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Talk:A.2.3 Gli anarchici sono per l’organizzazione?

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A.2.3 Gli anarchici sono per l'organizzazione?[modifica]

Si. Senza associazione, la vita umana sarebbe impossibile. La libertà non può esistere senza la società e l’organizzazione: “per ottenere il significato completo della vita, dobbiamo collaborare, e per collaborare dobbiamo raggiungere accordi con altri uomini. Ma se supponiamo che tale accordi significano una limitazione della libertà è sicuramente un’assurdità; al contrario, sono un esercizio della nostra libertà. Se dobbiamo inventare un dogma, che facendo accordi danneggiamo la libertà, allora di colpo, la libertà diventa tirannica, perché impedisce gli uomini di godere dei piaceri di tutti i giorni. Per esempio, non posso andare per una passeggiata con un amico, perché è contro i principi della libertà che io mi accordo con lui per trovarsi in un punto ad una certa ora. Non posso minimamente allargare il mio potere oltre me stesso, perché per farlo dovrei collaborare con qualcun altro, e cooperazione implica un accordo, e ciò è contro la libertà. Si vede subito che quest’argomento è assurdo. Non voglio limitare la mia libertà, ma semplicemente esercitarla, quando mi accordo con un mio amico per fare una passeggiata." (George Barrett - 1 ) Per quanto riguarda l’organizzazione, penso che: “lontano da creare un’autorità, è una cura per questo e l’unico modo in cui tutti noi ci abitueremo a prendere un ruolo attivo e cosciente nel lavoro collettivo, e cesseremo d’essere strumenti passivi nelle mani dei padroni.” (Errico Malatesta - 1965, p.86) Il fatto che un “anarchico” sia favorevole all’organizzazione potrà sembrare strano a chi ha sempre visto l’anarchico come un violento nichilista, che pretende di fare esattamente ciò che vuole. Ma ci sono diversi tipi d’organizzazione, anche se viviamo in una società dove quasi tutte le forme d’organizzazione sono autoritarie e gerarchiche, facendole sembrare come l’unica alternativa possibile. Questi tipi d’organizzazione gerarchiche, sono storicamente condizionate, crescendo dentro una società di tipo specifico, vale a dire, una società dove i principi sono la dominazione e lo sfruttamento. Secondo gli archeologi ed antropologi, questo tipo di società esiste soltanto da circa 4000 anni, infatti i primi stati primitivi erano basati sulla conquista e sulla schiavitù, attraverso la quale i subordinati creavano l’eccedenza che sosteneva la classe regnante. Prima di tutto ciò, per centinaia di migliaia d’anni, le società umane e pre-umane erano quello che Murray Bookchin chiamò “organici”, cioè, basati su forme di cooperazione nelle attività economiche che implicano mutuo appoggio, acceso libero alle materie prime, e la divisione dei prodotti del lavoro comunale in base al bisogno. Anche se queste società probabilmente avevano una scala gerarchica basata forse sull’età, non esisteva nessuna struttura nel senso di dominazioni istituzionali imposte con sanzioni coercitive, oppure la stratificazione delle classi in base al potere economico. Voglio enfatizzare però, che non sto avocando un ritorno all’età della pietra. Semplicemente, vivendo in un mondo “assolutista” non significa che sia per sempre destinato a rimanere tale. Le strutture autoritarie gerarchiche, esistono da pochissimo tempo, se confrontate con l’età del nostro mondo. L’essere umano non è geneticamente “programmato” per comportamenti autoritari, competitivi ed aggressivi verso la sua stessa specie, e non esistono prove concrete per sostenere questi proclami. Al contrario, certi comportamenti sono condizionati dalla società, oppure insegnati, e come tali, possono essere “disimparati.” Non credo né al fatalismo, né al determinismo genetico, ma credo nella libera volontà, che significa che l’uomo può cambiare il modo di fare le cose, incluso l’organizzazione della società. E non c’è dubbio che la nostra società ha bisogno di un’organizzazione migliore, visto che le ricchezze della minoranza sono prodotte dalla maggioranza, che una piccola èlite in cima alla piramide sociale dirige il resto del popolo, causando depravazione e sofferenza ai ceti medi, e addirittura miseria e fame a quelli più in basso. Ma siccome l’èlite controlla i mezzi coercitivi tramite lo stato, è in grado di sopprimere le masse ed ignorare le loro sofferenze. Da questo si capisce l’odio verso le strutture autoritarie centralizzate: “la società capitalista è cosi male organizzata che i suoi membri soffrono: come quando hai un dolore da qualche parte, tutto il corpo soffre e stai male…...non un singolo membro dell’organizzazione o unione può con impunità essere discriminato contro, soppresso o ignorato. Facendolo, sarebbe come ignorare un mal di denti: staresti male dappertutto.” (Alexander Berkman - 1977, p.53) Ma è proprio ciò che succede nelle società capitaliste. Se solo un essere umano sta male, la società sta male, direttamente oppure indirettamente. Esiste chi è senza pane e subisce la volontà dell’autorità, ma anche chi ha il potere o benessere e subisce furti e violenze da parte di chi è senza pane. Finché saremo tutti liberi, non può essere libero nessuno. Questo è un concetto che le autorità non riescono a capire, oppure non vogliono capire, mentre continuano nel loro perenne tentativo di sopprimere l’uomo con la violenza ed indottrinamento. Per questi motivi, credo nell’associazione basato sul libero accordo, invece delle organizzazioni autoritarie. Nel mondo politico, questo significa democrazia diretta e confederazioni, che sono l’espressione e l’ambiente della libertà. La democrazia diretta è essenziale perché la libertà ed uguaglianza esigono il bisogno di spazi dove la gente può discutere e dibattere come pari e permettere il libero esercizio di quello che Murray Bookchin chiamò “il ruolo creativo del dissenso”. Quest’idea dell’anarchico organizzatore potrà sembrare strano (a chi non conosce) , ma senza organizzazione l’anarchia non si potrà mai fare. Questi concetti mal concepiti dalla gente (ma anche sostenuti da certi anarchici!!) sono anche i motivi per cui ho iniziato questo scritto. Sentire gente affermare che la società anarchica sarebbe senza ospedali, scuole ecc. perché ognuno farebbe per sé, sfiora l’assurdo, come Malatesta spiegò: “si sostiene che senza accordi, senza obblighi reciproci, facendo ognuno quello che gli passa per il capo senza nemmeno informarsi di quello che fa l’altro, tutto si sarebbe spontaneamente armonizzato; che l’anarchia significa che ogni uomo deve bastare a se stesso e farsi da sé tutto quello che gli occorre senza scambio e senza lavoro associato: che le ferrovie potevano funzionare benissimo senza organizzazione…che la posta non era necessaria e che chi a Parigi voleva scrivere a Pietroburgo…se la poteva portare da sé ecc. Ma queste sono sciocchezze e non vale la pena di rilevarle.” (Errico Malatesta - 1982, p.85)