criticamente le proposte dei loro compagni, accettare quelle che condividono o che li convincono ed hanno la possibilità di lasciare l’associazione se sono scontenti della direzione che ha preso. Per cui sono l’influenza degli individui e la loro libera interazione a determinare la natura delle decisioni prese, e nessuno ha il diritto di imporre le proprie idee su un altro. Secondo le argomentazioni di Michail Bakunin, in tali organizzazioni “nessun ruolo rimarrà fisso né resterà permanentemente ed irrevocabilmente ad una persona. L’ordine gerarchico e le promozioni non esistono... In un sistema siffatto, il potere, propriamente detto, non esiste più. Il potere è esteso alla collettività e diviene la vera espressione della libertà di ciascuno.” (Bakunin on Anarchism)

Concludendo, gli anarchici si oppongono all’"autorità irrazionale" (cioè illegittima), in altre parole, alla gerarchia essendo la gerarchia l’istituzionalizzazione dell’autorità in una società.

Voci correlate

Stato

discriminazione

gerarchia

libertà

capitalismo

AutoritÃ