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(Informazioni storiche)
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Sto continuando la mia informazione, e ieri sera ho raccolto informazioni importanti su uno dei più importanti leader della rivoluzione partigiana anarchica, Emilio Canzi, che preferiva favorire l'autocontrollo e l'autodisciplina dei suoi compagni partigiani all' autoritarismo di altri comandanti non anarchici. Correggimi se sbaglio, ma da quello che ho capito fin qui in queste situazioni, molto di forza maggiore, bisogna improvvisarsi un pò come allenatore di una squadra di calcio, un tecnico esperto che però guida tutti dal basso e non dall' alto, e spero che questo valore assai importante sia appartenuto anche ad altri leader anarchici della resistenza e di altri moti rivoluzionari. Spero anche vorrai aiutarmi a completare questa mia opera informativa.  
 
Sto continuando la mia informazione, e ieri sera ho raccolto informazioni importanti su uno dei più importanti leader della rivoluzione partigiana anarchica, Emilio Canzi, che preferiva favorire l'autocontrollo e l'autodisciplina dei suoi compagni partigiani all' autoritarismo di altri comandanti non anarchici. Correggimi se sbaglio, ma da quello che ho capito fin qui in queste situazioni, molto di forza maggiore, bisogna improvvisarsi un pò come allenatore di una squadra di calcio, un tecnico esperto che però guida tutti dal basso e non dall' alto, e spero che questo valore assai importante sia appartenuto anche ad altri leader anarchici della resistenza e di altri moti rivoluzionari. Spero anche vorrai aiutarmi a completare questa mia opera informativa.  
 
Anarchico Siculo
 
Anarchico Siculo
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:In un libro di memorie di un soldato machnovista si diceva chiaramente che l'Esercito degli Insorti non era fatto solo da anarchici, ma soprattutto che un esercito anarchico non può esistere, sarebbe una contraddizione in termini.
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:Secondo me, se ci rifacciamo soltanto al fattore-situazione rischiamo di cadere in un errore tattico, perché di fronte a una rivoluzione sociale il sistema Stato-Capitale non può che attuare la reazione sottoforma di guerra/ repressione militare. Di conseguenza, c'è sempre il rischio di ricorrere a queste forme di organizzazione pseudo-militare. E' un dato, una possibilità, sicuramente non l'unica (non esistono ''uniche possibilità'') ma una delle tante.
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:Questo è tanto più vero se si pensa che l'organizzazione delle colonne – che non è la militarizzazione, badate bene, qui mi riferisco comunque alle colonne autorganizzate dal basso – venne fatta propria anche dalle colonne più “intransigenti” e meno favorevoli ai compromessi coi repubblicani, come la Colonna di Ferro. E' giusto un modo per organizzare meglio un attacco o una difesa, nulla di più. La cosa fondamentale, io direi, è che '''il modello organizzativo, per quanto autorganizzato e tutto, di queste ''Colonne'' o ''Battaglioni'' non venga utilizzato come riferimento per il mondo che si intende costruire'''. E penso che nessun anarchico rivoluzionario di ieri, oggi e domani abbia mai pensato che una Colonna, una formazione armata o cos'altro possa essere il modello organizzativo dell'anarchia in-compiersi.
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:Per fare questo senza scadere nell'autoritarismo o nella pastoia della gerarchizzazione, c'è bisogno di tanta autodisciplina, dedizione e forza di volontà. Tutte qualità che i miliziani spagnoli, i contadini ucraini, i nostri partigiani e i ''maquisard'' avevano in abbondanza. Il libro di Enzensberger su Durruti può essere criticato come si vole, ma ha il merito di far parlare chi ha visto la Spagna rivoluzionaria. Chiudo dunque con un ricordo di Kaminski – e scusate il mio essere prolisso:
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:«'''''La costrizione e la disciplina sono quasi superflue. Ciascuno sa perché combatte'''. Il nemico non è il nemico sconosciuto, per così dire obiettivo, delle guerre imperialiste, e i contadini e gli operai che sono al fronte non solo lo combattono ma anche lo odiano con tutta la forza del loro cuore. […] Perciò la milizia non è un esercito che può avere morale alto o morale basso, è un esercito politico che ha cosciena di fare la guerra civile non già per valori astratti, non già per le province da conquistare, non già per colonie o vie imperiali, '''ma per l'esistenza personale di ciascuno'''''.»--[[Utente:Lazar Isotakis|Lazar Isotakis]] 13:33, 17 gen 2013 (UTC)

Revision as of 13:33, 17 gennaio 2013

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Questo è il luogo in cui si organizza il lavoro enciclopedico, si propone la cancellazione delle voci fuori progetto e si prendono le decisioni inerenti Anarcopedia, un'enciclopedia sull'anarchia ma anche un'esperienza anarchica di azione diretta. È in queste pagine che puoi avanzare le tue proposte e discutere quelle degli altri.

