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Talk:Pietro Gori

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Propongo di cambiare la struttura dell'articolo Pietro Gori, clonata da Wikipedia, con la presente o al limite integrare le due versioni.--Altipiani azionanti 15:52, 18 Ago 2007 (UTC)

Io sarei per l'integrazione dei due articoli. Lascerei l'introduzione di Liliana Madeo, poi per la parte biografica lascerei quello copiato da wikipedia(al limite farei qualche aggiunta..). Aggiungerei alla fine il capitolo intitolato "Opere". Il testo della canzone e la lettera di Pietro Gori li metterei in articoli a parte, collegati sempre a quest'articolo, in maniera da non "appesantire troppo l'articolo..(--Nessuno 08:08, 19 Ago 2007 (UTC))
Ho apportato delle modifiche all'articolo su Gori sulla base dell'articolo postato in discussione da Altipiani. Ho postato l'introduzione, poi la lettera di Gori l'ho postata in un'articolo a parte.....va bene così o lo modifichiamo ancora?(--Nessuno 07:52, 31 Ago 2007 (UTC)


Pietro Gori - figura intera


Introduzione

Scrive Liliana Madeo: “...Pietro Gori era un poeta, aveva un bel viso, un corpo snello ed elegante. Si accarezzava il baffo appuntito e sapeva ascoltare i coloni ravennati che raccontavano la loro storia. Provava un profondo rispetto per il coraggio che avevano speso in quella impresa, e glielo diceva con calore. Gli ricordavano gli uomini della Pampa, ripeté. Avevano anche cantato insieme, fino a sgolarsi, quella notte. Avevano cantato le sue canzoni, gli Stornelli d'esilio, Ballata per Sante Caserio, Amore ribelle... Di Addio Lugano Bella Gori aveva raccontato com’era nata. Dopo che Caserio aveva pugnalato a morte Carnot, lui era dovuto riparare in Svizzera. Qui l’avevano arrestato, insieme con altri 150 fuorusciti italiani, anarchici e socialisti. Tutti poi erano stati espulsi. Quando li conducevano alla frontiera, avevano le manette ai polsi e i loro passi affondavano nella neve...Con le lacrime agli occhi, si era girato indietro a guardare Lugano e pensava agli anarchici scacciati senza colpa che partono cantando con la speranza in cuor...” [1]

Addio a Lugano diviene popolarissimo con l’inizio del nuovo secolo anche grazie a numerose edizioni de Il Canzoniere dei Ribelli[2] apparso per la prima volta nel 1904 a Barre - Vermont - e ancor oggi è uno dei canti politici più eseguito. Con lo stesso titolo Addio a Lugano esiste una romanza del 1830 circa che canta anch’essa di un esilio politico in terra elvetica con testo siglato D. P.e musica di Fabio Campana

Biografia

Pietro Gori - mezzo busto


1865 (14 agosto) Pietro Gori nasce a Messina da Francesco Gori e Giulia Lusoni. La famiglia è originaria dell’Isola d’Elba, il padre è un ufficiale dell’esercito già cospiratore risorgimentale, la madre è originaria di Rosignano Marittimo. Il nonno era stato ufficiale della Vecchia Guardia di Napoleone I.

1878-1885 Stabilitasi la famiglia a Livorno, Gori compie studi classici, aderendo giovanissimo ad una “Associazione Monarchica” dalla quale viene espulso per indegnità. Collabora al periodico moderato “La Riforma”.

1886-1889 S’iscrive a Pisa alla facoltà di Giurisprudenza ed entrato in contatto con gli ambienti anarchici ne diventa ben presto uno dei leader più in vista.

1888 Come segretario dell’“Associazione Studentesca” organizza una commemorazione di Giordano Bruno.

1889 Si laurea in giurisprudenza all’Università di Pisa con una tesi di sociologia criminale su “La Miseria e il Delitto” ispirata alle idee dell’allora nuova “Scuola Penale Positiva”. Il noto professore Francesco Carrara è relatore della tesi.

1889 (novembre) Il suo primo opuscolo “Pensieri ribelli”, firmato con l’anagramma “Rigo”, che raccoglieva i testi delle prime conferenze del giovane militante libertario, viene sequestrato dalle autorità che bandiscono un processo contro Gori per “istigazione all’odio di classe”. Un nutrito stuolo d’avvocati, amici di corso e professori, difenderà Gori in questo suo primo processo che lo vedrà assolto da tutte le accuse.

