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Afrocentricità vs Eurocentrismo

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ARTICOLO IN CORSO DI TRADUZIONE....

L’eurocentrismo, il cui approccio storico poggia sui principi del “Modello Ariano”, occupa il 99% delle opere scientifiche occidentali che trattano la storia dell’umanità

Quali sono le particolarità di questo modello storico?

Nato soprattutto all’epoca dei “Lumi”, fa dogmaticamente della Grecia antica la culla delle discipline scientifiche e filosofiche dell’umanità (matematica, filosofia, architettura, democrazia ecc.). In questo modo i Talete, Platone, Euclide e Pitagora sarebbero non solamente i primi pensatori della storia ma anche i primi teorici nel campo dell’investigazione scientifica. Tutto quello che è stato fatto dagli altri popoli, nella storia dell’umanità, non conta niente!

Questo “Modello” è sempre stato l’orgoglio degli storici occidentali che ci hanno trovato una giustificazione storica sulla loro presunta superiorità e sulle loro mani messe sul pensiero che riassume perfettamente per noi l’economista David Hume:

“Sospetto i neri e in genere le altre razze umane di essere naturalmente inferiori alla razza bianca. Non si hanno mai avuto nazioni civilizzate di un altro colore che quello bianco, né individui illustri, per le loro azioni o per la loro capacità di riflettere… non c’è da loro né attrai manifatturieri, né arte, né scienza. Senza menzionare le nostre colonie, ci sono degli schivi negri dispersi attraverso l’Europa, non si è mai scoperto in loro il più piccolo segno d’intelligenza.”

Fintanto che gli storici si limitano a studiare la storia dell’Europa, il male è minore. Ma le cose peggiorano pesantemente quando il “Modello Ariano” ci insegna a negare sistematicamente il valore del genio africano.

L’afrocentricità

L’assurdità del “Modello Ariano” è di volerci far credere (mettiamo da parte il colore nero) che l’uomo moderno, nato 160.000 anni fa in Africa, avrebbe atteso circa 159.600 anni per far germinare, in Europa (come per magia), la prima riflessione filosofica o matematica? Siamo chiari, è una menzogna grottesca!

Appoggiandosi a Jean Paul Sarte, ecco quello che dice il professor Obenga (Cf Jean Paul Sartre a proposito della malafede):

"L’essere umano di “malafede” è colui che assume un’attitudine negativa verso se stesso. Cioè fa finta di ignorare la verità che non ignora affatto. Nascondendo la verità che non ignora, l’essere umano di “malafede” mente. Cioè egli si caratterizza come un “NO” nel mondo. Mente perpetuamente. Nella sua menzogna, dà a credere che dice tutta la verità sapendo che non è che un grosso bugiardo. L’essere umano di “malafede” è un Cretese, cioè un mentitore cosciente di mentire e ne acquisisce una certa serietà".

E’ anche interessante constatare che nei dizionari medici il "Megalomane" si definisce come qualcuno:

“..Avente la megalomania che va dalla sopravalutazione del proprio valore fino al delirio del vero grande (..) sovrastima le sue capacità e i suoi mezzi, si crede ricco e potente (…) si persuade di essere dotato di una vasta intelligenza (…) Nel suo delirio di grandezza, si identifica ai più grandi personaggi (Ramses II, Thoutmosis II, Imhotep). Il suo credo è : Io sono il principe degli angeli, il giustiziere del mondo, io comando milioni di uomini, io sono la conoscenza del mondo, la luce degli uomini, il solo vero profeta e il supremo prescelto (…) L’intuizione, l’immaginazione, le false, interpretazioni sufficienti ad alimentare il suo delirio…”.

Per il "Mitomane" abbiamo:

“Tutti i mezzi sono buoni per travestire o eludere le menzogne, le favole, affabulazioni, simulazioni (…) Talvolta il mitomane da insincero che è abitualmente, può divenire sincero di fronte a lui stesso e prendersi gioco di se stesso (…) Lo scopo ricercato è sempre utilitaristico: il miraggio del guadagno, della fama, desiderio di imporre, dominare (…) certi psichiatri vedono nell’affabulazione, una tendenza costituzionale o innata, che spinge invariabilmente l’individuo a travestire la verità in modo permanente o incoercibile”.

Così facendo ricorso alla menzogna, il "Modello Ariano" decreta che solamente le esperienze fatte dagli Europei soddisfano i criteri giudicati validi da loro soli, per includerle nella storia universale dell'umanità. Così, le esperienze "africane" sono dunque arbitrariamente giudicate indegne di farne parte e restano deprezzate, svalorizzate e studiate ai margini della storia universale (Cf. Definizione dell'etnologia).

Passiamo ai fatti concreti!

Prendiamo una testimonianza antica per verificare che il "Modello Ariano" sfoscia in una difficoltà.

Nel suo "Trattato su Iside e Osiride" (Ed. ital. Adelphi), le due principali divinità egiziane, lo scrittore greco Plutarco (50-125 d. C.) si è impegnato a provare che i ricercatori greci sono stati formati dai sacerdoti negri egiziani e che costoro di ritorno al loro paese hanno cercato di imitare l'atteggiamento dei loro insegnanti africani. Egli prende a testimonianza tutti i saggi della Grecia, cosa che è del tutto esplicita:

"E' quanto attestano unanimamente i più saggi tra i Greci, Solone, Talete, Platone, Eudosso, Pitagora e secondo alcuni Licurgo stesso, che viaggiarono in Egitto e discussero con i sacerdoti del paese. Si dice che Eudosso fi istruito da Conuphis di Memphis, Solone da Sonchis di saïs, Pitagora da Enuphis eliopolitano. Pitagora soprattutto, pieno di ammirazione per questi sacerdoti a cui aveva ispirato questa stessa opinione, imitò il loro linguaggio enigmatico e misterioso e velò i suoi dogmi con l'allegoria. La maggior parte di questi precetti non differiscono affatto da ciò che si chiama in Egitto dei geroglifici. Come ad esempio: Non mangiare carne. Non sedersi sopra un secchio. non piantare palmeti. Non attizzare il fuoco con la spada in casa propria. Credo anche che i pitagorici, assegnando a qualcunoa dell eloro divinità dei numeri particolari, ad Apollo la monade, a Diana la diade, a Minerva il settenario e a Nettuno il primo cubo, abbiano voluto imitare quanto si pratica o è rappresentato nei templi d'Egitto."