Il Collettivo non è la somma algebrica degli utenti registrati, bensì l'espressione di chi, volta per volta, partecipa alla discussione su questa pagina o sulle pagine di discussione delle singole voci enciclopediche. Se possibile, le decisioni vengono prese all'unanimità dei partecipanti. Altrimenti, non prevale la maggioranza, ma la sintesi. Se la divergenza è tale per cui l'operazione di sintesi non è praticabile, le decisioni vengono prese dalla maggioranza nel massimo rispetto delle minoranze e del pluralismo. Vere e proprie votazioni a maggioranza e minoranza potranno essere fatte soltanto previo consenso unanime o per questioni tecniche (esempi: scelta di un template, scelta di un tipo di catalogazione delle voci). Se non vi è urgenza, non esiste un tempo predeterminato per l'adozione della decisione finale.

Talvolta, in concomitanza di determinati eventi o accadimenti (manifestazioni, meeting, casi politici o sociali e simili) il Collettivo sente l'esigenza di uscire dall'ambito meramente enciclopedico e di manifestare la propria posizione con la pubblicazione di comunicati, redatti collettivamente attraverso la progressiva elaborazione di un unico testo. Soltanto ove la divergenza delle posizioni sia tale da non produrre un comune testo sintetico, si procederà alla redazione di testi diversi e alla loro votazione tramite sottoscrizione.

Il Collettivo utilizza anche le immagini come mezzo per ricordare la memoria di figure storiche dell'anarchismo, promuovere realtà anarchiche o denunciare fatti di cronaca: purché siano attuali, ciascuno può liberamente inserirle in homepage con una breve didascalia, senza la necessità di aprire una discussione collettiva. Allo stesso modo è possibile l'immediata cancellazione di una voce vandalizzata da parte di un singolo utente, senza il coinvolgimento del Collettivo.

In virtù del rapporto orizzontale che caratterizza il pensiero anarchico, il Collettivo si affida al buon senso, alla maturità e alla ragionevolezza degli utenti, auspicando interventi finalizzati alla risoluzione concertata dei problemi, senza la prevaricazione delle opinioni di una parte su quelle dell'altra. Pertanto, per quanto riguarda la scrittura delle singole voci enciclopediche, si auspica che gli utenti, se vi sono posizioni contrastanti, trovino un punto di accordo dialogando nella pagina di discussione della singola voce, evitando così di affollare questa pagina. La cancellazione immediata di una voce da parte di un singolo utente è possibile soltanto in caso di vandalismo.

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I comunicati del Collettivo di Anarcopedia sono reperibili qui.

Personalità anarchiche m/f: sostituiamo?

Con Nessuno si pensava di sostituire la pagina Personalità anarchiche femminili (e suo corrispettivo maschile) con due categorie apposite, perché aggiornarle di volta in volta è abbastanza pesante e diventa anche difficoltoso consultarle, viso che la colonna cresce sempre di più (con la categoria invece si autodispongono su 3 colonne e vengono suddivise automaticamente in 50 per pagina). Le categorie potrebbero essere proprio Categoria:Personalità anarchiche maschili e Categoria:Personalità anarchiche femminili. P.S. vero è che esiste la Categoria:Anarchici, ma unisce sia uomini che donne. Il che è bellissimo, sia chiaro, ma l'esigenza qui è un'altra--Lazar Isotakis 11:14, 6 gen 2013 (UTC)

L'esigenza di dividere gli anarchici sulla base del genere nascerebbe, secondo me, dalla necessità di dimostrare che ci sono state anche molti anarchici di sesso femminile. Potremo semplificare il nome della categoria semplicement ein "Anarchici" e "Anarchiche". Si tratterebbe quindi di prendere tutte le donne inserite qui e cambiarne la catalogazione, da "Anarchici" in "Anarchiche". Poi potremo cancellare l'articolo Personalità anarchiche femminili e maschili oppure modificarne il contenuto. Una volta terminate queste piccole scocciature non dovremo più inserire i nomi nelle liste...--Nessuno 14:57, 7 gen 2013 (UTC)

L'attacco dei troll

...dimostra che le forze reazionarie temono il recupero della memoria storica del movimento rivoluzionario. Un altro motivo per continuare a scrivere. Viva il progetto di Sébastien Faure!--Lazar Isotakis 18:49, 14 gen 2013 (UTC)

.. non sono sicuro che si tratti di un attacco reazionario, forse è semplice vandalismo.--Nessuno 08:54, 15 gen 2013 (UTC)

Informazioni storiche

Salve, premetto subito che non so se questa è la sede adatta per raccogliere informazioni, nel caso in cui non lo fosse potete tranquillamente indirizzarmi in quella più idonea. Leggendo dunque la storia sulla resistenza antifascista di stampo anarchico e su altri eventi rivoluzionari (come la rivoluzione spagnola del 1936), mi è sembrato di trovare alcuni elementi secondo me abbastanza contraddittori e incoerenti sul nostro mondo, come ruoli, rivestiti da alcuni anarchici, di comandanti o colonnelli nelle varie brigate o comunque in movimenti rivoluzionari. Lo segnalo senza nessuna polemica ma solo per documentarmi meglio. Ecco la mia curiosità e il mio desiderio di informazione sta nel fatto di ottenere un chiarimento in merito a questa vicenda e capire se queste persone e queste situazioni possono ritenersi anarchiche o meno, sempre senza nessuno spirito polemico. Anticipatamente grazie per le risposte che riceverò. Anarchico Siculo

