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La Grecia antica, una civiltà misogina
ARTICOLO IN CORSO DI TRADUZIONE...
La Grecia antica, una civiltà misogina
«Chi si affida ad una femmina si affida ai ladri » (Esiodo, Le opere e i giorni, v. 375)
Più conosciuto attualmente per la sua eredità culturale (Aristofane, Sofocle..) scientifica (Pitagora, Talete, Euclide...politico (la democrazia, l’aristocrazia, la tirannia...) e la filosofia (Platone, Aristotele, Senofonte, Eraclito…), la Grecia antica è stata una società profondamente misogina. Le donne non avevano che dei doveri ed erano tutta la loro vita sottomesse ad un’autorità maschile: il padre, il marito, il fratello e\o i figli. Uscivano poco dalla loro casa e non potevano disporre liberamente delle loro fortune, che erano gestite da una delle autorità maschile citate prima. Atene è stata una democrazia, il popolo vi esercitava il potere e tutti, ricchi o poveri, potevano votare a condizione di essere ateniensi di padre e di madre, non fare parte degli schiavi ed essere un uomo, poiché ad Atene le donne non facevano politica. Una giovane ragazza ateniense di buona famiglia “viveva sotto una sorveglianza strettamente rigorosa; ella doveva vedere minori cose il possibile, intenderne il meno possibile, porre meno domande possibili†(estratto dell'"Economico" di Senofonte). Le giovani ragazze e le donne partecipavano tuttavia attivamente alla vita religiosa della loro città . Per alcune, le feste e le cerimonie erano le sole vere occasioni per uscire dalla casa, e la religione era il solo ambito dove potevano esercitare ufficialmente delle funzioni importanti. La principale missione delle donne era quella di figliare, di cui si lamenta Médée, l'eroina di una opera teatrale scritta nel V° secolo a.c dal poeta greco Euripide: « siamo, noi altre donne, la creatura più miserabile […] Dicono di noi che viviamo i casa una vita senza pericolo mentre altri combattono con le lancie. Povero ragionamento: preferirei lottare tre volte sotto uno scudo che partorire una sola...».
Nei più antichi racconti delle leggende della Grecia vecchia, i ruoli d'eroe sono riservati agli uomini… Le donne devono accontentarsi di essere madri, sorelle, coniugi o ragazze dell’eroe. La storia della creazione del "Génos Guneikon" (la "razza delle donne") ci è raccontata dal poeta greco del VIII° secolo a.c, Esiodo: "Zeus che tuona nelle nuvole, per la grande disgrazia degli uomini mortali ha creato le donne". Tuttavia, nella stessa epoca, in Egitto, le donne godevano degli stessi diritti dei loro coniugi, potevano possedere beni ed è anche avvenuto più volte che l'Egitto fosse governato da una regina. Nella democrazia ateniense la “femminilità †è assicurata dall’efebo [1] e dal eromenos [2] . Dei poeti comici si domandarono perché Zeus obbligò l'uomo a passare per la donna, per avere figli, anziché accontentarsi di uno offerta al suo altare. Tuttavia questa è una società dove le attività domestiche sono compiute dagli schiavi, l'istruzione dai pedagogisti e dove la sessualità è più spesso praticata tra uomini, laddove lo scopo non è la procreazione. Questo sembra giustificare nel pensiero greco la misoginia esplicita dei sistemi sociali greci, nei quali la donna non serve altro che alla riproduzione dei maschi. La sottomissione delle donne è un fatto consolidato che non sarà mai rimesso in questione. Gli esempi letterari sono numerosi, nella tragedia Antigone di Sofocle, Creonte dichiara che se una donna osa elevarsi, occorre schiacciarla. O ancora, la morte dell'amazzone abbattuta da Achille sotto gli “urrà †degli Opliti [3]: «Impara così a comportarsi coem una donna! ». Che dire ugualmente del fatto che oggi lo studio della filosofia antica si riassume ai nomi di Platone, Aristotele, Senofonte e altri filosofi di sesso maschile e non alla cinquantina di donne filosofe dell'antichità grecoromana, recentemente scoperte, a volte con grandi nomi come Ipazia [4]. Si tratta di pensieri patriarcali di annientamento della donna e della femminilità nella storia dell'umanità . (Estratto dalla rivista libertaria francese Non fides).
Note
- Jump up ↑ Efebo (pronunciato in italiano sia come "èfebo", alla greca, sia come "efèbo", alla latina) era detto, nella Grecia antica, il giovane che apparteneva alla classe di età detta "efebìa". Il nome (in greco antico ἔφηÏος, éphebos), deriva da á¼¥Ïη, ébe, la giovinezza. (Da Wikipedia)
- Jump up ↑ Nella tradizione della pederastia greca di Atene, il termine eròmenos (in greco á¼Ïόμενος, plurale: "eromenoi") indicava un adolescente che aveva una relazione d'amore con un uomo adulto, conosciuto come erastes (á¼Ïάστης). Il termine eromenos viene tradizionalmente tradotto in italiano con "amato". (Da Wikipedia
- Jump up ↑ L'oplita è il soldato della fanteria pesante greca antica
- Jump up ↑ Ipazia (370-415, filosofa, matematica e astronoma greca
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