Still working to recover. Please don't edit quite yet.

Difference between revisions of "Una FAQ Anarchica - Quali sono le implicazioni del definire la libertà in termini di diritti di proprietà?"

From Anarchopedia
Jump to: navigation, search
 
Line 60: Line 60:
  
 
Tutto sommato, il concetto di libertà dei libertari di destra manca. Dal momento che una ideologia che ha “Libertarismo” per nome sembra felice di ignorare la vera libertà e si concentra invece su una forma astratta di libertà che ignora così tante fonti di non libertà da restringere talmente il concetto finchè diventa più piccolo di una giustificazione dell’autoritarismo. Ciò può essere visto dagli atteggiamenti dei libertari di destra nei confronti della proprietà privata e dei suoi effetti sulla libertà (come discusso nella prossima sezione).
 
Tutto sommato, il concetto di libertà dei libertari di destra manca. Dal momento che una ideologia che ha “Libertarismo” per nome sembra felice di ignorare la vera libertà e si concentra invece su una forma astratta di libertà che ignora così tante fonti di non libertà da restringere talmente il concetto finchè diventa più piccolo di una giustificazione dell’autoritarismo. Ciò può essere visto dagli atteggiamenti dei libertari di destra nei confronti della proprietà privata e dei suoi effetti sulla libertà (come discusso nella prossima sezione).
[[Categoria:FAQ]]
+
[[Categoria:Una FAQ Anarchica]]

Latest revision as of 11:28, 23 November 2009

Il passare dalla difesa della libertà alla difesa dei diritti (di proprietà) ha implicazioni importanti. Per prima cosa, permette ai libertari di destra di insinuare che la proprietà privata è simile a un “fatto naturale” e quindi di concludere che le restrizioni da essa prodotte sulla libertà possono essere ignorate. Questo può essere visto nell’argomentazione di Robert Nozick secondo il quale le decisioni sono volontarie se le limitazioni sulle azioni di un individuo non sono causate dall’azione umana che infrange i diritti degli altri. Quindi, in una società capitalista “pura” le restrizioni sulla libertà causate dalla schiavitù salariata non sono vere restrizioni perchè il lavoratore acconsente volontariamente al contratto. Le circostanze che portano un lavoratore ad accettare il contratto sono irrilevanti perchè sono create da persone che esercitano i loro diritti e che non violano quelli di altre persone (vedi la sezione sullo “Scambio Volontario” in Anarchy, State, and Utopia, pp. 262-265).


Questo significa che in una società “il fatto che le azioni di una persona siano volontarie dipende da cosa limita le sue alternative. Se i fatti naturali agiscono così, le azioni sono volontarie. (Io posso volontariamente camminare da qualche parte anche se preferirei volare senza aiuto)” [Anarchy, State, and Utopia, p. 262] Analogamente, i risultati delle azioni individuali e del trasferimento di proprietà possono essere considerati alla stessa stregua dei “fatti naturali” (che sono, dopo tutto, Ie risultanti dei “diritti naturali”). Questo significa che le circostanze create dall’esistenza e dall’uso della proprietà, possono essere considerate essenzialmente come un fatto “naturale” e quindi le azioni che intraprendiamo in risposta a tali circostanze sono pertanto “volontarie” e noi siamo “liberi” (Nozick presenta l’esempio [p. 263] di qualcuno che sposa l’unica persona disponibile – tutte le persone più attraenti hanno già scelto altri – come il caso di un’azione che è volontaria nonostante la rimozione, da parte delle azioni legittime altrui, di tutte le alternative tranne di quella meno attraente. Neanche a dirlo, l’esempio può essere – ed è – esteso ai lavoratori sul mercato del lavoro, sebbene naturalmente, non si muore di fame se si decide di non sposarsi).