1890 (1° maggio) Manifestazione e scontri a Livorno tra operai e forze dell’ordine. Gori insieme con altri 27 studenti ed operai sono accusati di “ribellione ed eccitamento all’odio fra le diverse classi sociali”, ed è indicato come organizzatore dello sciopero preparato per quella ricorrenza. Arrestato il 13 maggio è processato e condannato ad un anno di reclusione, condanna che in cassazione verrà ridotta ad alcuni mesi. Rinchiuso nel carcere di Livorno poi in quello d Lucca viene liberato il 10 novembre.

1891 (4-6 gennaio) Aderisce a Capolago assieme ad altri noti esponenti dell’anarchismo italiano (Malatesta, Galleani, Merlino e Cipriani) al congresso di costituzione del Partito Socialista Anarchico Rivoluzionario. Partecipa a Milano, come rappresentante della “Federazione cappellai del lago Maggiore” al congresso del Partito Operaio Italiano. Traduce per la biblioteca popolare socialista “il Manifesto del partito comunista” di Karl Marx e Friedrich Engels.

1891 (22 novembre) In una nota riservata del Ministero degli Interni a tutti i Prefetti del Regno, Gori viene sottoposto a “speciale sorveglianza” per il suo carattere “audace” e per il suo “ingegno svegliato”.

1891-1892 Trasferitosi a Milano, lavora nello studio d Filippo Turati, e fonda un giornale l’“Amico del popolo” di cui i 27 numeri usciti saranno tutti sequestrati dalle autorità.

1892 (4 aprile) Tiene, nella sede del “Consolato operaio” di Milano, una conferenza dal titolo “Socialismo legalitario e socialismo anarchico” dove chiarisce le posizioni critiche dell’anarchismo nei confronti del socialismo “riformista” giudicandolo autoritario e parlamentarista.

1892 (14 agosto) A Genova in occasione del congresso nazionale delle organizzazioni operaie e socialista, difende, assieme ad A. Casati e Luigi Galleani, le posizioni intransigenti e rivoluzionarie dell’anarchismo contro i “professori” del socialismo riformista che daranno vita al Partito dei Lavoratori Italiani poi Partito Socialista Italiano.

1892-1893 Pubblica le sue prime opere poetiche “Alla conquista dell’Avvenire” e “Prigioni e Battaglie”, tutta la tiratura, circa 9000 copie andrà esaurita in un breve lasso di tempo.

1893 (maggio) Difende a Viterbo l’anarchico individualista Paolo Schicchi che viene condannato a 11 anni di galera.

1893 (5 giugno) Ad Ancona tiene una conferenza dal titolo “Obbiezioni all’anarchia” dichiarando che il vero socialismo non può che corrispondere al comunismo anarchico.

1893 (agosto) Partecipa al congresso socialista di Zurigo e ne viene espulso assieme ad Amilcare Cipriani. Fonda la rivista “La Lotta Sociale” che fu ben presto costretta a sospendere le pubblicazioni a causa dei continui sequestri ordinati dalle autorità.

1894 (6 aprile) Di fronte al Tribunale di Chieti difende il compagno Camillo Di Sciullo.

1894 (22 maggio - 8 giugno) A Genova difende Luigi Galleani e altri compagni.

A causa delle leggi antianarchiche e alle persecuzioni, e ai continui attacchi succedutisi dopo l’attentato di Sante Caserio contro il presidente della repubblica francese Sadi Carnot, di cui Gori viene accusato dalla stampa borghese di esserne l’ispiratore, per sfuggire ad una condanna a cinque anni, è costretto ad espatriare clandestinamente.

1895 Gori, arrestato con altri 17 profughi italiani, viene espulso dalla Svizzera e accompagnato alla frontiera con la Germania dopo una breve prigionia durata 15 giorni,durante la quale compone due poesie, una delle quali titola Il canto degli anarchici espulsi che poi sarebbe Addio a Lugano presumibilmente nella sua prima versione “...che presenta alcune varianti, sia nel testo che nella disposizione delle strofe, rispetto a quelle comunemente pubblicate e diffuse” [3] . Un’altra testimonianza sull’origine del canto la troviamo nel libro Gli scariolanti di Ostia antica. Storia di una colonia socialista [4] allorché Pietro Gori si reca ad Ostia presso la comunità dei braccianti ravennati per passare con loro alcuni giorni. Dalla Germania, passando per il Belgio approda ai più sicuri lidi inglesi dove incontra i principali esponenti dell’anarchismo internazionale da Kropotkin, a Louise Michel, da Carlo Malato a Sebastian Faure oltre naturalmente al solito Errico Malatesta.