Vediamo rapidamente ora, l'imbiancamento dell'Egitto negro nelle opere attuali:

In "Mi interessa" del mese di ottobre 2003, Christian Jacques decreta che gli Egiziani erano degli "Africani bianchi",

In: "Eureka" del mese di aprile 1997, Bruno Maureille, ricercatore al CNRS decreta: "Le popolazioni del sud (Nere) e quelel del Nord (Bianche).

In "Le nouvel observateur" del mese di gennaio 2003, Jean Paul Mari, vede in Egitto una "dea dal seno fermo e dalla capigliatura a boccoli". Nel suo slancio aggiunge: "La leggenda dice che il giovane Alessandro ha incontrato l'amore presso una fontana d'acqua di gelsomino "Non mi disprezzate per il colore della mia pelle, gli dice l abella, perché l'interiorità è più brillante della vostra pelle bianca",



- Dans le supplément à l’exposition "Soudan" de Paris, on peut lire : "Les esclave d’autrefois, les porteurs de tresses, les cheveux crépus (...) les Néhésyou au visage brûlé".

- Dans "Géo" de janvier 1997, on peut lire : "Le peuple égyptien est en fait un compendium de populations d’origine bèbère, dites "chamitiques", de populations sémitiques, voire indo-européennes (naturellement) venues d’Asie Mineur et d’une constants en effet "négroïde" qui va en augmentant à mesure que l’on descend dans le sud",

Et on n’oubliera pas les historiens nombreux qui se transforment en véritables escrocs, coupables de "faux et usage de faux" pour falsification de document historique, tel le coptologue Maurice Martin qui dans son article publié dans le Nouvel Obs HS de 1997, a repris l’intégralité d’une citation de l’académicien Volney, en supprimant non-innocemment le passage où il dit : "cette race d’hommes noirs" à propos des Egyptiens.

Ou encore, Philippe E. Legrand, professeur à l’université de Lyon qui falsifie la phrase du Grec Hérodote (Livre II) lorsque celui déclare que "les Egyptiens ont la peau noire et les cheveux crépus" comme les Colchidiens. P. E. Legradn traduit le terme "Mélankroès" d’Hérodote qui veut dire "noir" par "brun" alors que ce même terme est traduit partout ailleurs par "noir" (il ne devient "brun" que lorsqu’il s’agit des Egyptiens, comme par enchantement, pour les Ethiopiens il ne bouge pas) !

(Pour en savoir plus : Cf. Les racines de l’Egypte ancienne, la supercherie médiatique et Cheikh Anta Diop)

D’autre part, la revue "Sciences et Vie" a consacré en 2002 une série sur le génie scientifique des peuples de l’humanité. Le génie Asiatique, le Génie Arabe, le Génie Grec..... Mais le seul génie que vous ne verrez jamais est le Génie Africain (sauf sur notre site). Ce n’est pas un hasard !

Dans "Sciences et Avenir" de novembre 2003, Bernadette Arnaud consacre un dossier aux têtes colossales sculptées au Mexique, à l’époque des Olmèques, vers 1 200 av. J. C. (date à revérifier). Si dans le "Quid", les Noirs sont présentés comme les seuls individus aux lèvres épaisses et au nez large (ce qui est très loin de représenter une généralité) et que les sculptures Olmèques ont toutes les lèvres archi-épaisses et le nez archi-large, voilà que lorsqu’il s’agit de fait civilisationnel important, les nègres sont arbitrairement exclus ! "Ni Africains, ni Atlantes (...) avec leur nez épaté".

Que dit le professeur Jean Mazel (Cf. Présence du monde noir) pour ces mêmes têtes ?

"Ces sculptures monumentales représentent des visages dont les trais sont manifestement négro-africains (...) On peut donc affirmer que des Noirs jouissaient (...) sur les rives du golfe du Mexique, de positions aussi éminentes de celles de rois ou de personnages divinisés". Dans l’ancien code des Mayas qui raconte l’origine du monde, le Popol Vuh, il est d’ailleurs précisé : "Ils étaient là, en grand nombre, les hommes noirs". Comme le souligne encore le professeur Joel A. Rogers, certaines éminentes personnalités même du Mexique attestent de cette présence. Le professeur mexicain Marquez dit textuellement à ce sujet : "Le type nègre existait dans les plus anciennes sculptures du Mexique. Des nègres sont mentionnés ou sont présents dans les plus anciennes traditions de notre pays".

De son côté, un autre historien mexicain, Riva Palacio déclare :"Il est indiscutable que dans des temps très anciens, la race noire a occupé notre territoire, le Mexique. Les Mexicains se souviennent d’un Dieu noir, Ixtilton, ce qui veut dire "figure noire".

Conclusioni :

Loin de se perdre en suppositions hasardeuses et en falsification, l’Afrocentricité pointe du doigt les dérives idéologiques des historiens occidentaux, lorsqu’il s’agit de l’histoire africaine.

Le mensonge peut courir une année, mais la vérité le rattrape en un seul jour !

Voci correlate

Eurocentrismo

Autopsia della tesi fondatrice dell'eurocentrismo

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Categoria:Antropologia