Tale argomentazione comunque, non considera che la proprietà è una cosa diversa dalla gravità o dalla biologia. Naturalmente, il fatto di non essere in grado di volare non restringe la libertà. E nemmeno il non sapere saltare in aria 30 metri. Ma a differenza della gravità (ad esempio), la proprietà privata deve essere protetta dalle leggi e dalla polizia. Nessuno ci impedisce di volare, ma per assicurare che la proprietà capitalista (e l’autorità del proprietario su di essa) sia rispettata devono esistere le leggi e le forze di polizia. Pertanto la pretesa che la proprietà privata in generale e il capitalismo in particolare, possano essere considerati come “fatti naturali” come la gravità, ignora un fattore importante: cioè che le persone coinvolte in un’economia devono accettare le regole della sua azione; regole che, ad esempio, permettono l’applicazione dei contratti, vietano l’uso della proprietà di un altro senza che se ne abbia il consenso (“furto”, abusivismo, infrazione di copyright, etc.), proibiscono la “cospirazione”, le assemblee illegali, i disordini, ecc, e creano monopolii attraverso regolamenti, licenze, noleggi, brevetti, ecc. Questo significa che il capitalismo deve includere il meccanismo per impedire i crimini contro la proprietà così come un meccanismo per compensare e punire nel caso in cui tali crimini siano commessi. In altre parole, il capitalismo è nei fatti molto più del “volontario scambio bilaterale” in quanto deve includere i meccanismi di polizia, arbitrio e legislazione necessari per assicurare la sua operazione. Quindi il mercato capitalista è un’istituzione sociale, come lo Stato, e le distribuzioni di beni che risultano dalla sua azione sono pertanto sanzionate da una società capitalista. Come fa notare Benjamin Franklin, “La proprietà privata. . . è una Creatura della Società ed è soggetta alle Domande di tale Società”.


Quindi, sostenere con Sir Isaiah Berlin (la maggiore fonte, moderna, dei concetti di libertà “negativa” e “positiva”, sebbene bisogna aggiungere che Berlin non era un libertario di destra) che “se la mia povertà fosse un tipo di malattia che mi impedisse di comprare il pane. . . come l’essere zoppo che mi impedisse di correre, questa inabilità non sarebbe descritta naturalmente come assenza di libertà” manca il punto ["Two Concepts of Liberty", in Four Essays on Liberty, p. 123]. Se sei zoppo, gli agenti di polizia non arrivano per fermare la tua corsa. Non devono farlo. Però a loro è richiesto di proteggere la proprietà contro coloro che ne sono privi e coloro che rifiutano i diritti di proprietà capitalisti.


Ciò significa che usando tali concetti come libertà “negativa” e ignorando la natura sociale della proprietà privata, i libertari di destra stanno cercando di spostare la discussione dalla libertà verso la “biologia” e altri fatti di natura. E convenientemente, ponendo i diritti di proprietà accanto alla gravità e ad altre leggi naturali, riescono anche a ridurre il dibattito perfino sui diritti.


Naturalmente, a differenza delle “forze naturali” come la gravità, è possibile resistere alla coercizione e alla restrizione della libertà. Così, se, come sostiene Berlin, libertà “negativa” significa che “c’è mancanza di libertà politica solo se esseri umani ti impediscono di raggiungere un obiettivo”, allora il capitalismo è basato davvero su tale mancanza, essendo che i diritti di proprietà devono essere fatti osservare da esseri umani (“gli altri mi impediscono di fare quello che altrimenti farei”). Dopo tutto, come notava in passato Proudhon, il mercato è fatto dall’uomo, perciò ogni vincolo da esso imposto è coercizione dell’uomo sull’uomo pertento le leggi economiche non sono così inevitabili come quelle naturali [si veda The Political Thought of Pierre-Joseph Proudhon di Alan Ritter, p. 122]. Oppure, mettendola in una forma leggermente diversa, il capitalismo per funzionare richiede coercizione e quindi, nonostante le pretese di Nozick (i diritti di proprietà devono essere sia definiti che fatti osservare da essere umani, sebbene la natura del mercato del lavoro risultante dalle definizioni di proprietà capitalista sia tale che di solito non è necessaria la coercizione diretta), non è analogo a un “fatto naturale”. I libertari di destra riconoscono davvero questa implicazione, perchè sostengono che la struttura dei diritti della società dovrebbe essere costituita in un modo piuttosto che in un altro. In altri termini, riconoscono che la società non è indipendente dall’interazione umana e quindi può essere modificata.