Emigra per un viaggio di propaganda negli Stati Uniti d’America, dove in un anno circa, viaggiando dalla sponda dell’est a quella dell’ovest tiene oltre 400 conferenze. Collabora al periodico di Patterson (New Jersey) “La Questione Sociale”.

1896 (estate) Ritorna in Inghilterra per partecipare al 2° congresso dell’Internazionale Socialista (27 luglio 1° agosto) come delegato delle organizzazioni operaie “Trade Unions” americane, dove ancora una volta si fa portavoce delle istante rivoluzionarie e anarchiche. Gli anarchici vengono espulsi dal congresso. Collabora al giornale “The Torch”. Subito dopo il congresso, Gori è colpito da una grave malattia e viene ricoverato al National Hospital di Londra, dove è assistito da Loiuse Michel. Per il continuo interessamento dei compagni e dei parlamentari Bovio e Imbriani, il governo gli concede il permesso di rientrare in Italia e obbligatoriamente di risiedere all’isola d’Elba.

1896 (4 dicembre) Trasferitosi a Rosignano Marittimo presso la famiglia riprende i contatti con il movimento anarchico.

1898 In occasione della inaugurazione del monumento commemorativo delle “cinque giornate”, Gori tenne un acclamato discorso che fu poi assunto come uno dei capi d’accusa durante il processo in contumacia intentatogli davanti alla Corte marziale durante i fatti del ’98.

1898 (5 febbraio) Difende assieme agli avv. Zerboglio e Dello Sbarba gli operai e i contadini di Campiglia Marittima che avevano partecipato alle agitazioni popolari d’inizio d’anno.

Difende di fronte alla Corte d’Assise di Casale i compagni protagonisti delle rivolte di Carrara ed ad Ancona i compagni della redazione dell’“Agitazione” fra cui Malatesta. Collabora a diversi periodici anarchici fra cui l’«Agitazione» d’Ancona. A causa delle agitazioni e delle successive azioni repressive del governo è costretto ancora una volta ad emigrare. A Marsiglia si imbarca per il sud America, mentre le autorità italiane lo condannano a 12 anni di galera.

1898-1901 Nel suo soggiorno sud americano si farà conoscere oltre come agitatore e propagandista anche per le sue qualità di studioso. Fonda a Buenos Aires la rivista scientifica “Criminalogia Moderna” che avrà decine di collaboratori in tutto il mondo.

1902 Rientra in Italia, agevolato da un’amnistia, sia per motivi familiari sia per quelli legati alla salute, proveniente dall’America del Sud dove si era recato nel 1898 per sfuggire alla condanna inflittagli [5] in seguito ai tumulti contro il carovita che si sono succeduti in tutta Italia con epilogo a Milano dove la monarchia ordina a Bava Beccaris la violenta repressione costata oltre 80 morti.

1903 Su invito di Luigi Fabbri fonda a Roma la rivista quindicinale “Il Pensiero”.

1903 (27 novembre) Muore a Rosignano Marittimo la madre. 1904 Effettua un viaggio in Egitto e in Palestina di cui diede una relazione in una brillante conferenza tenuta all’Associazione della Stampa in Roma.

1905 Continua a tenere conferenze di propaganda e la sua professione d’avvocato, difendendo molti compagni in numerosi processi penali. Partecipa al Congresso sindacalista di Bologna organizzato da O. Dinale tenendo una relazione sul tema dei rapporti fra sindacato e partiti politici.

1907 Partecipa alle agitazioni che si verificarono all’Isola d’Elba per la morte di tre operai ed il ferimento di molti altri per lo scoppio di un altoforno.

1909 (14 novembre) A Portoferraio tiene l’ultima conferenza in commemorazione di Francisco Ferrer.

1911 (8 gennaio ore 6,30) Muore a Portoferraio, dove si era rifugiato per cercare di trovare sollievo per la sua malattia, fra le braccia della sorella Bice e quelle dell’operaio anarchico di Piombino, Pietro Castiglioli.

Opere

"Addio a Lugano" poesia scritta in seguito all'espulsione dalla Svizzera avvenuta nel 1895.

"Per la felicità di tutti gli uomini" di Pietro Gori

Amici e compagni miei.

Voi queste cose le avete pensate altre volte; oggi io che ho vissuto molto tra voi e tra il popolo sempre, anche nelle città, ho cercato di farvi meglio conoscere le ingiustizie della vostra condizione; ma a voi, che avete forse sentite più di me le strette del bisogno, e gli stenti di una travagliata esistenza, queste idee saranno più d’una volta venute in forma più o meno chiara alla mente.