Ciao, alla tua domanda si può rispondere solo con delle opinioni personali. Io dico che in determinate situazioni si deve scendere anche a compromessi. Durante la rivoluzione spagnola e la resistenza c'era da sconfiggere il fascismo e c'era da salvare la propria pelle, quindi non si potevano fare molte discussioni filosofiche. Si trattava di combattere e vincere. Tieni conto che comunque le Colonne anarchiche e le brigate antifasciste libertarie avevano un'organizzazione meno formale delle strutture prorpiamente militari, esisteva anche una sorta di gerarchia fondata sulle caapcità organizzative di alcuni leader (es. è innegabile che Durruti dava degli ordini) ma comunque la strutturazione manteneva la sua anima libertaria. Non è un caso che gli stalinisti imposero lo scioglimento delle milizie antifasciste nel 37, temevano evidentemente la loro autonomia e la loro organizzazione che manteneva comunque una certa libertarietà. Questa comunque è solo la mia opinione ...--Nessuno 10:33, 17 gen 2013 (UTC)

Sto continuando la mia informazione, e ieri sera ho raccolto informazioni importanti su uno dei più importanti leader della rivoluzione partigiana anarchica, Emilio Canzi, che preferiva favorire l'autocontrollo e l'autodisciplina dei suoi compagni partigiani all' autoritarismo di altri comandanti non anarchici. Correggimi se sbaglio, ma da quello che ho capito fin qui in queste situazioni, molto di forza maggiore, bisogna improvvisarsi un pò come allenatore di una squadra di calcio, un tecnico esperto che però guida tutti dal basso e non dall' alto, e spero che questo valore assai importante sia appartenuto anche ad altri leader anarchici della resistenza e di altri moti rivoluzionari. Spero anche vorrai aiutarmi a completare questa mia opera informativa. Anarchico Siculo

In un libro di memorie di un soldato machnovista si diceva chiaramente che l'Esercito degli Insorti non era fatto solo da anarchici, ma soprattutto che un esercito anarchico non può esistere, sarebbe una contraddizione in termini.
Secondo me, se ci rifacciamo soltanto al fattore-situazione rischiamo di cadere in un errore tattico, perché di fronte a una rivoluzione sociale il sistema Stato-Capitale non può che attuare la reazione sottoforma di guerra/ repressione militare. Di conseguenza, c'è sempre il rischio di ricorrere a queste forme di organizzazione pseudo-militare. E' un dato, una possibilità, sicuramente non l'unica (non esistono uniche possibilità) ma una delle tante.
Questo è tanto più vero se si pensa che l'organizzazione delle colonne – che non è la militarizzazione, badate bene, qui mi riferisco comunque alle colonne autorganizzate dal basso – venne fatta propria anche dalle colonne più “intransigenti” e meno favorevoli ai compromessi coi repubblicani, come la Colonna di Ferro. E' giusto un modo per organizzare meglio un attacco o una difesa, nulla di più. La cosa fondamentale, io direi, è che il modello organizzativo, per quanto autorganizzato e tutto, di queste Colonne o Battaglioni non venga utilizzato come riferimento per il mondo che si intende costruire. E penso che nessun anarchico rivoluzionario di ieri, oggi e domani abbia mai pensato che una Colonna, una formazione armata o cos'altro possa essere il modello organizzativo dell'anarchia in-compiersi.
Per fare questo senza scadere nell'autoritarismo o nella pastoia della gerarchizzazione, c'è bisogno di tanta autodisciplina, dedizione e forza di volontà. Tutte qualità che i miliziani spagnoli, i contadini ucraini, i nostri partigiani e i maquisard avevano in abbondanza. Il libro di Enzensberger su Durruti può essere criticato come si vole, ma ha il merito di far parlare chi ha visto la Spagna rivoluzionaria. Chiudo dunque con un ricordo di Kaminski – e scusate il mio essere prolisso:
«La costrizione e la disciplina sono quasi superflue. Ciascuno sa perché combatte. Il nemico non è il nemico sconosciuto, per così dire obiettivo, delle guerre imperialiste, e i contadini e gli operai che sono al fronte non solo lo combattono ma anche lo odiano con tutta la forza del loro cuore. […] Perciò la milizia non è un esercito che può avere morale alto o morale basso, è un esercito politico che ha cosciena di fare la guerra civile non già per valori astratti, non già per le province da conquistare, non già per colonie o vie imperiali, ma per l'esistenza personale di ciascuno.»--Lazar Isotakis 13:33, 17 gen 2013 (UTC)