Still working to recover. Please don't edit quite yet.

Difference between revisions of "Template:Biblioteca/Autore consigliato"

From Anarchopedia
Jump to: navigation, search
Line 4: Line 4:
  
  
{{Biblioteca/Autore|nome=[[Daniel Guerin]]}}
+
{{Biblioteca/Autore|nome=[[Stig Dagerman]]}}
  
<center>[[Image:Guerin.JPG|190px]]</center>
+
<center>[[File:Stig Dagerman ca 1950.jpg|190px]]</center>
  
  
''Ho visto la peste nera passare per di là. Ho visto quello che ha fatto di un grande paese civilizzato. La mia testimonianza è esente da ogni sciovinismo. Non mi sentirete mai dire, come si è invece si è mormorato perfino tra le nostra fila socialiste, qui in Francia: '''Tutto questo è arrivato… perché questi sono i tedeschi'''.
+
''Non tutti i detrattori dell’anarchismo hanno la stessa idea del pericolo ideologico che esso rappresenta e questa idea varia in funzione del loro grado di armamento e delle possibilità legali che hanno di farne uso. Mentre in Spagna, tra il 1936 e il 1939, l’anarchico era considerato così pericoloso per la società che conveniva sparargli addosso dai due lati (in effetti, non era esposto solo di fronte ai fucili tedeschi e italiani ma anche, alle spalle, alle pallottole degli «alleati» comunisti), l’anarchico svedese è considerato in certi ambienti radicali, ed in particolare marxisti, un romantico impenitente, una specie di idealista della politica con complessi liberali profondamente radicati. In modo più o meno cosciente, si chiudono gli occhi sul fatto, pertanto capitale, che l’ideologia anarchica, accoppiata a una teoria economica (il sindacalismo) è sfociata in Catalogna durante la guerra civile, in un sistema di produzione perfettamente funzionante, basato sull’eguaglianza economica e non sul livellamento mentale, sulla cooperazione pratica senza violenza ideologica e sulla coordinazione razionale senza eliminazione della libertà individuale: concetti contraddittori che sfortunatamente sembrano essere sempre più diffusi sotto forma di sintesi. Al fine, per iniziare, di confutare una varietà di critiche anti-anarchiche – che sovente provengono da persone che confondono la loro piccola poltrona da redattore con il barile di polvere e che, alla luce, per esempio, di qualche reportage sulla Russia, pensano di detenere il monopolio della verità sulla classe operaia e sulle sue condizioni – ho intenzione nelle righe seguenti di attardarmi su questa forma di anarchismo conosciuta, in particolare nei paesi latini, con il nome di anarcosindacalismo e che si è rivelata perfettamente efficace non solamente per la conquista delle libertà soffocate, ma anche per la conquista del pane. ''  
  
''Ho visto, con i miei occhi, il fascismo. So oggi quello che è. Il fascismo è essenzialmente offensivo: se ci lasciamo prevaricare, se noi restiamo sulla difensiva, ci annienterà. ''
 
  
''Infine, il fascismo è essenzialmente un movimento giovanile. Se noi non sapremmo attirare a noi i giovani, soddisfare i loro bisogni d’azione e di ideali, rischiamo di farceli scappare e ugualmente di ritorcersi contro di noi. Se noi non ripuliamo la nostra azione dalla più piccola vestigia del nazionalismo, seguiremmo, anche noi, senza volerlo, il solco del sistema nazional socialista. Chissà, questo solco potrebbe essere, da noi, di già in fase di scavo… ''(Guerin, "Ho visto, con i miei occhi, il fascismo")
+
[[Io e l'anarchismo (di Stig Dagerman)|Vai al testo]]
 
+
 
+
[[Ho visto, con i miei occhi, il fascismo (di Daniel Guerin)|Vai al testo]]
+
  
 
|}
 
|}

Revision as of 12:23, 16 July 2013


Stig Dagerman ca 1950.jpg


Non tutti i detrattori dell’anarchismo hanno la stessa idea del pericolo ideologico che esso rappresenta e questa idea varia in funzione del loro grado di armamento e delle possibilità legali che hanno di farne uso. Mentre in Spagna, tra il 1936 e il 1939, l’anarchico era considerato così pericoloso per la società che conveniva sparargli addosso dai due lati (in effetti, non era esposto solo di fronte ai fucili tedeschi e italiani ma anche, alle spalle, alle pallottole degli «alleati» comunisti), l’anarchico svedese è considerato in certi ambienti radicali, ed in particolare marxisti, un romantico impenitente, una specie di idealista della politica con complessi liberali profondamente radicati. In modo più o meno cosciente, si chiudono gli occhi sul fatto, pertanto capitale, che l’ideologia anarchica, accoppiata a una teoria economica (il sindacalismo) è sfociata in Catalogna durante la guerra civile, in un sistema di produzione perfettamente funzionante, basato sull’eguaglianza economica e non sul livellamento mentale, sulla cooperazione pratica senza violenza ideologica e sulla coordinazione razionale senza eliminazione della libertà individuale: concetti contraddittori che sfortunatamente sembrano essere sempre più diffusi sotto forma di sintesi. Al fine, per iniziare, di confutare una varietà di critiche anti-anarchiche – che sovente provengono da persone che confondono la loro piccola poltrona da redattore con il barile di polvere e che, alla luce, per esempio, di qualche reportage sulla Russia, pensano di detenere il monopolio della verità sulla classe operaia e sulle sue condizioni – ho intenzione nelle righe seguenti di attardarmi su questa forma di anarchismo conosciuta, in particolare nei paesi latini, con il nome di anarcosindacalismo e che si è rivelata perfettamente efficace non solamente per la conquista delle libertà soffocate, ma anche per la conquista del pane.


Vai al testo