Forse, come sembra il caso, l’”anarco”capitalista o libertario di destra sosterrà che soltanto le azioni che violano i tuoi diritti (secondo la definizione libertaria) deliberate da altri esseri umani sono causa di non libertà (“definiamo libertà. . . come l’assenza di invasione sulla persona di un uomo o sulla sua proprietà da parte di un altro uomo” [Rothbard, The Ethics of Liberty, p. 41]) e quindi se nessuno deliberatamente ti coercizza allora sei libero. In questo modo i funzionamenti del mercato capitalista possono essere messi accanto ai “fatti naturali” e non considerati come fonte di non libertà. Comunque, se ci si sofferma a pensare un attimo si capisce che non è questo il caso. Sia le azioni deliberate che quelle non deliberate possono causare agli individui mancanza di libertà.


Supponiamo (in un esempio parafrasato dall’eccellente libro di Alan Haworth, Anti-Libertarianism, p. 49) che qualcuno rapisca una persona e la metta in una buca (naturale) profonda, a chilometri da qualunque parte e che sia impossibile uscirne. Supponiamo anche che un’altra persona cammini lì vicino e accidentalmente cada nella buca dove è questa prima persona.


In accordo al Libertarismo di destra, mentre la prima persona non è libera (perchè soggetta a coercizione deliberata) il/la suo/a compagno/a di buca per loro è perfettamente libero in quanto soggetto a “fatti naturali” e non ad azioni umane (deliberate o altro). O forse loro “scelgono volontariamente” di stare nella buca, dopotutto è “solo” un “fatto naturale” che limita le loro azioni. Ma ovviamente, entrambe le persone sono esattamente nella stessa condizione, hanno esattamente le stesse scelte e quindi sono non libere nella stessa maniera. Quindi una definizione di “libertà”che asserisce che solo le azioni delibrate degli altri – ad esempio la coercizione – riducono la libertà, non arriva al punto.


Perchè è importante questo esempio? Si considerino le analisi di Murray Rothbard riguardo la situazione dopo l’abolizione del feudalesimo in Russia e della schiavitù in America. Egli scrive:


“I corpi degli oppressi furono liberati, ma la proprietà cui lavoravano e che eminentemente meritavano di possedere, rimase nella mani dei loro vecchi oppressori. Col potere economico rimasto così nelle loro mani, i vecchi signori presto si ritrovarono ancora più padroni, virtuali, di coloro che ora erano inquilini o agricoltori liberi. I contadini feudali e gli schiavi hanno assaggiato la libertà ma sono stati crudelmente derivati dai suoi frutti”. [The Ethics of Liberty, p. 74]


Questo comunque contrasta la pretesa di Rothbard secondo la quale, se le forze del mercato (“scambi volontari”) hanno come risultato la creazione di inquilini o lavoratori liberi allora questi lavoratori e inquilini sono liberi (si veda ad esempio The Ethics of Liberty, pp. 221-2 sul perchè il “potere economico” nel capitalismo non esiste). Ma i lavoratori che sono privati delle forze del mercato sono esattamente nella stessa situazione dei vecchi contadini feudali e degli schiavi. Rothbard vede l’ovvio “potere economico” nel secondo caso ma lo nega nel primo. Ma le condizioni delle persone in questione sono identiche e sono queste condizioni a scandalizzarci. È solo questa sua ideologia che trattiene Rothbard dal dedurre l’ovvia conclusione: condizioni identiche producono identiche relazioni sociali e quindi se gli ex contadini feudali formalmente “liberi” sono soggetti al “potere economico” e ai “padroni”, lo sono anche i lavoratori formalmente “liberi” nel capitalismo! Entrambi i gruppi di lavoratori possono essere formalmente liberi, ma le loro circostanze sono tali che siano “liberi” di “acconsentire” a vendere la loro libertà agli altri (cioè il potere economico produce relazioni di dominio e non libertà tra individui formalmente liberi).