Ma voi siete anche qui venuti, e vi siete raccolti. Voi avete anche compreso che solo l’unione di tutte le forze vostre può prepararvi un avvenire migliore.

Entrando qui, voi eravate già ribelli contro le ingiustizie di questa società corrotta, voi avete avuto la speranza e il desiderio di una esistenza migliore, voi entrando qui eravate già degni di migliori destini, perché era in voi la coscienza dei vostri diritti. Voi entrando qui eravate già anarchici per sentimento. Voi nelle giornate lunghe, eterne nel lavoro senza tregua e senza riposo, tra i geli dell’inverno, e sotto la sferza del sole di estate, o seduti innanzi alla vostra tavola, dove è scarso il pane, e attorno alla quale i figli mal vestiti tremano dal freddo, avete forse avuto come in un sogno la visione di una grande, di una immensa famiglia, composta di tutta la umanità vivente fraternamente in un comune e reciproco amore, in una santa concordia; tutti eguali nei diritti e nei doveri, tutti lavoratori attivi e fecondi, a cui la fatica non fosse come ora insopportabile e dura, allietati di un conforto, di un sano e largo nutrimento, di un riposo ristoratore, di una qualche ricreazione dello spirito. Voi forse l’avete sognata ed avete un desiderio ed una speranza che questo sogno diventi realtà.

E voi avete nel vostro cuore il patto solenne e il giuramento che combatterete uniti per il conseguimento di questa grande felicità di tutti gli uomini.

Ma se voi tutte queste cose avete pensato entrando qui dentro, eravate già anarchici nel cuore e nel desiderio. Se voi avete fermo nella mente il proposito che lo stato attuale delle cose abbia in un modo o nell’altro termine; ed il vostro ideale possa essere compiuto quanto più presto possibile; e se anche avete compreso le poche cose, che stasera ho cercato alla meglio di esporvi, voi fin da questo momento cominciate a far parte della grande famiglia anarchica che cospira a rivendicare i diritti di tutti gli oppressi contro le prepotenze di tutti gli oppressori. - Ma se voi desiderate conoscere come questa grande famiglia anarchica vive, e come pensa di raggiungere il suo ideale, e qual debba essere la sua missione nelle nuovissime battaglie del pensiero moderno, io vi dirò brevemente.

Se a tutte le angustie del presente sistema economico-sociale voi vi sentite e vi dichiarate ribelli, voi siete anarchici, perché avete la coscienza dei vostri diritti di uomini. Voi siete anarchici perché volete distruggere questa putredine dell’oggi per edificare la società umana sotto una forma nuova e differente, sulle basi dell’amore, della fratellanza e della solidarietà.

Ecco perché voi siete, e vi chiamate anarchici.

Il grande partito anarchico internazionale, è come una immensa famiglia composta dei lavoratori e degli oppressi di tutto il mondo. Esso si prepara ad una grande battaglia e questa sarà la più gloriosa, la più giusta, la più santa battaglia dell’avvenire; la rivoluzione sociale, la battaglia finale di tutti gli oppressi contro gli oppressori, di tutti gli sfruttati contro tutti gli sfruttatori. La rivoluzione sociale sarà la rivendicazione di tutti i diritti del popolo, sarà il gran giorno dell’uguaglianza umana: la rivoluzione sociale spazzerà via come il soffio potente di una immensa tempesta, tutti i privilegi e tutte le ingiustizie del presente, tutte le barriere e tutti i confini tra popolo e popolo. L’aria sarà purificata da quella ultima lotta di tutto l’avvenire contro tutto il passato.

Cadranno le mostruose e decrepite istituzioni del presente, e l’organismo della grande famiglia umana rifiorirà spontaneamente, secondo le leggi immutabili della natura.

(...) Il lavoro è dunque il primo elemento della vita sociale, e attorno alla gloriosa bandiera del lavoro l’umanità affratellata si stenderà amorosamente la mano, allorquando sotto lo scroscio formidabile della grande rivoluzione, sarà caduta la proprietà individuale, e sarà subentrata a questa la proprietà comune.

Colla proprietà individuale cadranno tutti i privilegi di casta.

Avendo tutti gli uomini gli stessi diritti e gli stessi doveri nelle relazioni reciproche, nessun lavoro sarà più disprezzato di un altro, giacché tutti i lavori, anche quelli considerati ora come i più abbietti, sono nobili, perché sono utili all’uomo, e tutti più o meno necessari alla convivenza sociale. Il lavoro sarà diviso fra gli uomini a seconda delle attitudini e della capacità e dell’ingegno di ciascuno; nobile e rispettato del pari il lavoro intellettuale, non meno faticoso di quello manuale, del medico, dell’ingegnere, del meccanico, come il lavoro materiale dell’operaio e dell’artigiano. Ognuno darà l’opera sua nella corporazione d’arte e di mestieri, a cui appartiene, a seconda delle proprie forze; e le produzioni dei diversi generi di lavoro, i raccolti della campagna, i prodotti dell’industria e dell’arte saranno custoditi nelle varie località in depositi comuni, da cui ciascuno prenderà quanto gli abbisogna per se e per la famiglia.

La formula del lavoro e del consumo si riassume nella massima: Da ciascuno secondo le proprie forze, a ciascuno secondo i propri bisogni.

Il lavoro essendo allora divenuto un dovere per tutti, ed essendo moltissimi più i lavoratori, la produzione di tutti i generi avrà un grandissimo aumento; tanto da essere più che sufficiente ai bisogni di tutti, e la divisione del lavoro tra un numero di persone assai maggiore di quelle che attualmente devono produrre per tutti, risparmierà a ciaschedun lavoratore parecchie ore di fatica.

Tutto quello che verrà accumulato nei magazzini e nei depositi della comunità, prodotti della terra, tessuti, manifatture, commestibili ed ogni oggetto infine necessario alla vita, essendo il frutto del lavoro di tutti, dovrà appartenere a tutti indistintamente.

Pietro Gori

Note

  1. Liliana Madeo Gli scariolanti di Ostia antica. Storia di una colonia socialista, op. cit., p.182. La ricostruzione che l’autrice fa è ripresa dal diario di Luigi Sarrecchia (Pescosolido 1875-Ostia 1968), uno dei personaggi di rilievo della Colonia di Ostia. Il diario è conservato presso il Museo Centrale del Risorgimento. Utili per questo lavoro sono altre notizie che L. Madeo fornisce sulla vita della colonia che è formata, ripetiamo, da braccianti socialisti, anarchici e repubblicani: notizie che Luigi Sarrecchia preferisce non riportare nel suo diario e riguardano i rapporti politici tra le varie componenti che non sempre sono stati idilliaci come nel caso dell’accoltellamento alla schiena di un anarchico di Campiano. “...Della realtà in cui vive, (Sarrecchia, n.d.a.) non fa venire alla ribalta i salti, gli strattoni, i vuoti, le contraddizioni. Sono dimensioni che non sa controllare, e se ne sottrae ignorandole. Non raccoglie le canzonacce con cui si rinverdivano ostilità e inimicizie: “Enrico Ferri alla finestra i socialisti in un cantò i repubblicani int e’ buson” “Cul zel popò popò... Cul zel popò...Cul zel... ”(Cul zel - Culo giallo - erano i repubblicani), [pp. 165-166].
  2. Il Canzoniere dei Ribelli, Barre -Vermont- 1904, edizione della “Cronaca Sovversiva”.
  3. Maurizio Antonioli, Pietro Gori. Il cavaliere errante dell’anarchia, Biblioteca Franco Serantini, 1995, p. 167
  4. Liliana Madeo Gli scariolanti di Ostia antica. Storia di una colonia socialista, Ed. Camunia, 1989. Le note riguardanti Pietro Gori sono alle pp. 181-183. Vengono narrate le vicende di una colonia di braccianti formata da socialisti, anarchici e repubblicani ravennati che si recano nell’Agro Romano per iniziare la bonifica. La storia ha inizio nel 1884 e continua tra alterne vicende fino alla fine degli anni cinquanta
  5. Nel 1898 Pietro Gori collabora a diversi periodici anarchici fra cui L’Agitazione di Ancona. A causa delle agitazioni e delle successive azioni repressive del governo è costretto ancora una volta ad emigrare. A Marsiglia si imbarca per l’America del Sud mentre le autorità italiane lo condannano a dodici anni di galera. Nel periodo sudamericano contribuirà alla propaganda e all’agitazione sindacale; contemporaneamente si farà conoscere anche come studioso. A Buenos Aires fonda la rivista scientifica Criminalogia Moderna con collaboratori da tutto il mondo.

Collegamenti esterni

Museo Pietro Gori di Rosignano Marittimo [1]

"Pietro Gori" di Maurizio Antonioli, Biblioteca Franco Serantini scrl, 1996[2]

Maurizio Binaghi, Addio, Lugano bella. Gli esuli politici nella Svizzera italiana di fine Ottocento[3]

Celebrazioni del centenario della morte