Così la definizione di Rothbard di libertà in termini di diritti non fornisce una comprensione del concetto di libertà realistica e attuabile. Qualcuno può essere uno schiavo virtuale mantenendo ancora non violati i propri diritti (al contrario, qualcuno può avere i propri diritti di proprietà violati ed essere ancora libero; ad esempio, la bambina che entra nel retro di casa tua senza il tuo permesso per prendere la sua palla, vìola appena la tua libertà – infatti, non saprai mai che lei è entrata nella tua proprietà a meno che tu non la veda farlo). Quindi l’idea che “libertà” significhi “non aggressione contro la persona e la sua legittima proprietà materiale”, giustifica l’ampia non libertà per la classe dei lavoratori. Il non violare i diritti di proprietà non implica libertà, come mostra la discussione di Rothbard sui vecchi schiavi. Chiunque, accanto a Rothbard, definisca la libertà “come l’assenza di invasione sulla persona di un uomo o sulla sua proprietà da parte di un altro uomo” in una società profondamente non equalitaria sta appoggiando e giustificando la dominazione capitalista e padronale. Come le/gli anarchic* si sono resi conto da tanto, un punto iniziale contraddittorio implica una conclusione assolutista.


Perchè questo? Semplicemente perchè la libertà è un risultato dell’interazione sociale e non il prodotto di qualche individuo astratto e isolato (Rothbard usa il modello di Robinson Crusoe per costruire la sua ideologia). Ma come sosteneva Bakunin, “la libertà dell’individuo è una funzione degli uomini nella società, una conseguenza necessaria dello sviluppo collettivo del genere umano”. Egli arriva a sostenere che “l’uomo in condizioni di isolamento può non avere consapevolezza della sua libertà. . . La libertà è dunque una caratteristica non dell’isolamento ma dell’interazione, non dell’esclusione ma piuttosto della connessione” [Selected Writings, p. 146, p. 147]. I libertari di destra, costruendo la loro definizione di libertà a partire dalla persona isolata, finiscono con l’appoggiare le restrizioni della libertà causate dal trascurare l’adeguato riconoscimento dell’attuale interdipendenza degli esseri umani, del fatto che ogni persona sia influenzata dagli altri ed influenza gli altri. Le persone si accorgono della loro umanità (libertà) all’interno società e non al di fuori di essa. Sono le relazioni sociali che consideriamo per determinare quanto siamo liberi e ogni definizione di libertà costruita su un individuo senza legami sociali è destinata a creare relazioni di dominio e non libertà tra individui, come la teoria di Rothbard (per metterla in un altro modo, l’associazione volontaria è una condizione necessaria ma non sufficiente per la libertà. Ecco perchè gli/le anarchic* hanno sempre insistito sull’importanza dell’uguaglianza; si veda la sezione F.3 per dettagli).


Quindi mentre i fatti naturali possono restringere le tue opinioni e la tua libertà, sono le circostanze entro cui agiscono e le scelte che limitano ad essere importanti (una persona intrappolata in una buca non è libera perchè le scelte disponibili sono così poche; lo zoppo è libero perchè le sue scelte disponibili sono ampie). Allo stesso modo, i fatti della società posso restringere e restringono la tua libertà perchè sono il prodotto dell’azione umana e sono definiti e protetti dalle istituzioni umane, sono le circostanze entro cui gli individui prendono le loro decisioni e le relazioni sociali che tali decisioni producono, ad essere importanti (il lavoratore portato dalla povertà ad accettare un contratto schiavista per lavorare in condizioni disagevoli per una misera paga in uno “sweat shop” non è libero perchè le circostanze che ha di fronte hanno limitato le sue scelte e le relazioni che accetta sono basate sulla gerarchia; la persona che decide di aderire ad una comune anarchica è libera perchè la comune non è gerarchica e ha la scelta di aderire ad un’altra comune, di lavorare da sola e così via).


Tutto sommato, il concetto di libertà dei libertari di destra manca. Dal momento che una ideologia che ha “Libertarismo” per nome sembra felice di ignorare la vera libertà e si concentra invece su una forma astratta di libertà che ignora così tante fonti di non libertà da restringere talmente il concetto finchè diventa più piccolo di una giustificazione dell’autoritarismo. Ciò può essere visto dagli atteggiamenti dei libertari di destra nei confronti della proprietà privata e dei suoi effetti sulla libertà (come discusso nella prossima sezione). Categoria:Una FAQ Anarchica